Si tratta di una raccomandazione che a grande maggioranza il parlamento europeo ha votato per ribadire alla Commissione UE che il pacchetto clima non deve essere messo in discussione
Con 499 voti favorevoli e 130 contrari, l’Europarlamento approva che gli obiettivi post-2012 non vadano messi in discussione. Invita così a valutare le ricadute delle misure sul sistema industriale e alla sua competitività.
“Il Parlamento – si legge nel documento approvato – ritiene che gli obiettivi climatici dell’Ue post-2012 non debbano essere rimessi in discussione a causa dell’attuale crisi finanziaria internazionale -ricordando poi – che si tratta di una procedura di co-decisione in cui è richiesta la maggioranza qualificata”.
Inoltre, il Parlamento evidenzia che “… è indispensabile valutare con attenzione le misure elaborate per conseguire tali obiettivi al fine di accertarne le implicazioni sulla competitività generale e settoriale delle aziende europee – ricordando come per le industrie UE – è essenziale che siano introdotte le necessarie misure di flessibilità per i settori più esposti alla delocalizzazione/rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e alla perdita di competitività”.
Il Parlamento, invita il Consiglio a mantenere gli obiettivi proposti che stabiliscono una quota obbligatoria di energie rinnovabili del 20% del consumo totale della Comunità, e di una quota obbligatoria di energia da fonti rinnovabili sostenibili pari al 10% per il settore dei trasporti di ogni Stato membro entro il 2020.
Ricorda inoltre la necessità di includere nel pacchetto-clima una regolamentazione che definisca i livelli di emissioni delle autovetture nuove, nell’ambito dell’approccio comunitario integrato, per diminuire le emissioni di CO2 dei veicoli stessi.
In ultimo l’assemblea di Strasburgo chiede “un forte impegno politico per passare a un’economia a basse emissioni di carbonio nell’Unione europea, unita a un uso accresciuto delle fonti locali, al decentramento della produzione di energia e a misure di risparmio energetico per promuovere le fonti rinnovabili, l’efficienza energetica e altre fonti di energia a basse emissioni di carbonio”. “Anche perché – si conclude – ciò permetterebbe di perseguire la diversificazione degli approvvigionamenti energetici e ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili”.