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ANCE-Legambiente: Piano Casa sia spinta all’edilizia sostenibile

Condivisa da entrambe la necessità di riqualificare e rinnovare il patrimonio edilizio individuando provvedimenti immediati ed efficaci anche per la loro possibile funzione anticongiunturale

Ieri è arrivato il via libera dalla Conferenza Governo-Regioni-Comuni al Piano nazionale di edilizia abitativa da 550 milioni, il cosiddetto “Piano casa”, la cui discussione proseguirà ora nella prossima riunione del Consiglio dei ministri. E in attesa del “sì” in Cdm Ance e Legambiente ne approfittano per dare delle indicazioni, perché il provvedimento possa costituire una spinta alla riqualificazione energetica e all’edilizia di qualità.
Ricordando come l’edilizia sostenibile sia oramai in Europa uno dei “mercati di punta” per raggiungere nel futuro prossimo una serie di obiettivi fondamentali quanto a occupazione e ambiente, e come molti paesi UE abbiano legato la riqualificazione del patrimonio immobiliare a target di efficienza energetica e di diffusione dell’uso delle rinnovabili, Ance e Legambiente concordano entrambi sulla necessità che anche il Piano casa promuova interventi in questa direzione. Suggeriscono pertanto che: “gli aumenti di cubatura previsti siano legati ad obiettivi di risparmio e di riqualificazione energetica anche, dove tecnicamente possibile, attraverso l’uso di energie da fonte rinnovabile” e che il miglioramento delle prestazioni energetiche del patrimonio esistente e delle demolizioni e ricostruzioni, così come per le nuove costruzioni” costituisca non solo un obbligo dettato dagli impegni internazionali assunti, ma una scelta politica con cui riqualificare il patrimonio italiano “e sostenere, anche con adeguati incentivi – volumetrici od economici – l’innovazione del settore”.
“La semplificazione degli adempimenti in materia edilizia – continuano – è un obiettivo non solo da condividere, ma da sottoscrivere. Il difficile rapporto con la Pubblica Amministrazione, spesso non in grado di rispondere nei tempi previsti dalle leggi, è una delle debolezze non solo del settore delle costruzioni, ma spesso di tutto il Paese.
La soluzione, qualsiasi essa sia (tempi certi alle procedure vigenti, nuove procedure accelerate), deve però consentire un percorso che premi la qualità degli interventi e la professionalità degli operatori, definendo certezze più che deregolazioni generalizzate”. Ecco perché risulta determinante, in questo contesto, un confronto con le Regioni per valutare le modalità con cui disciplinare la realizzazione degli interventi e verificare esperienze già avviate sul territorio.

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