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Casalnuovo. Biomasse, via al collaudo dell’impianto

di Pino Neri

Le prove sono terminate, le macchine sono pronte. Ed è pronto anche il forno che ingoierà e quindi brucerà tonnellate di legno e di scarti vegetali. Fuoco la cui forza sarà convertita in energia elettrica. Il via è previsto entro marzo. Dunque è tutto pronto nell’impianto di Casalnuovo, porta Nord di Napoli. Una struttura molto discussa nel territorio, ma anche molto singolare. Si chiama cogeneratore da biomasse. Per tutti è l’inceneritore di scarti del legno e di scarti vegetali. Una struttura che s’inserisce nel variegato quanto contradditorio settore della produzione di energia elettrica ricavata dallo smaltimento dei rifiuti. Il cogeneratore da biomassa dell’azienda Comasa di Casalnuovo funzionerà seguendo questo concetto: raccogliere materiali altrimenti destinati alla discarica per produrre energia. L’impianto è pronto. Si trova in via Napoli, periferia occidentale di Casalnuovo. La burocrazia regionale ha rilasciato tutte le autorizzazioni del caso, scavalcando ogni ostacolo. Come quello frapposto in diverse occasioni da Comune e ambientalisti. Barriere aggirate grazie all’istituzione, nella Regione, di una conferenza dei servizi attraverso cui la Comasa ha ottenuto il via libera senza dover passare per il parere degli enti locali, Municipalità e Asl 4 comprese.
Alla Comasa una delle ultime autorizzazioni è arrivata a marzo, quando il dirigente regionale dell’ufficio di sviluppo economico, Luciano Califano, ha fatto espropriare una fetta di terreno ricadente nel territorio dei comuni di Casalnuovo e Afragola. Alla Comasa serviva l’acqua dei pozzi dislocati in questi fondi. Da qui l’immediato sì degli organi competenti. Ora, dunque, a quattro anni dalla richiesta inoltrata alla Regione e a soli due dal primo via libera di palazzo Santa Lucia, accende i motori la macchina che brucerà gli scarti per produrre corrente. Sprigionerà energia elettrica per una potenza di 2,6 megawatt. Energia elettrica che sarà rivenduta all’Enel. Un business conveniente anche grazie agli ecoincentivi. «Se non fosse stato conveniente per noi non avremmo mai costruito l’impianto», spiegano i responsabili dell’azienda, che qui da anni producono cornici di legno. «In ogni caso – precisano dalla Comasa – non si può stabilire una data precisa di inizio delle produzioni perché tutto dipenderà da come risponderanno le attrezzature». C’è diffidenza alla Comasa. Qualche anno fa, quando sono partiti i lavori del bioinceneritore, l’azienda è stata crocefissa dagli ambientalisti e da una parte della classe politica locale. Poi, negli ultimi tempi, sono sorte polemiche scaturite dal forte rumore causato dall’attivazione della prova-macchine, il risultato di un processo necessario perché propedeutico alla messa in esercizio. «Prove che abbiamo in tutte le occasioni preventivamente segnalato al Comune e ai vigili urbani», puntualizzano ancora dalla Comasa. Comunque adesso nessuno protesta. Tace anche l’ufficio urbanistico del Comune, guidato dal neo-dirigente scelto all’inizio dell’anno dai commissari antimafia, l’ingegnere Luigi Giampaolino. Prima dello scioglimento del consiglio comunale s’era invece fatto un gran parlare di quello che stava accadendo in via Napoli, quando ancora quello del bioinceneritore era solo un progetto. L’ex sindaco, Antonio Manna, disse no all’impianto. Poi scoppiò lo scandalo dei rioni abusivi e la questione finì nel dimenticatoio.