La Puglia è la prima regione d’Italia a superare i 700 megawatt di potenza eolica installata. Lo dicono i dati dell’osservatorio Windit di Nomisma Energia, che ha censito gli impianti attivi al 31 agosto scorso. Evidenziando, tra l’altro, che il 95% delle torri è installato in provincia di Foggia. In senso assoluto i 733 MW pugliesi sono una cifra irrisoria (la sola centrale Enel di Cerano ne produce infatti 1.280), ma nel panorama delle energie rinnovabili rappresentano un patrimonio unico.
«Il settore – dice Giuseppe Mastropieri, responsabile dell’osservatorio WindIt – sta avendo una crescita sostenuta che ha portato la Puglia a scalzare la Campania dal primato nazionale. In Puglia, come in Campania, le aspettative di crescita del settore sono ancora forti, anche perché i vincoli alla connessione degli impianti alla rete elettrica nazionale sono meno stringenti rispetto alla Sicilia».
Tuttavia la nuova legge sulle energie rinnovabili potrebbe cambiare la situazione, visti i vincoli che introduce. «In linea generale – riconosce Mastropieri – in Puglia il clima politico-istituzionale rispetto alle rinnovabili è il più favorevole tra le regioni italiane. Ma in passato ci sono state alcune leggerezze nella regolamentazione che si sono trasformate in una vera e propria corsa alle autorizzazioni. Il giudizio di fondo sulla nuova legge è senza dubbio positivo anche se, proprio per l’ambizione ad avere efficacia sui numerosi progetti ancora in istruttoria, rischia di scontrarsi con gli interessi divergenti di una parte del settore».
Tuttavia Nomisma sottolinea anche alcune criticità: le agevolazioni per gli impianti destinati all’autoconsumo (di cui non esiste una definizione tecnica comunemente accettata), e la previsione di un’«autorizzazione comunale» per derogare ai limiti imposti per la Dia (definita «del tutto illegittima rispetto al quadro legislativo nazionale».
L’esame della situazione autorizzativa fornisce poi alcune sorprese. Non solo risultano assentiti e non ancora attivati 22 progetti da ben 788 MW (significa che nel medio periodo la potenza installata in Puglia è destinata già a raddoppiare), ma sono in attesa di autorizzazione la bellezza di 266 progetti per oltre
11.000 MW: quattro volte la quantità oggi presente in tutta Italia. In questo senso, però, una bella sforbiciata dovrebbe arrivare dalla nuova norma che richiede – anche per le domande già in istruttoria – di presentare una dichiarazione di bancabilità del progetto: «La norma – dice Nomisma – avrà un effetto benefico sul settore, facendo sgonfiare la compravendita dei progetti autorizzati che è caratterizzata da forti speculazioni, e comporterà anche un abbandono dei progetti non fattibili tecnicamente e non sostenibili economicamente».
Tornando alla situazione attuale, oggi sul territorio pugliese si assiste a una forte competizione da parte degli operatori. La Capitanata, con i suoi 690 MW installati, è da sola la seconda regione d’Italia, ma gli analisti si attendono a breve un forte sviluppo nella Murgia. L’epicentro resta comunque sui monti dauni (che sono la zona più ventosa d’Italia), insieme all’intero tavoliere.
Discorso a parte merita l’eolico off-shore: l’installazione delle pale in mare è una frontiera totalmente nuova anche per la Puglia, che ha recentemente polemizzato con il governo in merito alle competenze sulle Valutazioni d’impatto ambientale.
Nomisma ha censito 7 progetti in istruttoria per 1.100 megawatt: in questo caso le zone più gettonate sono Lecce e Brindisi, dove peraltro è già in fase di sviluppo un’installazione al largo delle coste di Fasano (anche a Foggia sono ai blocchi di partenza ulteriori due progetti di Gamesa ed Erg). Per comprendere l’importanza dei progetti off-shore basta un dato: la taglia media dei nuovi parchi proposti sulla terra ferma è di circa 44 MW, mentre per quelli al largo delle coste è di 160 MW. Quattro volte tanto.
Massimiliano Scagliarini