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Riscaldamento globale, “raffredda” il Pil dei paesi poveri

Secondo un nuovo studio il Global Warming danneggerà la stabilità politica ed economica con un’estensione tale da superare qualsiasi previsione

Ogni volta che il “termometro” terrestre guadagna un grado il prodotto interno lordo dei Paesi in via di sviluppo segna un punto percentuale in meno. La relazione appena esposta è stata dimostrata dall’economista Benjamin Olken del Massachusetts Institute of Technology di Boston attraverso uno studio che ha messo in correlazione il riscaldamento globale alla crescita economica degli ultimi 50 anni sia a livello delle nazioni ricche che di quelle povere. Il collegamento tra alte temperature ed incremento della povertà è molto più forte di quanto si possa pensare”, spiega Olken. Mentre il Pil delle nazioni ricche sembra non aver risentito in maniera diretta della febbre del Pianeta, l’aumento delle temperature può al contrario avere effetti devastanti sulle intere economie, di per sé traballanti, dei paesi in via di sviluppo. Ma il decremento dell’1% del Prodotto interno Lordo corrispondente al grado in più nel termometro atmosferico non è l’unico effetto riscontrato. Negli anni caldi si è, infatti, rilevata anche una riduzione delle pubblicazioni scientifiche – misura di innovazione – così come degli investimenti regionali, oltre ad essersi rivelati come i periodi di maggiore instabilità politica (cadute di governi o colpi di stato). Lo studio presentato in questi giorni al meeting della American Economics Association, di San Francisco, lancia anche il suo allarme personale: “se le temperature saliranno come previsto, entro dieci anni il gap economico tra paesi ricchi e nazioni povere raddoppierà ed in 50 anni aumenterà di ben 12 volte”.