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La plastica non piace neanche agli “squali” della finanza

185 investitori con un patrimonio di 10 trilioni di dollari chiedono alle aziende di affrontare la crisi della plastica

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Via depositphotos.com

Produrre plastica, specialmente per l’industria alimentare, potrebbe esporre a rischi finanziario

(Rinnovabili.it) – La finanza contro la plastica. Potremmo riassumere così l’iniziativa di 185 investitori con un patrimonio complessivo di 10 trilioni di dollari, coordinati dall’Associazione olandese degli investitori per lo sviluppo sostenibile (VBDO). Questo gruppo ha unito le forze per chiedere ulteriori azioni per affrontare quella che chiama la “crisi della plastica”. Tra queste, il supporto al trattato globale sulla plastica in discussione in ambito ONU: gli investitori chiedono che vengano appoggiate misure vincolanti per ridurre la produzione di questo materiale inquinante.

In  una dichiarazione congiunta , avvertono che l’intero ciclo di vita della plastica rappresenta una seria e crescente minaccia per l’ambiente, il clima, la biodiversità, i diritti umani e la salute pubblica.

E poi c’è l’economia. Non a caso, infatti, gli investitori sono preoccupati. Vedono che per le aziende il rischio finanziario è dietro l’angolo. Accade una cosa simile per gli analisti più avveduti nel campo della finanza climatica, che mettono in guardia le imprese fossili dal rischio “stranded asset”, ovvero un investimento impossibile da remunerare. Per la plastica la storia è molto simile: i firmatari dell’appello sostengono che non affrontare questo problema espone le aziende a rischi finanziari che minacciano la creazione di valore e i rendimenti degli investimenti. A sostanziare questa idea, la pletora di iniziative in corso per inasprire la legislazione in tutto il mondo, il numero crescente di azioni legali contro le aziende e una potenziale minaccia al valore del marchio. 

In particolare, la minaccia riguarda l’industria alimentare: “Con le crescenti preoccupazioni e la crescente consapevolezza della perdita di biodiversità e del degrado dell’ambiente, l’industria alimentare deve passare a una produzione e un consumo più sostenibili – sostiene AXA Investment Manager – Un elemento importante di questa transizione è la riduzione della dipendenza del settore dalla plastica. In quanto utilizzatrici intensive di imballaggi in plastica, le aziende di vendita al dettaglio di alimenti e beni di consumo hanno un ruolo chiave da svolgere per apportare un cambiamento scalabile e aumentare la resilienza finanziaria dei loro modelli di business”.

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