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AirBubble porta la magia delle microalghe alla COP26

Il bioreattore gonfiabile AirBubble prende posto alla COP26 e grazie alle microalghe arriva a purificare ben 100 litri d'aria al minuto

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Airbubble Glasgow alla COP26- credit Otrivin

Il progetto di AirBubble è stato sviluppato dagli italiani di ecoLogicStudio

(Rinnovabili.it) – Dopo il successo dell’AirBubble di Varsavia, i due visionari fondatori di ecoLogicStudio portano la magia delle microalghe anche alla COP26.

L’installazione è situata all’esterno del Glasgow Science Centre, nella Green Zone della Conferenza Annuale sul clima e permetterà ai visitatori grandi e piccoli di toccare con mano le molteplici opportunità fornite dalla combinazione di biotecnologia e architettura.

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L’eco macchina è composta per il 99% di aria, acqua e colture viventi di microalghe che, attraverso un accurato processo di fotosintesi, purificano l’aria interna alla “bolla”. Il progetto è stato ideato dal team di ecoLogic Studio, Claudia Pasquero e Marco Poletto, in collaborazione con Otrivin dell’azienda GSK Consumer Healthcare.

La nuova generazione di Architetture viventi

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Airbubble Glasgow alla COP26- credit Otrivin

Bellezza ed efficienza, ecco le parole chiave di AirBubble. Una volta messo piede all’interno di AirBubble, i visitatori si sentono a tutti gli effetti immersi in una gigantesca bolla di ossigeno appena metabolizzato.

L’eco-macchina di Glasgow è a tutti gli effetti il primo bioreattore pneumatico di ecoLogicStudio.

Gli oltre 6.000 litri d’acqua contenenti 200 litri di colture viventi di microalghe Clorella, filtrano 100 litri di aria urbana inquinata ogni minuto.

La pelle esterna è una sottile membrana di TPU trasparente e completamente riciclabile, e spessa poco più di 0,5 mm.

Le colture di microalghe permettono di filtrare attivamente e rimetabolizzare le particelle inquinate restituendo ossigeno puro grazie alla tecnologia proprietaria PhotoSyntetica.. Il solo “carburante” necessario affinchè il processo avvenga è il Sole, unico responsabile della fotosintesi.

La membrana esterna di AirBubble è monitorata in tempo reale da una serie di sensori, che rilevano il vento e trasferiscono le vibrazioni alla cortina gonfiabile.

Verso edifici Net zero Energy

Nel suo piccolo AirBubble di Varsavia è stata in grado di ridurre i livelli di inquinamento dell’80%. Il flusso d’aria circolare infatti cattura sei differenti inquinanti: particolato fine PM2,5 e PM10, ozono troposferico (O3), biossido di azoto (NO2), anidride solforosa (SO2) e monossido di carbonio (CO). Il progetto è in grado di assorbire il 97% dell’azoto e il 75% del particolato nell’aria.

Sfruttare la biotecnologia applicata al settore delle costruzioni permetterebbe quindi di accelerare il nostro passaggio verso un settore ad emissioni vicine allo zero.