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Agricoltura tra spopolamento, rincari e fine delle moratorie

L’agricoltura, settore fondamentale nell’economia e nella tenta sociale del Paese, sta vivendo un periodo di crisi dovuto a cause diverse. Una cosa è certa: indebolire le aziende agricole in questo momento significa portarle alla chiusura con un effetto a catena che coinvolgerebbe anche agriturismi e piccoli borghi

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Foto di Manfred Richter da Pixabay

(Rinnovabili.it) – Il mondo dell’agricoltura sta vivendo tempi difficili per motivi diversi, ma in fondo conseguenti uno all’altro. Indebolire le aziende agricole in questo momento significa portarle alla chiusura.

Intervenire per salvare le aziende agricole

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, teme che questo sarebbe il risultato della combinazione tra costi crescenti e fine delle moratorie sui crediti.

Pertanto ha nuovamente sollecitato il presidente dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana) affinché il governo chieda a Bruxelles l’autorizzazione al rinnovo delle moratorie concesse nel periodo della pandemia e delle garanzie pubbliche che cesserebbero a fine anno.

Una richiesta che un intervento sul caro energia dovrebbe completare.

Spiega Giansanti che «l’indebitamento nei settori più energivori ha comportato squilibri di natura finanziaria e patrimoniale» e una conseguente chiusura delle attività è ben più che un timore.

«Le garanzie che chiediamo per le imprese potrebbero evitare nel prossimo futuro costi sociali molto elevati per il Paese e per l’Europa».

Gli agriturismi tra ripresa e nuove criticità

Un esempio evidente degli squilibri attuali sono i 24mila agriturismi italiani. L’estate è stata la stagione della piena ripresa, con un importante afflusso turistico: ma i costi esagerati hanno fatto evaporare i guadagni.

«Gli agriturismi, per essere tali, hanno alle spalle delle aziende agricole. L’ospitalità è attività accessoria alle imprese, che sono doppiamente penalizzate dall’impennata dei costi.

Il bilancio complessivo dell’estate è molto positivo: le presenze, in particolare degli stranieri, hanno fatto raggiungere punte del tutto esaurito.

Per le strutture con ristorante e piscina gli aumenti sono stati così forti che, paradossalmente, abbiamo lavorato di più, incassato di più, ma guadagnato di meno», afferma Augusto Congionti, presidente di Agriturist.

Nonostante tutto, molti agricoltori hanno scelto di non aumentare i costi, o di aumentarli poco. Secondo Agriturist il risultato li ha premiati, visto l’apprezzamento per il turismo verde.

Lo spopolamento dei piccoli borghi

L’Istat ha più volte suonato l’allarme per il calo demografico in Italia. La situazione dei piccoli borghi, che rappresentano un importante patrimonio storico e culturale – è ancora più preoccupante.

Lo spopolamento acuisce anche lo smantellamento dei presidi sanitari, scolastici e di sicurezza.

La mancanza di indispensabili infrastrutture, a cominciare da quelle di telecomunicazione, li isolano: ad esempio rende impossibile per le piccole aziende agricole avviare un’attività di e-commerce.

Il calo della popolazione nell’86% dei comuni rurali e il rischio abbandono mettono in pericolo il futuro dei piccoli borghi e dei comuni rurali, che sono anche un’importante attrazione turistica.

Questa estate, infatti, il 70% degli italiani ha visitato i piccoli borghi (Indagine Coldiretti/Ixè), che esercitano un gran fascino anche sui turisti stranieri.

Il loro valore economico è testimoniato anche dal fatto che la quasi totalità delle produzioni tipiche (Dop, Doc, Igp) nasce in questi luoghi.

L’Italia è prima in Europa per prodotti agroalimentari e vitivinicoli registrati e protetti(L’Italia in 10 selfie di Fondazione Symbola) che contribuiscono al 21% dell’export agroalimentare.

Le piccole aziende agricole svolgono inoltre un ruolo fondamentale di salvaguardia delle colture storiche e delle tradizioni alimentari, oltre a tutelare il territorio dal dissesto idrogeologico.

L’agricoltura biologica aiuta a tagliare i costi

L’importanza delle aziende agricole si è resa ancor più evidente nella Giornata europea della produzione biologica. In questo settore l’Italia è leader europeo con 86mila imprese e il 17% della superficie coltivata a bio (raddoppiata in dieci anni).

Come rileva Coldiretti, la coltivazione biologica permette di tagliare di un terzo i consumi energetici grazie a tecniche di coltivazione meno intensive, filiere corte e rinuncia all’uso dei fertilizzanti chimici.

Concimare l’uso con sostanze naturali (come il letame, il compost e il biogas), riutilizzare gli scarti di produzione per produrre energia pulita, abbattere i costi dei trasporti con le filiere corte: con queste pratiche l’agricoltura biologica diminuisce i costi del 30% in media.

L’agricoltura biologica ha quindi un’importanza strategica per la transizione ecologica, e come tale deve essere valorizzata.

La necessità di una certificazione europea

«Il biologico sta già dimostrando di essere una risposta alle sfide attuali per una maggiore sostenibilità economica ambientale e sociale.

È necessario però ricentrarlo nella sua dimensione agricola, legarlo saldamente al territorio di produzione e affrontare un processo di evoluzione nel sistema di certificazione che possa essere sempre di più garante di un modello produttivo attento all’ambiente e alle persone di cui le aziende agricole italiane sono da tempo protagoniste», dichiara Maria Letizia Gardoni presidente di Coldiretti Bio, l’associazione che riunisce le imprese biologiche e biodinamiche di Coldiretti.

Non dimentichiamo inoltre l’urgenza di una riforma del sistema di certificazione europeo per il biologico. Apporre in etichetta il logo “biologico Made in Italy” valorizza i prodotti della nostra agricoltura e garantisce ai consumatori la qualità di un prodotto conforme alle regole, che devono essere uguali per tutti.

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