Presentato il progetto di installazione dell'impianto della società Dafin, che sorgerà nel territorio di Mafalda, al posto dello stabilimento dismesso Marrollo produttore di fabbricati di cemento. Il cantiere partirà da qui a sei mesi. La centrale entrerà in funzione nel settembre del 2011. Produrrà energia elettrica e in parte termica da vinacce e altre materie vegetali derivanti dalle potature legnose e impiegherà 50 dipendenti.
Dalle vinacce e potature legnose all’energia elettrica attraverso un processo di combustione. Sarà questo in sintesi il meccanismo di lavoro della nuova centrale a biomasse che nel settembre del 2011 entrerà in funzione a Mafalda.
L’impianto, la cui cantierizzazione partirà da qui a sei mesi, è stato presentato oggi 19 marzo nella sede dell’Associazione industriali nel nucleo industriale di Termoli. La centrale sarà realizzata dalla Dafin Spa, nuova impresa del settore energetico rinnovabile con sede legale a Chieti, con a capo la famiglia D’Auria, proprietaria di una grande distilleria e di una cantina vinicola a Ortona. La particolarità dell’impianto è che appunto le materie prime da trasformare in energia saranno per la maggior parte le vinacce, quindi legate alla filiera vitivinicola. Nel dettaglio la centrale da 12 Mwe avrà la capacità di convertire in energia 90mila tonnellate di vinacce, 30mila di sansa e 10mila di potature legnose, derivanti da interventi selvicolturali, manutenzioni forestali o del verde pubblico e anche dalla lavorazione degli uliveti del posto. L’impianto sarà in grado di produrre più di 85 milioni di Kwh di energia elettrica pari al fabbisogno di circa 25.900 famiglie.
La sua realizzazione avrà un costo di 50 – 60 milioni di euro, finanziamento a carico in prevalenza della Dafin e da eventuali istituti di credito che vorranno sostenerlo. L’investimento sarà recuperato in 15 anni. La Dafin ha per il momento come socio oltre alla famiglia D’Auria anche un distillatore spagnolo, ma è aperta al coinvolgimento di altri imprenditori privati interessati sul territorio. La Dafin ha ottenuto tutte le autorizzazioni e ha stipulato una convezione con il Comune di Mafalda. In cambio dell’ospitalità per l’insediamento, dovrà partecipare alla realizzazione dell’albergo diffuso, di un centro di ricerca sulle energie rinnovabili e dovrà versare un contributo del 2 per cento sul fatturato derivante dalla vendita di energia. L’impianto rientra infatti in un progetto più ampio, che si chiama appunto “Progetto Mafalda”, per rilanciare il territorio e offrire occupazione attraverso le energie rinnovabili.
«E’ un progetto serio, in linea con la necessità sostenuta anche dal presidente americano Obama di puntare sulla rivoluzione verde – ha detto Emiliano Errico, giornalista di Radio 24 Il Sole 24 ore durante la conferenza – proprio in questi giorni è stato pubblicato il bollettino annuale di Legambiente. Lo studio rileva che in Italia i Comuni che hanno realizzato almeno un impianto di energia rinnovabile sono quasi 6mila, la maggior parte solare. Centocinquanta impianti, come quello futuro di Mafalda, attingono dalla materia prima legata alla produzione di vini». L’imprenditore Nicola D’Auria ha sottolineato che il progetto completa la filiera: «Abbiamo accettato un invito da parte del Comune di Mafalda, per questo abbiamo scelto questo territorio. Il bacino di riferimento sarà rappresentato dall’Alta Puglia, Molise e Basso Abruzzo». Daniele Barbone, responsabile Ambiente e Comunicazione del progetto, ha spiegato ulteriormente i dettagli tecnici: «Al momento l’autorizzazione per realizzare l’impianto prevede l’impiego delle tre tipologie indicate di prodotti vegetali, ma è in fase di studio l’estensione anche ad altri. La centrale non esaurisce i suoi scopi nella produzione di energia, ma è legata a un programma di sviluppo del territorio. Sarà prodotta anche in parte energia termica e si sta studiando la possibilità con gli operatori locali di usarla per realizzare almeno 15 ettari di serre».
Il progetto è al centro di numerose polemiche in paese. I cittadini hanno manifestato con cortei e fondato dei comitati. E Barbone ha parlato a questo proposito dell’impatto ambientale: «E’ ovvio che dipende da quello che entra nell’impianto. Si tende spesso a strumentalizzare, si parla di diossina, di sostanze che creano allarme nella popolazione, ma sono timori completamente infondati per Mafalda, in quanto non utilizzeremo plastica o altri materiali, ma semplicemente prodotti vegetali. Sono previsti inoltre 4 stadi di abbattimento degli inquinanti, per cui l’impianto rispetta in pieno le normative vigenti. Tutti i dati sulle emissioni – secondo quanto stabilito dalle autorizzazioni – saranno costantemente monitorati, con lo Sme, cioè con una serie di indicatori al secondo che saranno on line. Quindi ogni cittadino potrà essere informato. E sono previsti controlli su matrici ambientali differenti nell’area del Trigno». A Mafalda è stato già aperto un punto informativo sul progetto. Quali saranno gli effetti occupazionali? «Per la cantierizzazione sarà che durerà due anni, saranno impiegate alcune centinaia di operai – ha aggiunto Barbone – per le attività dirette legate alla produzione 45 – 50 dipendenti, e favoriremo il riassorbimento delle maestranze dello stabilimento dismesso dove sarà ubicata la centrale, cioè l’azienda Marrollo, produttrice di fabbricati di cemento». I rappresentanti della Dafin hanno inoltre spiegato che è stata scelta Termoli per la presentazione del progetto «perché è un intervento di grandi dimensioni, quindi di interesse vasto, e perché la sede più idonea era quella dell’associazione industriali». Al centro delle polemiche in paese, sollevate anche dalla minoranza in Consiglio comunale, c’è anche il presunto conflitto di interessi del sindaco Nicola Valentini, presidente della banca di credito cooperativo della valle del Trigno, Barbone ha detto: «I nostri contatti con gli istituti di credito sono a livello nazionale, quindi non c’è alcun problema da questo punto di vista».