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La Prestigiacomo vuole ridiscutere al ribasso le quote di emissioni decise dall’UE

L'onorevole Stefania Prestigiacomo, nuovo Ministro dell'Ambiente del governo italiano ha chiesto al summit dell'ambiente del G8 una revisione dei limiti di emissione stabiliti dalla UE, perché non saremmo in grado di rispettarli

E’ successo al summit conclusosi in Giappone a Kobe. La Prestigiacomo ha chiaramente detto che: “Bisogna riavviare le discussioni al più presto in considerazione della difficoltà di raggiungere gli obiettivi. Il protocollo di Kyoto ci indicava una riduzione delle emissioni del 6,5% annuo fino al 2012, ma, invece di diminuirle, le stiamo aumentando del 12% annuo. – e ha continuato – Ci sono investimenti da fare e c’è già un gap del 18% annuo, il governo precedente si è impegnato a un altro taglio del 18% annuo fino al 2020, nell’ambito del 20% complessivo dell’UE”.
“Ma com’è possibile fare questo considerando che c’è pure un’economia in forte difficoltà? – si è domandata il ministro – E’ stato approvato uno schema che, invece, aiuta paradossalmente uno Stato come la Germania che ha impianti di carbone altamente inquinanti. Anche la Francia, del resto ha difficoltà ad attuare i parametri di Kyoto”.
Con questa dichiarazione d’intenti, esplicitata dal proprio Ministro dell’Ambiente, l’Italia passa dalla parte di quei paesi che, come il Canada, hanno più volte messo in luce come i parametri previsti dal Protocollo di Kyoto siano di fatto troppo restrittivi, specie in una difficile situazione economica.
La Prestigiacomo ha avuto parole critiche per il Protocollo di Kyoto, dichiarando che si tratta di un accordo che va superato. Infine, mettendo sotto accusa la politica dei verdi italiani, li ha definiti molto diversi dai loro colleghi nel mondo, di aver fatto trionfare la politica del «no» e di aver promosso il totem delle “rinnovabili comunque” e l’accordo di Kyoto fa parte di questi tabù e perciò, secondo lei, c’è la necessità di ridefinirne l’applicazione in ambito UE, azione che lei stessa considera un’ottima presa di distanza dall’impostazione eco-retorica.

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