Il 45% degli intervistati in Italia è intenzionato ad acquistare un veicolo elettrico. Entro il 2026 saranno lanciati sul mercato più del 65% di veicoli elettrici.
La nuova analisi di EY EV (Electric Vehicle) Country Readiness Index classifica i 14 principali mercati automobilistici nel mondo nell’ambito della mobilità elettrica analizzando tre principali driver: l’offerta del mercato, la domanda da parte dei consumatori e la regolamentazionein vigore negli Stati presi in esame. L’obiettivo è quello di fornire una panoramica esaustiva per ogni Paese circa l’effettiva maturità e prontezza (readiness) rispetto alla mobilità elettrica.
I recenti dati raccolti nel primo semestre dell’anno confermano le tendenze emerse nella precedente rilevazione EY. In particolare, la Cina mantiene la prima posizione per quanto riguarda i progressi realizzati in termini di veicoli elettrici dove, sia a livello manifatturiero che infrastrutturale, consolida saldamente la propria leadership assecondata anche da un mercato interno in cui oltre il 51% dei consumatori intervistati è intenzionato ad acquistare un veicolo elettrico come prossima vettura.
In seconda posizione si trova la Norvegia, da sempre pioniera nel campo dell’e-mobility con un sistema maturo a livello di infrastrutture e mercato che sconta però un settore manifatturiero poco sviluppato nel Paese. Seguono Svezia, Germania e Regno Unito dove, soprattutto in questi ultimi due Stati, si osserva un impegno significativo per colmare il gap infrastrutturale ma anche manifatturiero spinto dagli investimenti dei più importanti OEM (produttori di apparecchiature originali) con, per esempio, oltre 10 stabilimenti per la produzione di batterie in cantiere.
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L’Italia occupa nel ranking il 12° posto, seguita in fondo da Giappone, Canada e India all’ultima posizione. Sono diversi i fattori ancora in fase di sviluppo che separano l’Italia dai Paesi leader nel settore dove è presente una filiera industriale già in stadio avanzato di conversione all’elettrico oltre a un sistema solido di infrastrutture e mercato.
Giovanni Passalacqua, Partner e Automotive Consulting Leader di EY in Italia, commenta: “L’indagine EY fotografa un Paese che, nonostante le sfide che sta affrontando, sostiene lo sviluppo dell’e-mobility grazie a una serie di iniziative recentemente intraprese e può contare sull’impegno di tutto il settore nel rispondere ai bisogni del consumatore. Secondo la nostra indagine, solo per il 24% degli italiani la difficoltà legata alla ricarica di un veicolo elettrico influisce sull’acquisto. Un dato che è più basso rispetto ad altri paesi. Tuttavia, il caro energia e la spinta inflazionistica, potrebbero frenare lo sviluppo del mercato. Per sostenere e accelerare lo sviluppo del settore nel medio-lungo termine sarà fondamentale la semplificazione normativa, oltre a far convergere incentivi e interventi di investimento pubblico con iniziative industriali esistenti e future sul territorio”.
Overview sull’ecosistema italiano
La fotografia prodotta dall’ultima rilevazione dell’EY EV Global Readiness Index vede il nostro Paese al 12° posto tra i 14 analizzati a livello mondiale. Guardando alle tre macroaree di analisi emergono alcune specificità che influiscono negativamente sullo scoring complessivo italiano. Rispetto alle infrastrutture e al sistema produttivo nazionale, dove l’Italia sconta il peggiore scoring seconda solo all’India e Olanda, emerge un ritardo nella produzione in-house sia per quanto concerne l’indotto che la produzione di veicoli elettrici (con una sola fabbrica ad oggi attiva e due Giga-Factory in fase di costruzione).
In futuro aumento dei veicoli elettrici, ma in freno la produzione locale
Si stima che nel periodo 2022-2026, a fronte di una quota del 66% di veicoli elettrici che verranno lanciati sul mercato italiano, solamente il 18% di questi verrà prodotto sul territorio nazionale. Altri fattori penalizzanti lo scoring ottenuto in questo driver sono la bilancia energetica che vede circa il 15% di import di energia elettrica e una scarsa presenza di colonnine “fast-DC”. Dato positivo, apparentemente in controtendenza rispetto a quanto spesso evidenziato in merito ai punti di ricarica, è lo scoring italiano relativo al numero di veicoli elettrici rispetto ai charging point che è in linea se non superiore alla ratio raccomandata di 10 veicoli per punto di ricarica (con una quota prevalente di punti AC a bassa potenza).
Consumatori propensi all’elettrico, ma pesa il fattore economico
Guardando all’analisi della domanda e dei consumatori, l’Italia si colloca al 7° posto nell’Indice EY. Si conferma il dato positivo circa la propensione all’acquisto di un veicolo elettrico (indicato dal 45% dei consumatori intervistati 2° posto nel ranking generale), il lato negativo della medaglia è rappresentato però dalla scarsa willingness to pay per la fascia premium di mercato (la fetta più grande dell’offerta EV in questo momento). Il trend è anche confermato dai dati di vendita degli ultimi mesi dove dominano le auto di segmento A e B a discapito dei segmenti premium con un impatto diretto quindi sulla quota complessiva di vendite dei veicoli elettrici BEV e PHEV che nel 2021 si è fermata a circa il 9%.
Crescono gli incentivi, ma procedure da raffinare
Il contesto regolatorio vede l’Italia allineata alla maggior parte degli Stati dell’Indice EY per quanto concerne il sistema di incentivi all’acquisto, gli impegni relativi al bando dei motori a combustione (2035) e l’obiettivo net zero per il 2050. Il Paese, infatti, si colloca complessivamente al 9° posto in questo driver. Rimangono però alcune aree di miglioramento nella normativa volte a favorire in primo luogo lo snellimento delle procedure (come fatto per la recente regolamentazione in merito agli affidamenti dei servizi di ricarica in autostrada), ma anche proponendo incentivi non monetari (ad esempio low-emission zone e vantaggi riservati a possessori di auto elettriche) come già attuato ampiamente da Paesi quali Norvegia, Cina e Germania.
Ecosistema e-mobility in fase di maturazione
Guardando all’ecosistema dell’e-mobility in generale, come già in parte visto nella precedente rilevazione, questo è ancora in una fase di maturazione. Stanno incrementando gli accordi di collaborazione e acquisizioni tra player in un’ottica di consolidamento del mercato passando dalla pletora di piccoli player a pochi brand guidati dalle grandi società energetiche.
Questo progressivo consolidamento contribuisce alla spinta verso la “servitization” ovvero il passaggio dalla vendita di un prodotto alla fornitura anche di servizi ad esso collegati ampliando la “value proposition” verso il consumatore finale. Un esempio riguarda le offerte “a pacchetti” con taglie differenti di ricarica che a distanza di meno di un anno tutti i principali player di mercato hanno adottato, con risparmi che possono arrivare anche alla metà dell’equivalente costo di ricarica “a consumo”. Un altro esempio è rappresentato anche dalla creazione di pacchetti di servizio compresi all’interno dei contratti per luce/gas domestici.