Un rapporto di Eurodad, la rete europea di ong che lavorano su debito e finanza per lo sviluppo, mette in luce come le 37 piccole isole siano strutturalmente sempre più incapacitate a investire in misure di adattamento contro il climate change
I piccoli stati insulari spendono 18 volte più per il loro debito che per difendersi dalla crisi climatica
(Rinnovabili.it) – I piccoli stati insulari in via di sviluppo spendono 18 volte più per ripagare il debito che per misure contro la crisi climatica. E si avvitano sempre di più in questo circolo vizioso: sono tra i paesi più vulnerabili al climate change, ma non hanno i mezzi per risollevarsi dopo ogni disastro climatico. Una situazione che riguarda 65 milioni di persone, quasi l’1% della popolazione mondiale. E che sta peggiorando sotto il peso di altre crisi concomitanti, dal Covid-19 alla spirale inflazionistica alle ripercussioni globali della guerra in Ucraina.
Ad accendere un faro sulla situazione dei SIDS, gli Small Island Developing States, è un rapporto di Eurodad, la rete europea di oltre 50 ong che lavora sul tema del debito, del finanziamento dello sviluppo e della riduzione della povertà.
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Nel 2025, 20 dei 37 SIDS avranno una capacità di spesa governativa più bassa di quella del 2019, prima dell’arrivo del Covid-19, e sarà comunque in calo per 31 di essi. Se questo limita la capacità di rispondere alla crisi climatica, la pietra tombale sulle possibilità dei SIDS arriva dal peso del debito.
Per l’81% di questi paesi, il livello del debito è giudicato critico secondo le valutazioni del Fmi e di ong come Debt Justice UK o Jubilee Germany. Dodici di questi paesi è in una situazione di crisi del debito conclamata o alle porte secondo tutte le valutazioni: si tratta di Belize, Dominica, Grenada, Guinea-Bissau, Haiti, Maldive, Papua Nuova Guinea, Saint Vincent e Grenadines, Samoa, São Tomé e Príncipe, Suriname e Tonga.
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Nel quinquennio 2016-2020, gli SIDS hanno ricevuto appena 1,5 miliardi di dollari in finanza climatica. Ma nello stesso periodo, 22 dei 37 paesi hanno dovuto sborsare più di 26 miliardi ai loro creditori esterni in interessi sul debito. E il debito pubblico in media è passato dal66% del Pil nel 2019 all’83% l’anno seguente. Con la prospettiva di salire fino al 70% nel 2025. Dati che limitano ancora di più lo spazio di manovra di questi paesi nel rispondere alla crisi climatica.