Nel bel mezzo della crisi di Governo, con l'audizione di Mario Draghi al Senato, non mancano i riferimenti al problema delle cessioni dei crediti bloccate.
Si riapre un possibile ritorno alle limitazioni ISEE?
(Rinnovabili.it) – Si è concluso da poche ore l’intervento del Presidente del Consiglio Mario Draghi al Senato durante il quale ha parlato ad ampio raggio delle principali questioni in sospeso che affliggono il Paese e delle recenti dimissioni presentate la scorsa settimana poi respinte da Mattarella. Tra i passaggi trattati non è passato inosservato il riferimento ai tanto criticati bonus edilizi e nello specifico al meccanismo di cessioni del credito.
“Per quanto riguarda le misure per l’efficientamento energetico e più in generale i bonus per l’edilizia”, ha commentato Draghi al Senato “intendiamo affrontare le criticità nella cessione dei crediti fiscali, ma al contempo ridurre la generosità dei contributi”.
Che al Governo non piaccia questa misura, è ormai chiaro a tutti, tuttavia il problema delle cessioni dei crediti bloccate e delle migliaia di imprese a rischio fallimento esigono un intervento tempestivo.
Una prima risoluzione è arrivata con la conversione in legge del Dl Aiuti, che ha offerto alle banche la possibilità di cedere, in qualsiasi momento, il credito acquistato anche ai professionisti con partita Iva diversi dai consumatori. Tuttavia la dichiarazione di questa mattina, riapre una vecchia ferita risalente alla Legge di Bilancio 2022, che mette un limite ai potenziali beneficiare del Superbonus, in base all’ISEE.
Le scintille che hanno reso esplosiva la situazione sono ovviamente le frodi perpetrate contro detrazioni fiscali arrivate a superare i 5 miliardi di euro. Il primo a salire alla gogna è stato purtroppo il Superbonus, nonostante le smentite successive che hanno confermato che solo il 3% delle frodi è imputabile al 110%. E una volta registrato lo sforamento della cifra inizialmente destinata dallo Stato alla misura, la sirena d’allarme ha fatto chiudere alle banche l’acquisto dei crediti, bloccando migliaia di cantieri.
Le ultime dichiarazioni di Draghi al Senato aprono uno scenario che non a tutti piacerà. Soprattutto dopo che Ance e il Centro Studi del CNI hanno notevolmente ridimensionato l’effettivo onere a carico dello Stato per il Superbonus, parlando di poco più di 6,6 mld.
Leggi anche Qual è il costo del Superbonus per lo Stato? Secondo Ance molto meno di quanto si pensi
Come sempre non resta che attendere un eventuale provvedimento che andrebbe aggiungersi alla lunga lista di interventi normativi adottati dalla nascita del bonus fiscale. Una cosa però mette d’accordo l’intero comparto: le dimissioni di Mario Draghi non farebbero bene a nessuno. E lo confermano le 250 firme raccolte in poche ore dall’appello del Sole24Ore.