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Le soluzioni basate sulla natura sono la nuova frontiera dall’occupazione

Secondo un nuovo report dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) le soluzioni basate sulla natura possono generare fino a 20 milioni di posti di lavoro se verranno introdotte politiche di transizione efficaci

soluzioni basate sulla natura
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(Rinnovabili.it) – Utilizzare soluzioni basate sulla natura per contrastare i cambiamenti climatici, il rischio catastrofi, l’insicurezza alimentare e idrica e le altre sfide imposte dal surriscaldamento globale potrebbe fare bene al Pianeta ma anche alle società. Secondo un report presentato dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) nel corso della COP15 sulla biodiversità a Montreal, porterebbe infatti, con le giuste politiche strategiche di transizione, a venti milioni di nuovi posti di lavoro, in particolare nelle aree rurali. Il rapporto “Lavoro dignitoso nelle soluzioni basate sulla natura” (pdf) è frutto del lavoro congiunto dell’ILO, del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).

Le soluzioni basate sulla natura generano nuova occupazione sostenibile

Le soluzioni basate sulla natura sono tutte le “azioni volte a proteggere, conservare, ripristinare, utilizzare e gestire in modo sostenibile gli ecosistemi terrestri, d’acqua dolce, costieri e marini naturali o modificati, che affrontino le sfide sociali, economiche e ambientali in modo efficace e adattativo, garantendo al contempo il benessere umano, servizi ecosistemici, resilienza e benefici della biodiversità.”, stabilite come tali dalla risoluzione 5/5 dell’Assemblea delle Nazioni Unite sull’Ambiente. 

Questo genere di soluzioni al momento occupa già 75 milioni di persone in tutto il mondo, il 96% delle quali vive in Asia e nel Pacifico, in paesi a reddito medio-basso nonostante la spesa globale per Natural Based Solutions sia effettuata dai paesi ad alto reddito. 

Si tratta spesso di occupazioni perfettibili: molte sono a tempo parziale, solo 14,5 milioni di impieghi legati a soluzioni basate sulla natura è a tempo pieno e le cifre prospettate e quelle già fornite – avverte la relazione – non considerano le perdite di posti di lavoro dovute alla transizione ecologica e gli spostamenti tra settori che ne deriveranno. 

“Accogliamo con favore l’enfasi data alle soluzioni basate sulla natura al COP27 a Sharm el Sheikh. Le soluzioni basate sulla natura sono solo una parte critica dell’equazione di mitigazione – ospitano molteplici co-benefici, tra cui rallentare gli impatti del cambiamento climatico. La relazione mette in luce come far funzionare gli NBS per le persone e l’economia, e questo sarà un fattore chiave per il successo. Un’ampia coalizione con i giovani in primo piano è necessaria per raggiungere questo obiettivo”, ha detto Susan Gardner, Direttore della Divisione Ecosistemi dell’UNEP.

La distribuzione di posti di lavoro legati a soluzioni basate sulla natura

Nei paesi più poveri il lavoro legato all’agricoltura è il 98%, quello legato alle foreste il 99%. In quelli a reddito medio-alto le percentuali scendono al 42%, in quelli più ricchi al 25. 

In gran parte delle economie industriali la produttività agricola è molto elevata e gli investimenti in NBS si concentrano sul ripristino degli ecosistemi danneggiati dalle attività antropiche: il 37% dei posti di lavoro in questo settore è legato ai servizi pubblici, il 14% all’edilizia. 

Se entro il 2030 si triplicasse la spesa pubblica in soluzioni basate sulla natura si potrebbero generare fino a 20 milioni di nuovi posti di lavoro, un traguardo fondamentale anche per la tutela della biodiversità e il ripristino dei territori, come sancito dal report sullo State of Finance for Nature 2021 delle Nazioni Unite. 

Il problema sul quale si concentra però il documento dell’ILO è che nuovi posti di lavoro, basati su NBS, non significa necessariamente posti di lavoro dignitosi, in linea con gli standard internazionali di diritto del lavoro: “E ‘fondamentale che, quando si utilizzano soluzioni basate sulla natura, ci assicuriamo anche di non aumentare i deficit di lavoro dignitoso, come il lavoro informale, a basso salario e le condizioni di bassa produttività che molti lavoratori in NBS attualmente sperimentano,” ha detto Vic van Vuuren, Direttore, Dipartimento delle imprese dell’ILO. Le linee guida di transizione giusta dell’ILO forniscono un quadro per aiutarci a farlo”.

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Le misure per la giusta transizione con soluzioni orientate sulla natura

Il documento chiede che le politiche di transizione tengano conto di misure per sostenere imprese e cooperative che si occupano proprio di soluzioni basate sulla natura, supportandone lo sviluppo di competenze, guidando così i lavoratori e le lavoratrici nel prepararsi alle nuove occupazioni anche attraverso la collaborazione con le Università, che dovrebbero ampliare in questa direzione i propri curricula, e con interventi normativi che garantiscano i diritti essenziali come salario minimo, sicurezza, salute, libertà di associazione e dialogo tra parti. Il nuovo Patto per l’Occupazione Verde Giovanile lanciato alla COP27 ambisce a creare un milione di nuovi posti di lavoro verdi secondo questi standard.

Se nel breve e medio periodo potrebbero esserci problemi occupazionali, la relazione auspica che nei casi in cui una serie di politiche del lavoro o posti specifici di lavoro compromettano un utilizzo sostenibile della natura, vengano introdotti strumenti come servizi di collocamento, programmi pubblici di occupazione, formazione per il reinserimento degli esclusi dal nuovo mercato del lavoro, indennità di disoccupazione, prepensionamento o pagamento di programmi di servizi ecosistemici (SPI). La richiesta è dunque rivolta ai decisori politici: la transizione ecologica non può lasciare indietro nessuno.