Il documento, che può ancora essere modificato, riconosce tra le righe che l’ambizione raggiunta a Glasgow non è abbastanza e dà appuntamento al 2023 per una nuova tornata di impegni sul clima con orizzonte 2030
Mancano 3 giorni alla fine del vertice sul clima di Glasgow
(Rinnovabili.it) – “Abbiamo ancora una montagna da scalare”, commentava ieri sera Alok Sharma a 3 giorni dalla chiusura del vertice sul clima di Glasgow. Il presidente della COP26 non ha nascosto che i negoziati sono in salita e che il fallimento del summit è una possibilità. La conferma arriva dalla bozza di comunicato del CMA, la cosiddetta ‘cover decision’ sull’implementazione dell’accordo di Parigi, resa pubblica poche ore fa.
Il vertice sul clima di Glasgow rinvia tutto al 2023
Il documento invita i paesi a “rivedere e rafforzare gli obiettivi al 2030 nei loro contributi nazionali volontari, entro la fine del 2022, come è necessario per allinearsi con l’obiettivo sulla temperatura dell’Accordo di Parigi”. Queste righe le si può leggere in molti modi, ma dicono con certezza una cosa: alla COP26 il livello di ambizione non crescerà più, o comunque non abbastanza. E per evitare la debâcle si chiede una nuova tornata di impegni sul clima entro un anno. Al punto 40 si invita il segretario generale dell’Onu Guterres a “riunire i leader mondiali nel 2023 per considerare l’ambizione al 2030”. Già questo la dice lunga su quanti ostacoli ci siano ancora sulla strada verso gli 1,5 gradi.
E non è detto che queste righe sopravvivano nel testo finale. Così come non è detto che restino alcuni passaggi che hanno un linguaggio più chiaro e solido su temi cruciali. Ad esempio su carbone, petrolio e gas. La cover decision chiede ai paesi di “accelerare il phase out del carbone e dei sussidi ai combustibili fossili”: finora il riferimento era sempre stato limitato ai sussidi “inefficienti”. Al G20 di Roma, peraltro, si parlava di un abbandono graduale “nel medio termine”, al vertice sul clima di Glasgow no. Parole, quelle del testo del CMA, che compaiono anche nel secondo documento pubblicato oggi come bozza, relativo alla ‘cover decision’ della COP.
Ma c’è anche un passaggio molto ambizioso, che va oltre l’accordo di Parigi perché cancella la soglia dei 2 gradi e prende in considerazione soltanto quella degli 1,5°C. E’ il punto 23, incastrato sotto il cappello “Mitigazione”. Si “riconosce che gli impatti del cambiamento climatico saranno molto più bassi con un aumento di temperatura di 1,5°C rispetto a uno di 2°C”, e si “decide di proseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C”. L’ultima frase è identica a quella della dichiarazione finale del G20 di Roma, ma c’è una differenza importante: è caduto il riferimento ai 2 gradi, e con esso anche gli alibi. In più, si mette nero su bianco che per restare in linea con questa traiettoria serve un calo di emissioni del 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010, una baseline che mancava nei negoziati precedenti. (lm)