Diplomatico di carriera, 57 anni, da 30 alla Farnesina, Modiano lascia il ministero degli Esteri per finire inquadrato sotto il dicastero guidato da Roberto Cingolani come Direttore Generale per l’attività europea e internazionale. Vaghi i suoi compiti: raccordo tra MiTE e MAECI, dare più efficacia all’azione italiana sul clima
La nomina dell’inviato speciale per il cambiamento climatico era attesa da giugno
(Rinnovabili.it) – Anche l’Italia ha il suo inviato speciale per il cambiamento climatico. Sarà Alessandro Modiano, diplomatico di carriera con il rango di ministro plenipotenziario presso il ministero degli Esteri. La nomina è arrivata sabato 15 gennaio con un enorme ritardo. Era giugno quando il governo aveva annunciato per la prima volta di voler seguire l’idea di altri paesi, Stati Uniti e Cina in testa, e scegliere un capo negoziatore internazionale per tutti gli affari che riguardano il clima.
La nomina arriva con un ritardo di 6 mesi
Ritardo che è nato da braccio di ferro tra i vertici del MiTE e della Farnesina. Roberto Cingolani e Luigi Di Maio hanno faticato a trovare un nome condiviso e rimandato più volte la scelta. L’ultimo tira e molla a quanto pare si è giocato sull’inquadramento di Modiano. Cingolani avrebbe preteso e ottenuto che l’inviato speciale per il cambiamento climatico smettesse i panni del diplomatico e fosse ufficialmente alle dipendenze del MiTE. E così Modiano è diventato Direttore Generale per l’attività europea e internazionale del ministero della Transizione Ecologica.
Non sono stati 6 mesi come gli altri. Soprattutto per l’Italia. Da giugno a oggi si sono tenute le fasi finali del G20 a presidenza italiana. Un G20 che ha fatto qualche passo avanti su clima ed energia, ma non è riuscito a sbloccare i dossier più spinosi, come il phase out del carbone. L’Italia ha anche guidato come co-organizzatore la COP26 di Glasgow senza un inviato per il clima.
Cosa farà l’inviato speciale per il cambiamento climatico?
Il decreto con cui il governo aveva creato la nuova posizione affida all’inviato speciale per il cambiamento climatico il compito di “consentire una più efficace partecipazione italiana agli eventi e ai negoziati internazionali sui temi ambientali, ivi inclusi quelli sul cambiamento climatico”. Espressione quanto mai vaga, che non dice quasi nulla sulla libertà di manovra che avrà Alessandro Modiano.
I comunicati di MiTE e Farnesina sono ugualmente scarni. Si limitano a dire che “svolgerà un’importante azione di raccordo tra MAECI e MiTE e sarà il riferimento per la dimensione esterna delle politiche di contrasto al cambiamento climatico delle varie Amministrazioni italiane”. Parole che sembrano alludere più a una figura di esecutore che a quella di un negoziatore con poteri ampi. Una figura, per fare un esempio, piuttosto distante da quella americana, che partecipa attivamente ai vertici settimanali con il presidente e le principali agenzie statali, dice la sua e indirizza l’agenda politica. Ma sarà la prassi dei mesi che verranno a svelare compiti e utilità dell’inviato italiano.
Modiano ha iniziato la carriera diplomatica 30 anni fa. Dal 1995 è stato in servizio presso la Presidenza della Repubblica, al segretariato generale presso l’Ufficio affari diplomatici. Gli incarichi all’estero l’hanno portato in Cile, Argentina, Sudafrica e Egitto. Da qui nel 2015 è tornato in Italia come vice direttore generale alla Farnesina per la mondializzazione e le questioni globali e direttore centrale per le questioni globali.