La Corte dei Conti Ue critica le (scarse) modalità di controllo sui fondi erogati in regime concorrente tra Commissione e paesi membri. Il sistema si basa sulle autodichiarazioni ma i controlli incrociati latitano. E mancano ancora strumenti per proteggere i whistleblower
Anche la nuova PAC ha risolto solo una piccola parte dei problemi dell’assegnazione dei fondi
(Rinnovabili.it) – Porte girevoli, autodichiarazioni incomplete, pochi strumenti per beccare chi dichiara il falso e ancor meno strumenti per proteggere chi denuncia gli illeciti. Sono i malanni che affliggono ancora la politica agricola comune e sulle cui basi proliferano conflitti di interessi. Lo sottolinea la Corte dei Conti europea in un parere emesso lunedì, che riguarda in particolare i fondi in regime di gestione concorrente tra Commissione e paesi membri, ovvero il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).
Il primo, grande problema riguarda la dimensione stessa del fenomeno. Allo stato attuale, scrive il revisore dei conti Ue, non è chiaro nemmeno quanti siano i fondi europei viziati da conflitti di interessi. In parte perché i meccanismi decisi dall’Ue lasciano delle scappatoie, e in parte per la lentezza con cui i Ventisette recepiscono e traspongono nei loro ordinamenti le norme comunitarie.
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Chi gestisce i fondi Ue non ne può essere destinatario. Ma per verificare che non ci siano conflitti di interesse, lo strumenti principe è l’autocertificazione. Tuttavia “queste dichiarazioni possono risultare inattendibili”, mentre fare un controllo incrociato “può talvolta essere difficoltoso, a causa di capacità amministrativa insufficiente, norme in materia di protezione dei dati e problematiche generali legate al raggiungimento di una piena trasparenza”, sottolinea la Corte dei Conti Ue. Addirittura, in Germania, Malta, Ungheria e Romania le autocertificazioni non sono obbligatorie per i membri del governo.
Altri problemi riguardano la scarsa competitività per l’accesso ai fondi e i contratti garantiti senza procedure di gara. La Corte ha anche rilevato che “le misure a favore degli informatori [whistleblowers] non sono ancora state attuate e che numerosi Stati membri sono in ritardo nel recepimento delle norme a tutela delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’UE”. Problemi che le modifiche alla politica agricola comune risolveranno solo in parte. Dal 2023, ad esempio, i beneficiari dei finanziamenti per l’agricoltura saranno tenuti a fornire informazioni circa i raggruppamenti di società a cui partecipano.
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