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La Serbia cancella tutti i permessi alla mega miniera di litio di Rio Tinto

Belgrado sceglie di stracciare tutti i permessi dati al colosso minerario anglo-australiano. Troppe proteste e troppo a ridosso delle elezioni del 3 aprile. Il no alla miniera prolungherà la carenza di litio sui mercati fino a metà decennio, prevedono gli analisti. Nel 2022 l’offerta globale sarà 100mila t più bassa della domanda, nel 2023 il gap salirà a 170mila t. I leader della protesta in Serbia: adesso una moratoria di 20 anni sulle miniere

litio morto
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La miniera di litio di Loznica avrebbe prodotto 58mila t di minerale l’anno

(Rinnovabili.it) – La Serbia ha cancellato tutti i permessi di estrazione dati al gigante minerario Rio Tinto nel paese. Così Belgrado prova a scrivere la parola fine in fondo al lungo capitolo della miniera di litio di Loznica, nella valle di Jadar. Il presidente Aleksandar Vučić ha preso la decisione dopo aver dato un’occhiata alle strade della capitale e un’altra al calendario: troppe proteste e troppo a ridosso delle elezioni generali del 3 aprile.

Di fronte alla prospettiva di un’emorragia di voti, Vučić ha preferito un’emorragia di denaro: la miniera di litio valeva 2,4 miliardi di euro e avrebbe proiettato la Serbia nell’Olimpo dei produttori globali di questo metallo cruciale per la transizione ecologica, insieme a Cina, Cile, Australia e Argentina.

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A Loznica si trova uno dei giacimenti di litio più grandi del mondo. L’area è ricchissima di un borosilicato di litio e sodio (ribattezzato jadarite), stimato in 136 milioni di tonnellate. Da solo potrebbe coprire il 10% della domanda mondiale e cambiare la supply chain globale delle batterie al litio, oggi dominata dalla Cina. A regime avrebbe estratto 58mila t di litio battery-grade ogni anno, abbastanza per 1 milione di EV e per produrre anche acido borico, sostanza usata per ceramiche e batterie, oltre a solfato di sodio con impiego in prodotti detergenti.

Secondo diversi analisti, il no di Belgrado prolungherà la carenza di litio sui mercati globali almeno fino a metà decennio. Per Credit Suisse, la domanda supererà l’offerta di 100mila t quest’anno e di 170mila t l’anno prossimo. Già nel primo semestre 2022, il prezzo del litio dovrebbe salire dell’80% rispetto alla media di giugno-dicembre 2022 toccando i 20.000$/t.

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“Abbiamo soddisfatto tutte le richieste delle proteste ambientaliste e abbiamo messo fine alla presenza di Rio Tinto nella Repubblica di Serbia”, ha dichiarato la premier Ana Brnabić in un discorso televisivo. “Tutto ciò che riguarda il progetto Jadar è finito”. Nelle scorse settimane, il governo aveva provato con soluzioni meno drastiche, congelando il progetto e sospendendo le autorizzazioni a Rio Tinto. Ma le proteste contro la miniera di litio non si sono fermate.

E non accennano a diminuire nemmeno dopo lo stop finale annunciato dall’esecutivo. Gli attivisti, infatti, stanno raccogliendo le firme per una moratoria di 20 anni sullo sfruttamento di litio e boro nel paese. Per il movimento Kreni-promeni che guida le proteste, quella di Vucic e Brnabic è la classica mossa cosmetica pre-elettorale. Che non risolve nulla: lo stop a Rio Tinto non significa aver risolto i problemi ambientali connessi con le attività minerarie in Serbia. “Se la moratoria non arriverà in parlamento prima che questo sia sciolto per le elezioni, riprenderemo le proteste di piazza”, annuncia il leader del movimento Savo Manojlović.