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Investimenti e sviluppo tecnologico: la chiave per far crescere il riciclo avanzato

Il riciclo avanzato è una pratica che consente il recupero di plastiche altrimenti destinate all’incenerimento o alla discarica. Secondo il report di McKinsey & Company è un settore con importanti prospettive di crescita, ma servono investimenti e sviluppo tecnologico.

riciclo della plastica
via Pixabay

La domanda di plastica riciclata sta già crescendo ed è destinata a crescere ulteriormente

(Rinnovabili.it) – “Riciclo avanzato: opportunità di crescita”, il report appena pubblicato da McKinsey & Company, illustra lo stato dell’arte e le prospettive di crescita di un settore che, con il suo potenziale di crescita del 20% in otto anni, potrebbe rispondere, entro il 2030, all’8% della domanda di totale di polimeri.

Con l’aumentare della consapevolezza da parte dei consumatori, è aumentata la domanda di polimeri riciclati. Anche il mondo della produzione sta seguendo questa via, e stanno crescendo da un lato gli impegni per la sostenibilità da parte dei produttori dei beni di consumo, dall’altro il quadro di norme volte a regolarne la diffusione.

Le plastiche prodotte attraverso riciclo meccanico o avanzato, sono uno dei settori con maggiori prospettive di crescita: sono più di 80 le aziende globali di produzione di beni di consumo confezionati (CPG), che hanno assunto l’impegno di raggiungere un contenuto di riciclo negli imballaggi tra il 15 e il 50% entro il 2025.

Quando parliamo di riciclaggio meccanico, facciamo riferimento a un processo nel quale i rifiuti vengono lavati, triturati e pellettizzati; nel riciclo avanzato, invece, viene attuata una trasformazione chimica.

Opportunità e vantaggi per il riciclo avanzato

In particolare nel settore alimentare esiste una complessità legata all’uso delle plastiche riciclate, derivata dal problema della presenza di contaminanti. A tali questioni può rispondere in maniera efficace il sistema di riciclo avanzato, perché converte il materiale in idrocarburi e precursori altri, utilizzabili come materie prime chimiche.

Si tratta di processi come pirolisi, gassificazione, solvolisi e microonde, tramite i quali è divenuto possibile ampliare il panorama del riciclaggio. I tassi di riciclo meccanico per polietilene rigido (PE) e resina (PET) rigida sono piuttosto elevati, ma una ampia quantità di polimeri, tra cui le varie plastiche miste con gradi di contaminazione maggiori, possono beneficiare del riciclo avanzato.

Il riciclo avanzato inoltre presenta vantaggi in termini di sostenibilità, perché produce polimeri attraverso i rifiuti invece che utilizzando i combustibili fossili, e così facendo sottrae rifiuti plastici a un fine vita in discarica o inceneritore.

Secondo il report di McKinsey & Company il settore ha ampie prospettive di crescita, e potrebbe da solo soddisfare tra il 4 e l’8% della domanda di polimeri entro il 2030. Al momento, tuttavia, le percentuali sono vicine allo zero. Perché crescano sono necessari ingenti investimenti, quantificati in oltre 40 miliardi di dollari entro il decennio: con stanziamenti di questa portata le prospettive sono di una crescita annuale superiore al 20% annuo.

Per far crescere il riciclo avanzato servono investimenti e sviluppo tecnologico

Per favorire queste prospettive è indispensabile lo sviluppo di tecnologie chiave e un efficientamento della raccolta dei rifiuti. Al momento poche aziende dispongono infatti di impianti commerciali su larga scala, che abbasserebbero i costi di capitale per tonnellata metrica e i costi fissi per manodopera, manutenzione e spese generali. Il quadro attuale delle aziende attive in questi processi vede lo sviluppo solo delle prime fasi di commercializzazione, mentre tiene la produzione al di sotto delle 20.000 tonnellate di plastica riciclata avanzata l’anno. Una scala così limitata comporta un costi troppo elevati.

Per sviluppare il settore serve facilitare l’accesso a materie prime a basso costo: quest’ultimo è ora limitato dalla logistica della raccolta e dai costi troppo alti di trasporto. In alcune aree, esemplifica il report, i tassi di recupero di rifiuti di imballaggi in plastica sono più bassi di quelli dei rigidi. Questo succede perché gli imballaggi restano esclusi da molti programmi di riciclaggio, sono difficili da selezionare e spesso sono contaminati.

Il settore invece è fortemente promettente: già entro il 2024 si potrebbe arrivare a una capacità produttiva di un milione di tonnellate metriche l’anno, soprattutto grazie a una serie di progetti di riciclo avanzato già annunciati, spesso con la collaborazione di operatori petrolchimici. Sono già 20 i progetti in campo, la maggior parte dei quali è di piccola scala: solo pochi di questi infatti possono raggiungere una capacità che vada oltre le 50mila tonnellate all’anno.

Gli obiettivi sono però ambiziosi: una serie di operatori auspica di superare le dieci milioni di tonnellate entro il 2030.