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Perché l’ecodesign dei prodotti è la priorità per chi produce

Uscito “Rethink: Why sustainable product design is the need of the hour”, l’ultimo studio di Capgemini sull’ecodesign dei prodotti, una disamina sul mondo della progettazione sostenibile nel mondo del business con più di 900 interviste su impatti ambientali, costi e benefici dell’attenzione all’ambiente nel disegnare i prodotti

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(Rinnovabili.it) – L’ecodesign dei prodotti deve essere la priorità del momento, sia per chi produce sia per chi acquista. Queste le conclusioni di Rethink: Why sustainable product design is the need of the hour, il nuovo report Capgemini che ha esplorato il mondo della progettazione e produzione eco-compatibile alla luce delle nuove evidenze scientifiche. 

“La progettazione di prodotti sostenibili – spiegano – sta diventando sempre più importante” anche perché le stime dicono che l’80% degli impatti ambientali di un prodotto deriva da quanto deciso in fase di progettazione. Per questo è fondamentale concentrare le attenzioni sull’ecodesign dei prodotti, un modo per “massimizzare i benefici ambientali, sociali ed economici sul ciclo di vita di un sistema, riducendo al minimo i costi sociali e ambientali associati”. 

Il nuovo studio del Capgemini Research Institute ha esplorato questi aspetti analizzando i benefici, gli impatti e i costi della progettazione ambientalmente sostenibile: “Attraverso questa ricerca – dice la presentazione del report – abbiamo voluto esplorare l’impatto del design di prodotto sostenibile e capire quanto le organizzazioni hanno progredito incorporando la sostenibilità nelle loro decisioni di progettazione”. 

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Perché l’ecodesign dei prodotti è la priorità del momento

L’analisi condotta dai laboratori Capgemini è partita da un nucleo molto corposo di interviste: 900 i dirigenti senior di progettazione e ingegneria dei prodotti sentiti, tutti provenienti da grandi organizzazioni di diversi settori. In particolare gli ambiti approfonditi sono stati i prodotti di consumo, l’automotive, la produzione industriale e aerospaziale, quella di difesa, l’high-tech e i dispositivi medici, per i quali sono stati sentiti anche una serie di accademici e dirigenti senior. 

Attraverso il confronto con chi ogni giorno pensa a come progettare prodotti con impatti ambientali sempre più prossimi allo zero, i ricercatori hanno scoperto che le organizzazioni più attente all’ecodesign possono trarne un vantaggio non solo ambientale ma anche economico, di fiducia del cliente e di migliore clima in azienda. Se il 67% delle imprese ha misurato i propri impatti ambientali in una effettiva riduzione delle emissioni, il 71% afferma che la progettazione consapevole ha portato a rapidi progressi verso gli obiettivi interni di sostenibilità. Oltre ai benefici ambientali, in tanto hanno sottolineato quelli economici: per il 73% degli intervistati c’è stata una crescita nelle entrate, per il 70% nei livelli di soddisfazione del cliente. 

Nonostante siano molte le organizzazioni che stanno guardando alla realizzazione di prodotti ecocompatibili, difficilmente tuttavia l’ecodesign è una priorità per chi fa impresa: a frenare ci sono una serie di ostacoli economici ma anche culturali. 

Solo il 22% pensa che la sostenibilità debba essere al centro delle attività di progettazione, appena il 26% valuta regolarmente l’impatto ambientale dei propri design e un risicato 12% ha affermato di aver incorporato un approccio orientato all’ecodesign nel quotidiano.

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Perché è così difficile progettare prodotti sostenibili e cosa si può fare?

Alcuni degli intervistati hanno individuato negli elevati costi dell’ecodesign dei prodotti il primo ostacolo alla sua diffusione, ma non sempre è così: per il 37% non c’è alcuna variazione di costi tra l’ecodesign dei prodotti e l’assenza di progettazione sostenibile, per il 26% c’è un aumento, mentre per il 23% i costi si riducono. 

Il grande limite alla diffusione di prodotti ecocompatibili non è però meramente economico: per il 55% degli intervistati il problema è la scarsità di materie prime, per il 54% non ci sono abbastanza dati per valutare gli impatti della pratica, per il 48% invece c’è un problema nel reperire risorse umane in grado di gestire la progettazione dei prodotti con un occhio ai loro impatti ambientali. 

Il 42% delle imprese, infine, ha lamentato la mancanza di innovazione tecnologica. 

Alla luce dei dati raccolti Capgemini ha concluso il proprio studio con una serie suggerimenti utili all’affermazione di una cultura dell’ecodesign dei prodotti all’interno delle aziende. 

La priorità, per il gruppo, è “Fare della progettazione sostenibile il centro e sottolineare il bisogno di un cambiamento di sistema”, elaborando obiettivi chiari e misurabili per i team che si occupano dell’ecodesign dei prodotti, fornendo loro linee guida e strumenti e misurando gli impatti; “stabilire i processi e i partenariati lungo le catene di valore”, per istituire collaborazioni virtuose; “gestire i costi attraverso la ri-valutazione dei concetti e con una visione a lungo termine” che adotti una contabilità reale dei costi, anche ambientali e sociali, della progettazione di ogni merce.

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