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Ronchi battuto dagli europarlamentari

Il ministro delle politiche comunitarie, inviato dal governo a sostenere le posizioni dell'esecutivo Berlusconi, non è riuscito nel suo intento e ha visto battute le tesi che andava sostenendo

Italia sconfitta sulla CO2. Così titola oggi la versione on line del quotidiano “La Stampa”, secondo cui a nulla sono valsi gli appelli lanciati nei giorni scorsi dal ministro per le politiche comunitarie, Andrea Ronchi, a Berlino e dal vicepresidente del Ppe, Vito Bonsignore, a Bruxelles, per limitare o posticipare l’impatto del “pacchetto clima”.
Infatti, come è noto la commissione Ambiente dell’Europarlamento ha approvato ieri con 44 voti contro 20 (e 1 astenuto) la parte più importante e severa del pacchetto UE su clima ed energia, riguardante la nuova “borsa delle emissioni” di gas serra (Ets) che funzionerà dal 2013 al 2020.
Battute quindi su tutta la linea le argomentazioni di Ronchi, portavoce delle posizioni del governo Berlusconi.
“Non vogliamo incrementare i costi dell’industria” – ha invece spiegato al termine dei lavori l’irlandese Avril Doyle, relatrice del rapporto, che poi ha sottolineato – E’ stato un voto chiaro ma che ha visto la maggioranza dei deputati del Partito popolare europeo (Ppe) all’opposizione. Divisi secondo uno schema partitico (maggioranza contro opposizione) gli italiani: a favore Guido Sacconi (Pd) e Roberto Musacchio (Prc); contro Salvatore Tatarella (An), Elisabetta Gardini (Fi) e Amalia Sartori (Fi). Questa divisione non fa che dimostrare la volontà del nostro governo di considerare una politica energetica, in contrasto sul pacchetto clima-energia elaborato a Bruxelles, per tener invece conto delle richieste dell’industria italiana.