Riportato all’attualità un “vecchio” processo per lo stoccaggio dell'anidride carbonica nelle acque dell’oceano
L’idrossido di calcio conosciuto con il nome più comune di calce potrebbe dare una mano a ridurre drasticamente le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera. A sostenerlo sono alcuni scienziati della Society of Chemical Industry. Secondo quanto pubblicato dai ricercatori sulla rivista Chemistry & Industry aggiungere calce all’acqua marina determinerebbe un aumento dell’alcalinità provocando a sua volta l’assorbimento del diossido di carbonio. La calce inoltre aiuterebbe a combattere il progressivo aumento dell’acidità oceanica, un fenomeno preoccupante che sta mettendo in serio pericolo flora e fauna marittima, in particolare uccidendo le barriere coralline. In realtà l’idea non è nuova, ma è stata scartata per anni a causa degli elevati costi di estrazione della calce e per le quantità di CO2 rilasciata nell’atmosfera durante il processo. Con lo studio di sistemi di produzione economicamente ed ambientalmente sostenibili il discorso è stato ripreso. Tim Kruger, un consulente dell’azienda londinese Corven, è la mente che sta dietro alla “rinascita” del processo in questione, sostenendo come la calce nell’acqua marina assorbe il doppio dell’anidride carbonica che viene rilasciata in fase di produzione, e dunque l’intero processo sarebbe carbo-negativo. “Questo processo – spiega Kruger – potrebbe riportare l’accumulo di anidride atmosferica a livelli pre-industriali”. La Shell è rimasta talmente impressionata dal nuovo approccio che ha deciso di finanziarne l’indagine sulla fattibilità economica.