Le associazioni di categoria del comparto agroalimentare hanno lanciato un allarme sull’aumento dei prezzi, ormai insostenibile per le imprese. Impossibile scaricarlo sui consumatori, già in grave difficoltà. Per questo sollecitano un intervento del Governo perché agisca a livello nazionale, ma sono improcrastinabili misure tempestive anche a livello europeo
Il prezzo degli alimentari continua a crescere. Non basta fare lo slalom tra i negozi, in cerca di quello più conveniente o delle promozioni più vantaggiose. Anche la formula 3×2 dovrebbe seguire regole precise.
Il prezzo incide sui consumi di frutta e verdura
Secondo gli studi di Coldiretti su dati Istat, i consumatori spendono il 3,1% in più per comprare il 3% in meno. Unica nota di rilievo, il boom dei discount alimentari che segnano un +9%.
Gli agricoltori registrano con preoccupazione un taglio ai consumi di frutta e verdura (-11%), causati dai rincari.
Questo regime alimentare sbilanciato avrà nel tempo un impatto anche sulla salute delle persone, che non seguiranno le indicazioni dell’OMS per una dieta equilibrata.
«Non c’è tempo da perdere e non possiamo aspettare le elezioni e il nuovo Governo ma bisogna intervenire subito sui rincari dell’energia che mettono a rischio imprese e famiglie in settori vitali per il Paese.
Rischiamo un crack alimentare, economico e occupazionale visto che proprio in questi mesi si concentrano le produzioni agricole tipiche del Made in Italy e della Dieta Mediterranea con le loro lavorazioni per olio, vino, ortaggi e frutta per conserve, succhi e derivati», afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini.
L’olio d’oliva
Analoghe preoccupazioni arrivano da Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia. Per l’olio extravergine d’oliva, tra rincari energetici e siccità, si prospetta un autunno difficile per l’intero settore. Inoltre, sono aumentati anche carta e vetro, essenziali per il packaging.
La produzione sarà inferiore, dopo mesi di clima estremo passato dalla siccità ai nubifragi.
Manca più di un mese alla raccolta, e si spera che le condizioni meteorologiche di settembre possano compensare, almeno in parte, le difficoltà vissute finora.
Le prime stime, prevedono una produzione di circa 250mila tonnellate (quasi il 20% in meno rispetto all’anno precedente).
Per questo Assitol chiede un intervento urgente delle istituzioni per sostenere il settore alleggerendo le bollette energetiche delle imprese, come stanno già facendo Paesi UE come Francia e Spagna.
Afferma Anna Cane, presidente del Gruppo olio di oliva di Assitol: «Il nostro settore, da sempre a bassa marginalità, è impegnato da mesi nel contenimento delle spese di gestione. Ora, però, le aziende non riescono più a fermare la continua ondata di aumenti.
Evitare che i rincari su energia e materie prime si riflettano sul prezzo finale, seppure in minima parte, è quasi impossibile.
Per questo sarebbe opportuno il riposizionamento dei prezzi dell’extra vergine e dell’olio d’oliva, ridisegnato grazie ad una stretta collaborazione con la Grande Distribuzione».
Il settore lattiero-caseario
In una nota congiunta, Granarolo e Lactalis esprimono «forte preoccupazione per un’inflazione galoppante che da 12 mesi colpisce l’agroalimentare italiano e in particolare il settore lattiero-caseario».
Aumenti a doppia cifra in tutta la filiera (dall’alimentazione animale al packaging, per non parlare dell’impennata dei costi energetici) rendono complicato trasferire i costi sul mercato nel momento in cui le famiglie stanno vivendo un momento economicamente difficile.
Il rischio è che il prezzo del latte, un alimento primario e fondamentale, arrivi ai 2 euro.
Le cifre riferite da Gianpiero Calzolari, presidente del Gruppo Granarolo, sono preoccupanti e insostenibili, con un’inflazione del 200% nel 2022 rispetto al 2021 e una previsione del 100 nel 2023 rispetto al 2022.
Dello stesso tenore le dichiarazioni di Giovanni Pomella, ad di Lactalis in Italia, che parla di imprese allo stremo.
In nome di questa situazione di emergenza i due gruppi, normalmente avversari sul mercato, si sono uniti per tutelare la filiera e richiedere interventi urgenti del Governo per contenere aumenti dovuti a questioni geopolitiche e a forti speculazioni, e scongiurare conseguenze ancora più drammatiche per le imprese.
Si sollecitano interventi sul piano sia nazionale che europeo
Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, conferma che «le imprese sono a serio rischio tenuta. I consumatori non possono sopportare ulteriori rincari del carrello della spesa.
Chiediamo al Governo di sostenere tutta la filiera del latte, a cominciare dal comparto zootecnico, che è quello che soffre di più sia per il caro energia, sia per l’aumento del costo delle materie prime, ormai fuori controllo.
Una simile crisi necessita, pertanto, di essere affrontata con prontezza e assoluta determinazione sia sul piano nazionale, con misure economiche e finanziarie tempestive e improcrastinabili, sia sul piano europeo, con prospettive di medio termine che non lascino margine di incertezza per le imprese».