Le principali ong ambientaliste hanno presentato un ricorso a TAR contro l’assegnazione di incentivi auto per l’acquisto di veicoli con tecnologie inquinanti.
(Rinnovabili.it) – “Basta incentivi auto per veicoli inquinanti”: le associazioni ambientaliste Legambiente, WWF Italia, Greenpeace Italia, Kyoto Club e Cittadini per l’aria, con il supporto di Transport & Environment hanno presentato un ricorso al TAR, condotto dagli avvocati Diego Aravini, Daniela Ciancimino, Micaela Chiesa, Emanuela Beacco, Umberto Fantigrossi e Andrea Civati, contro il Decreto del 6 aprile 2022 “Riconoscimento degli incentivi per l’acquisto di veicoli non inquinanti” per gli anni 2022, 2023 e 2024.
Dallo scoppio della pandemia sono già stati stanziati 2,6 miliardi di euro destinati a incentivi auto. Oltre a questi, Regioni e Comuni hanno aggiunto altri 500 milioni di euro. Misure e bonus destinati – a detta di chi li promulgava – a sostenere una transizione a auto non inquinanti. Il nostro paese però è l’unico in Europa in cui parte gran parte dei fondi sono stati utilizzati per l’acquisto di veicoli altamente inquinanti, con emissioni fino a 135 grammi di CO2 per chilometro. “In nessun altro Paese europeo – spiegano in una nota – si finanziano auto con motore a combustione interna, ad eccezione della Romania che fa comunque meglio dell’Italia, visto che gli incentivi si arrestano ai 120 grammi di CO2 per km”. Sotto attacco anche il testo del decreto, che avrebbe reso più complicato l’accesso agli incentivi per chi volesse acquistare un’auto elettrica introducendo limitazione su modelli, beneficiari, redditi e incongruenze relative al tetto massimo).
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Incentivi auto: un fallimento su tutta la linea
La nota delle organizzazioni ambientaliste denuncia un sistema di incentivi auto che, a detta dei ricorrenti, sarebbe inadeguato perché finanzia tecnologie che “che devono essere abbandonate al più presto”. Con una spesa di quasi tre milioni di euro di fondi pubblici, spiegano, abbiamo in circolazione il numero di auto elettriche più basso d’Europa, con percentuali che sfiorano appena l’8% del mercato totale mentre nel resto del vecchio continente la media è del 20%.
Le misure introdotte negli altri Paesi – spiegano gli ambientalisti – hanno avuto effetti molto diversi. L’investimento per gli incentivi per l’acquisto di auto in Germania ammonta, come da noi, a circa 3 miliardi di euro, ma questi sono destinati esclusivamente all’acquisto di auto elettriche e plug-in, e gran parte dei veicoli acquistati (circa due terzi) è stata presa da imprese o società di sharing, senza gravare sulle famiglie. Il risultato è che in Germania circolano 660 mila auto elettriche e 550 mila plug-in, mentre da noi sono rispettivamente 150 mila e 155 mila. A parità di investimento.
I bonus del resto non hanno supportato nemmeno l’acquisto di veicoli a combustione tradizionali, che è calato del 34% rispetto al 2019. Il dato si accompagna all’assenza di investimenti anche nel trasporto pubblico: “Acquistiamo, dunque, meno auto e consumiamo meno carburanti (entrambi sempre più cari). Al tempo stesso, ci sono meno autobus in circolazione e utilizziamo meno i treni rispetto al 2019. Segno evidente che non stiamo sostenendo la mobilità sostenibile e pulita e nemmeno la libertà di movimento degli italiani”.
“Dal punto di vista economico, sociale e ambientale – chiosano i ricorrenti – è un completo fallimento“.
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Per la transizione ecologica servono investimenti diversi dagli incentivi auto
Le organizzazioni promotrici del ricorso auspicano investimenti verso la transizione ecologica che vadano in tutt’altra direzione. “Bonus solo per i mezzi elettrici (non solo le auto) e, soprattutto, investimenti e aiuti nella riconversione produttiva (comprese misure di economia circolare per batterie o microchip) e nell’offerta di servizi di mobilità sostenibile, elettrica, digitale, pubblica o condivisa (sharing mobility) e per la ciclabilità. Altri tipi di “ecobonus” esistono: il governo italiano ha appena lanciato gli incentivi di 60 euro per gli abbonamenti ai mezzi pubblici per andare al lavoro: una misura positiva, ma lo stanziamento è limitato a soli 180 milioni. Inoltre, è necessario potenziare l’offerta. In Italia, grazie al PNRR, stiamo acquistando 3.400 bus elettrici e a metano, ma dovremmo aggiungere altri 7.000 bus elettrici all’anno per cambiare tutti quelli in circolazione, entro il 2030. Grazie al PNRR realizzeremo 11 km di nuove metropolitane, ma ne servono altri 200 per raggiungere la media europea. Servono anche nuovi 400 km di linee tranviarie e altrettanti di filovie per eguagliare l’offerta tedesca o francese”.
La richiesta immediata è la sospensione di qualunque incentivo per l’acquisto di auto con motori a combustione e investimenti in mobilità sostenibile a zero emissioni.