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Rinnovabili: perché l’Italia è lontana dalla “3a rivoluzione industriale”?

Perché il nostro paese, a differenza di altri Stati europei stenta a formarsi un’industria dedicata alle rinnovabili che generi vera ricchezza per l’economia nazionale? A questo proverà a rispondere il Workshop di Maestrale Green Energy il prossimo 1° ottobre

Si terrà il 1° ottobre il workshop organizzato dalla società eolica milanese Maestrale Green Energy. L’appuntamento, collocato all’interno del salone internazionale Eolica Expo Mediterranean 2008, vedrà la partecipazione di personalità di spicco del settore delle fonti rinnovabili. I partecipanti, moderati dall’amministratore delegato di Maestrale Green Energy Carlo Durante, dibatteranno sul tema: “Energie rinnovabili: perché l’Italia sta perdendo un’occasione”. Nel corso dell’incontro, gli esperti avranno modo di esporre le loro opinioni sui temi più attuali del comparto delle energie verdi. Un momento di discussione e di confronto in cui si proverà a dare una risposta a molte domande: perché l’Italia non è ancora in grado di vivere la “terza rivoluzione industriale”, quella dell’energia da fonti rinnovabili? E ancora, quali le cause che hanno portato un settore definito strategico per l’Italia, e per l’Europa in generale, a vivere in una sorta di limbo operativo-gestionale dovuto anche e soprattutto alla lunghezza e farraginosità delle autorizzazioni relative alla costruzione di impianti funzionanti con energia rinnovabile? A questi e altri quesiti si cercherà di dare risposte capaci di fare luce sulla difficile realtà delle fonti verdi. Per Carlo Durante amministratore delegato di Maestrale Green Energy: “L’Italia sta rinunciando alla ricchezza che potrebbe essere portata dalle rinnovabili: per ottenerla serve più politica energetica al centro, più semplicità autorizzativa in periferia e più coinvolgimento del territorio”. Mentre Maurizio Brancaleoni, amministratore delegato di Auma italiana e presidente di AVR-Anima, si interroga: “Perché si deve ricorrere sempre a piani di emergenza e non si prendono in considerazione, come avviene in altri Paesi dell’UE, scelte equilibrate ed ecosostenibili? Perché non si vuole creare, come interfaccia istituzionale, un unico tavolo di confronto gestito da un vero mister energia?”. Conclude il presidente di APER, l’Associazione dei produttori di energia da fonti rinnovabili, Roberto Longo che afferma: “Il Paese sta pagando per recuperare venti anni di dissociazione dal nucleare: evitiamo in futuro di pagare l’esserci dissociati anche dall’efficienza energetica e dalle rinnovabili”.