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Grandi prospettive, Italia permettendo

Il 2009 potrebbe essere l’anno della svolta per il fotovoltaico. Le condizioni ci sono tutte. La scarsità di silicio solar grade è alle spalle. L’offerta di celle e moduli di silicio cristallino non solo è significativamente superiore alla domanda, ma in larga misura arriva da aziende con volumi di produzione elevati, che garantiscono notevoli economie di scala. Una situazione analoga si sta verificando per l’amorfo.
D’altronde basta mettersi sul mercato con una sufficientemente robusta richiesta di moduli fotovoltaici, possibilmente estesa su un arco pluriennale, per rendersi conto che i muri dei 3 dollari per watt nel caso del policristallino e dei 2 dollari per watt per l’amorfo non esistono più. Continuando per questa via, la grid parity non sarebbe più un obiettivo molto lontano.
Perché, allora, il condizionale che ho fin qui usato?
Le implicazioni psicologiche della crisi economico-finanziaria, innanzi tutto, con il corollario “ben altri sono gli interventi che devono avere priorità”: non importa quanto genuino e quanto interessato, può trovare orecchie disposte ad ascoltarlo.
Ma soprattutto quelle concrete. Il credit crunch non è un’invenzione dei media e le ripetute dichiarazioni pubbliche di alcune banche risuonano più come excusatio non petita che come limpida dichiarazione d’intenti. D’altra parte anche qui vale la stessa prova del budino che ho consigliato per i prezzi dei moduli fotovoltaici. Andare a chiedere oggi il finanziamento per istallazioni fotovoltaiche si rivela impresa molto meno agevole di pochi mesi or sono, e non è affatto scontato ricevere alla fine un sì.
Altrettanto concrete sono le implicazioni correlate al crollo delle quotazioni del petrolio, che giorni fa sulla Staffetta Quotidiana Marcello Colitti ha definito uno shock straordinario e drammatico. Poco importa che gli esperti più autorevoli, come appunto Colitti, mettano in evidenza quanto siano miopi le decisioni di ridimensionare o addirittura cancellare gli investimenti nel settore petrolifero, ma anche negli altri comparti energetici, rinnovabili incluse.
Per quanto queste decisioni possano all’apparenza essere giustificate dalla domanda calante e dalle attuali quotazioni del greggio, rimane il fatto che, quando la presente recessione sarà superata, l’aumento della popolazione mondiale e del reddito nei prossimi decenni renderà necessario un aumento degli investimenti. Un loro drastico taglio comporterà al momento di ripresa dell’economia un salto in avanti della domanda di energia, e l’incremento dei prezzi degli idrocarburi – in assenza di tecnologie alternative per soddisfarla- sarà probabilmente proporzionale alle riduzioni negli investimenti nel campo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili che, sulla base di una loro minor convenienza congiunturale, si stanno oggi verificando.
Non a caso Barack Obama ha delineato una politica energetica e scelto un team di stretti collaboratori in grado di attuarla con convinzione, dove la promozione dell’efficienza e delle rinnovabili si configura come lo strumento da un lato per vincere le reazioni di tipo deflativo alla crisi, dall’altro per avviare una transizione energetica e ambientale in grado di offrire un’alternativa sostenibile alla domanda di beni e servizi che si avrà una volta lasciata alle spalle l’attuale recessione.
Pur fra contraddizioni e resistenze, con l’approvazione del pacchetto energia/clima anche l’Europa sembra avviata nella medesima direzione. Tuttavia, poiché l’implementazione degli obiettivi decisi a Bruxelles dipenderà dalle scelte e dalla volontà politiche dei singoli stati membri, occorre che anche in Italia si vada al di là delle continue riaffermazioni sull’importanza dell’efficienza energetica e delle rinnovabili per imprimere una convinta accelerazione allo sviluppo sia di capacità produttive e di servizi, sia di un’adeguata domanda. E allora, per il fotovoltaico, inizierebbe la fase della grande svolta.

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