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Contro l’usa e getta Patagonia e Makers Unite aprono un centro di riparazione vestiti

Il marchio di abbigliamento outodoor Patagonia e l’impresa a impatto sociale Makers Unite hanno lanciato United Repair Center (URC), un centro di riparazione vestiti che opera nello store Patagonia di Amsterdam ma è rivolto ai clienti di tutta Europa

riparazione vestiti

(Rinnovabili.it) – Prima dell’era della fast fashion c’erano le nonne, munite di ago e filo, che occhiali alla mano facevano della riparazione di vestiti il rinnovo guardaroba di una generazione dopo l’altra. L’avvento della moda veloce ha messo da parte questa pratica favorendo invece il consumo di prodotti sempre nuovi e di brevissima durata, ma la crisi ambientale e climatica cui stiamo assistendo ci spinge a tornare alle vecchie, virtuose, abitudini. Lo sanno bene il marchio di abbigliamento outdoor Patagonia, che la pratica dagli anni ’70, e l’impresa a impatto sociale Makers Unite, che insieme hanno lanciato “United Repair Centre”, il primo centro di riparazione vestiti, nello store Patagonia di Amsterdam, che ha l’obiettivo di far diventare la riparazione una pratica standard per l’industria tessile. 

Il centro ha aperto questo mese, è dedicato ai clienti e alle clienti di tutta Europa ed è il contributo che le due imprese vogliono apportare per mitigare i pesanti impatti del settore tessile su ambiente e clima.

Oltre agli impatti ambientali, le due aziende guardano anche ai potenziali impatti sociali: il centro è pensato per offrire lavoro e formazione alle persone che hanno difficoltà a trovarne. Da settembre di quest’anno infatti ci saranno formazioni come confezionisti certificati, e chi frequenterà i corsi dell’URC avrà la possibilità diretta di lavorare con grandi marchi. L’obiettivo è arrivare a formare almeno 300 studenti nei prossimi anni.

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Willem Swager, Director of Finance & Operations EMEA di Patagonia, ha affermato: “È necessario un cambiamento strutturale nell’industria tessile. Per questo Patagonia invita i marchi a non focalizzarsi solo sull’aumento delle vendite, ma a stimolare il riutilizzo e l’uso prolungato degli indumenti attraverso la riparazione e il riciclo. Deve diventare normale che un maggior numero di marchi di abbigliamento offra questo servizio e lo consideri come un’attività ordinaria”.

Thami Schweichler, Managing Director e Co-founder di Makers Unite, ha dichiarato: “L’industria dell’abbigliamento è all’inizio di una nuova era in cui le riparazioni e altri nuovi servizi avranno un impatto maggiore. Ci stiamo rivolgendo al settore ora, perché c’è un disperato bisogno di fare qualcosa. Per noi è un’opportunità unica di creare posti di lavoro di valore e riteniamo sensato farlo con persone che attualmente stanno lottando per trovare un’occupazione”.

La riparazione dei vestiti renderebbe il tessile un settore responsabile

Negli ultimi due decenni in Europa l’acquisto di abbigliamento è cresciuto almeno del 40%: la stessa industria tessile si è resa responsabile di almeno il 10% delle emissioni globali di CO2. Continuando a questi ritmi, le stime affermano che entro il 2030 l’utilizzo globale di acqua, le emissioni di CO2 e la produzione dei rifiuti aumenteranno di oltre il 50% rispetto al 2015 e, entro il 2050, potrebbero arrivare a raddoppiare. 

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La pratica della riparazione di vestiti è immediatamente virtuosa, visto che prolunga la vita dei capi e riduce gli sprechi: indossare un indumento per più di 9 mesi riduce le emissioni di quel prodotto del 27%, il consumo di acqua del 33% e i rifiuti del 22%. 

L’idea di Patagonia e Makers Unite è di avvicinare consumatori e brand alla riparazione degli indumenti come alternativa all’acquisto di capi nuovi, con i conseguenti impatti ambientali. Se dovessero essere riparati 300.000 capi l’anno, si potrebbero ridurre i rifiuti tessili di almeno un milioni di kg. Anche il marchio di abbigliamento olandese Scotch & Soda ha aderito all’iniziativa.