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Gli italiani chiedono intermobilità e mobilità ecologica

Cresce nella popolazione italiana la necessità di limitare i propri impatti ambientali: l’85% preferisce l’utilizzo di mezzi ecologici, il 60% chiede investimenti in tecnologia per migliorare i trasporti su gomma.

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By Downtowngal – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7968398

(Rinnovabili.it) – Una ricerca di GPF Inspiring Research per IBE Intermobility and Bus Expo ha mostrato che il 70% degli italiani ritiene che l’intermobilità o intermodalità sia la naturale e auspicata evoluzione del trasporto pubblico. 

Cresce nella popolazione la necessità di limitare i propri impatti ambientali: l’85% preferisce l’utilizzo di mezzi ecologici, il 60% chiede investimenti in tecnologia per migliorare la mobilità su gomma. I risultati dell’indagine mostrano come la percezione comune (95% degli intervistati) sia che l’innovazione tecnologia è un tassello fondamentale per l’evoluzione verso il Maas (Mobility as a service). L’indagine sarà presentata a Rimini dal 12 al 14 ottobre per l’appuntamento biennale Italian Exhibition Group. 

L’intermobilità è la nuova mobilità

Lo studio si è concentrato sulla domanda di “nuova mobilità” per quanto riguarda il Trasporto Pubblico Locale e ha mostrato che il 60% degli utenti di trasporto su gomma ritiene che è fondamentale investire in innovazione tecnologica all’avanguardia per il passaggio all’intermobilità. 

7 intervistati su 10 si sono detti convinti che l’evoluzione del trasporto pubblico sia in sistemi di maggiore efficienza garantiti da mezzi in grado di “parlarsi” tra loro. L’approccio proposto è quello della Mobility as a service (Maas), che consente a chi ne fruisce di pianificare, prenotare e pagare più servizi in interazione attraverso piattaforme cui accedere mediante app.

Nonostante la convinzione degli italiani, molti hanno espresso una preoccupazione specifica: 8 intervistati su 10 pensano che siamo molto lontani dal raggiungere lo scenario auspicato, anche se due terzi del campione riconosce che si sono fatti dei progressi in quella direzione. 

Parlare di intermobilità non significa limitarsi a far coincidere in maniera ottimale i movimenti dei mezzi pubblici quanto invece immaginare un approccio disegnato intorno agli utenti, che metta in piedi sistemi “aperti” in cui è possibile scegliere vie, modalità e fornitori. Si tratta di un sistema cui gli utenti di sistemi “chiusi” come le reti metropolitane con tornelli, ad esempio, sono già abituati: pagare l’ingresso con un’App o con il contactless della propria carta. L’auspicio è estendere il meccanismo a una rete più ampia, che comprenda l’intero trasporto pubblico locale ma anche quello integrato a medio-raggio. 

Per una reale intermobilità servono innovazioni tecnologiche, ma non solo

È un passaggio che richiede notevole innovazione tecnologica. Dall’indagine è emerso che l’area in cui c’è stata maggiore evoluzione per quanto riguarda i servizi di intelligenza artificiale è quella della sicurezza sia come safety (evitare incidenti) con l’introduzione di sistemi anti-frenata, di mantenimento della corsia, radar per gli ostacoli, sistemi anti ribaltamento, sia come security (sicurezza personale degli utenti). La chiave di volta individuata dallo studio è stato il passaggio a una logica di sicurezza passiva a una attiva in cui aumenta l’interazione tra conducente e mezzo. 

Esistono già delle tecnologie a supporto dei conducenti come i sistemi che monitorano in tempo reale e in maniera puntuale il numero di passeggeri a bordo e quello di persone in attesa alla fermata del mezzo, in modo da calibrare l’affollamento dei mezzi che non hanno sistemi di filtraggio come i tornelli.  Uno strumento portato come esempio è l’App Roger, sviluppata dall’ente per il trasporto pubblico in Emilia Romagna (TPER) che consente di pagare la sosta della propria auto ma anche monitorare la densità dei passeggeri a bordo di un mezzo pubblico. 

Per una reale intermobilità però non basta l’innovazione tecnologica: serve cooperazione tra un’ampia platea di stakeholders come regolatori, amministratori pubblici, costruttori di macchine, sviluppatori di servizi digitali.

L’evoluzione verso l’intermobilità deve essere sostenibile

La ricerca ha indagato anche l’aspetto relativo alla sostenibilità ambientale. Secondo le attuali norme entro il 2031 non sarà più possibile acquistare autobus a gasolio; molte delle normative locali sono però più stringenti: a Bologna già dal 2020 è in vigore il divieto di inserimento di nuovi mezzi non ecologici. La maggioranza degli intervistati ha del resto abbinato in maniera spontanea la sostenibilità all’utilizzo di mezzi elettrici o a idrogeno, esprimendo soddisfazione per il processo di elettrificazione dei mezzi già in atto, pur evidenziandone una serie di limiti. Si tratta di gap sia infrastrutturali, come la mancanza di rete o rimesse per la ricarica, sia tecnologici come l’attuale durata delle batterie.