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Declinazioni del cibo nel Goal 2 dell’Agenda 2030

Come ha messo in evidenza Papa Francesco, siamo di fronte a una «crisi complessa che è insieme sociale e ambientale» di cui il cibo è parte integrante. Il convegno “Food Systems Summit 2021: risultati e prospettive per l’Italia” organizzato dall’ASviS ha avviato una riflessione sui nostri stili di vita e in particolare sul Goal 2 dell’Agenda 2030

cibo goal 2

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – «Scartare cibo significa scartare persone» ha twittato Papa Francesco. Quando parla di «ecologia integrale» intende dire che siamo di fronte a una «crisi complessa che è insieme sociale e ambientale» di cui il cibo è una parte essenziale.

Cresce in tutto il mondo l’impegno a realizzare modelli agroalimentari sostenibili di produzione e di consumo: a livello europeo con la strategia Farm to Fork, a livello globale con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Il Food Systems Summit indetto dall’Onu ha messo al centro delle politiche internazionali l’urgenza di trasformare i sistemi alimentari per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Nel convegno “Food Systems Summit 2021: risultati e prospettive per l’Italia” l’ASviS ha avviato una riflessione sui nostri stili di vita e in particolare sul Goal 2 (Sconfiggere la fame) dell’Agenda 2030.

«Il Goal 2 è multidimensionale» ha esordito Marcella Mallen, presidente dell’Asvis: all’obiettivo di sconfiggere la fame si accompagnano quelli di migliorare la nutrizione e trasformare la filiera agroalimentare.

La relazione che unisce tutti gli aspetti della vita sulla Terra  

Il cibo è in stretta relazione con i cambiamenti climatici, anzi potremmo dire che sono legati in una sorta di spirale. La produzione di cibo genera circa un terzo dei gas a effetto serra, questi scatenano cambiamenti climatici che si manifestano con eventi estremi sempre più frequenti che incidono sulla produzione di cibo. Possiamo definire “circolare” anche il rapporto tra cibo e salute: il cibo e le pratiche agricole impattano sulla salute, che a sua volta dipende da scelte alimentari sane.

Nel 2050 sul Pianeta ci saranno quasi dieci miliardi di persone; ovviamente dovranno mangiare, quindi si verificherà una crescente pressione sulla produzione di cibo per la quale si stima un aumento del 70%. Ma il legame tra cibo, ambiente e fattore demografico non si esaurisce qui: più del 70% delle persone abiterà nei grandi centri urbani, provocando un cambiamento nella domanda che avrà come conseguenza la necessità di moltiplicare trasporti, deposito e conservazione del cibo.

«Più di 800 milioni di persone nel mondo soffrono la fame. Il paradosso è che non hanno fame perché non c’è abbastanza cibo per tutti ma perché sono distorti i rapporti di forza all’interno delle filiere», ha ricordato Mallen: ai produttori va una quota minima, l’accesso al mercato è negato a molti, la mancanza di infrastrutture genera una enorme perdita di cibo (vuoi per la difficoltà dei trasporti, vuoi per l’impossibilità di conservare correttamente le derrate).

L’agricoltura familiare produce un terzo del cibo del mondo

Non identifichiamo le produzioni agricole con le grandi multinazionali: l’agricoltura cosiddetta “familiare”, produce un terzo del cibo del mondo ma sono proprio questi piccoli produttori l’anello debole della catena, i più esposti ai danni provocati dal cambiamento climatico e quelli che hanno maggiore bisogno di sostegni per adottare sistemi produttivi innovativi e quindi più efficienti e sostenibili.

«Dietro a un buon cibo c’è una buona agricoltura, che oggi è sinonimo di ricerca e innovazione», ha spiegato Stefania De Pascale, vice presidente del CREA. La filiera agroalimentare è importante, ma nello stesso tempo è fragile e sensibile ai temi della sostenibilità. «La conoscenza ci rende padroni delle nostre scelte»: i consumatori informati saranno consapevoli delle conseguenze positive di un’alimentazione sana, per loro stessi e per l’ambiente.

Passiamo dalle parole ai fatti

«Le imprese agroalimentari sono parte del problema, ma possono essere parte della soluzione», ha spiegato Angelo Riccaboni, docente di Economia aziendale nell’Università di Siena e co-coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 2. «Di parole se ne sono spese tante, è il momento di passare ai fatti».

In questi mesi si è compreso che non va bene l’approccio one size fits all. Le diete sono collegate ai territori, quindi valorizzare le produzioni locali fa bene alla salute e all’ambiente. Si è capovolta la chiave di lettura: prima la globalizzazione doveva uniformare tutto, oggi il modello italiano – fatto di piccole aziende, di carattere familiare, legate al territorio – può diventare il punto riferimento per altri Paesi.

«Le nostre imprese agroalimentari sono piccole, nelle aree interne sono piccolissime: il nodo è che chiediamo loro di essere sostenibili ma nello stesso tempo bisogna far sì che diventino redditizie e garantiscano il giusto reddito ai produttori». L’immagine degli agricoltori custodi del territorio è molto romantica, ma assolutamente improponibile. Mission impossible? No, a patto di capire che «la chiave del cambiamento è nell’innovazione».

Il Gruppo di lavoro sul Goal 2 è riuscito a mettere d’accordo su 10 impegni tutte le associazioni che rappresentano l’agroalimentare. Vediamone i punti centrali: innovazione come fulcro di tutti gli impegni; promozione della dieta mediterranea, sostenibile, attenta ai territori e alla valorizzazione delle tipicità; miglioramento dei processi produttivi perché diventino sostenibili.

Bisogna aiutare le imprese ad autovalutarsi per capire se sono effettivamente allineate agli SDGs: è più semplice per le grandi imprese, le piccole lo considerano una minaccia alla loro sopravvivenza.  Sta a noi spiegare che anche per loro la sostenibilità può essere un’opportunità di sviluppo.

Dai giovani viene la spinta al cambiamento

«Come si può pensare di rivoluzionare un sistema se non si parte dal basso, puntando convintamente sui giovani?». Il Conseil Européen des Jeunes Agriculteurs (Ceja) riunisce 33 associazioni di giovani agricoltori da 23 Stati membri, un totale di 2milioni di giovani agricoltori. Un numero interessante, ma ancora insufficiente, ha avvertito la presidente di Ceja, Diana Lenzi sottolineando come in Europa ci sia un problema di ricambio generazionale nel settore agroalimentare.

I giovani sanno riconoscere il potenziale dell’innovazione tecnologica e sono più creativi; molti tornano alla campagna dopo lauree, master e altri lavori. La voglia di cambiare è la loro forza. Tuttavia, nulla si improvvisa, anche per le professioni dell’agroalimentare serve formazione. «Si deve aumentare l’intelligenza per ettaro», sia agronomica che economica, ovvero quella capacità di riconoscere i migliori processi produttivi, di capire dove serve innovazione tecnologica piuttosto che innovazione scientifica, nonché quando adottare una metodologia diversa permette di avere un impatto ambientale minore.

Lenzi ha sottolineato la necessità di ribilanciare la catena del valore nell’agroalimentare: chi lavora nel settore è sempre visto in posizione perdente. Si deve trovare il modo di coniugare sostenibilità e remunerazione: gli agricoltori sono i primi a subire i danni dei cambiamenti climatici e deve essere garantito loro un giusto reddito. E soprattutto cambiamo narrativa, l’agricoltura non è nemica del clima. Gli agricoltori sono essi stessi consumatori, dei quali comprendono richieste e aspettative, e hanno tutto l’interesse di produrre alimenti sani senza danneggiare l’ambiente: la Terra non è forse il loro “posto di lavoro”?

L’olio evo non è un veleno

Francesca Petrini è contitolare della Fattoria Petrini, azienda agricola marchigiana specializzata nella produzione di olio extravergine d’oliva biologico e derivati. Tra i prodotti di punta c’è “Petrini Plus”, un olio arricchito con vitamine D3, K1 e B6, testato scientificamente e clinicamente per le sue proprietà nutraceutiche.

Inevitabile che con lei si parlasse di etichette. «Secondo il sistema di etichettatura Nutriscore l’olio evo è una sorta di veleno, invece è uno dei grassi migliori per la salute». La proposta italiana di «Nutrinform battery punta invece sull’equilibrio della dieta in cui deve entrare anche l’olio d’oliva. Non demonizza nessun ingrediente ma spiega cosa contiene una singola porzione e qual è il suo valore nutrizionale».

L’Italia detiene il primato dell’olio extravergine di oliva di qualità, dobbiamo difenderlo perché è la base della dieta mediterranea, un regime super sostenibile che valorizza la diversità dei territori. Chi lavora nel biologico sa che la salvaguardia dell’ambiente non è solo un costo, ma un valore strategico per l’impresa.

Petrini è una convinta assertrice dei sistemi agroalimentari improntati alla sostenibilità per un motivo semplicissimo: sono l’unico modo per salvare l’uomo e il Pianeta.

L’effetto devastante del land grabbing

«Il cibo è un marcatore sociale, un fattore identitario» ha affermato Ivana Borsotto, presidente dell’associazione di volontariato Focsiv.

Borsotto ha fatto una riflessione sull’accaparramento delle terre, che impatta fortemente sulla produzioni di cibo. Il Rapporto sul land grabbing della Focsiv documenta che l’accaparramento delle terre a danno delle popolazioni autoctone non si è fermato nemmeno con il Covid: nel 2020 sono stati sottratti 93 milioni di ettari (una superficie pari a quella di Germania e Francia) alle popolazioni locali per essere destinati a monocolture e allo sfruttamento senza limiti delle risorse naturali, con effetti devastanti sulla qualità del terreno, sull’inquinamento e sull’impoverimento delle popolazioni.

Una lettura attenta del fenomeno evidenzia che il land grabbing genera ulteriore povertà, cambiamento climatico, disuguaglianze e migrazioni, sfruttamento del lavoro minorile ed ha ripercussioni drammatiche sulla componente femminile della società, schiacciata da comunità patriarcali che ne annientano i diritti umani.

«La Laudato si’ di Papa Francesco ha una forza rivoluzionaria» ha concluso Borsotto «porta lo sguardo dallo sfruttamento alla cura e ci avverte che il nostro comportamento deve cambiare: nei sistemi alimentari, nel produttivismo esasperato, nello sfruttamento del lavoro». Non è più accettabile girarsi dall’altra parte.

Non si risponde alla transizione ambientale omologando le diete

Diritto al cibo e sicurezza alimentare sono temi che il Food Systems Summit, pur con alcune imperfezioni, ha riportato al centro. Il Covid ha messo brutalmente sul tavolo l’impatto della crisi ambientale e sanitaria sui sistemi alimentari: temi che si incrociano con l’andamento della curva demografica e impongono di individuare nuovi equilibri e mettere in campo nuove responsabilità. Maurizio Martina, vice direttore generale della FAO, ha sottolineato che «non si risponde alla trasformazione dei sistemi alimentari e alla transizione ambientale omologando le diete. Dobbiamo stare attenti a questa tendenza che porta a impoverire territori e biodiversità, modelli alimentari, agricolture, contesti ambientali».

Il cibo va interpretato in una dimensione evolutiva, anche nel caso di pilastri di sostenibilità come la dieta mediterranea. Vogliamo che rimanga solo una parte della nostra storia o che diventi un modello anche per gli altri? Cosa succederà da qui a 50 anni? Come riprogettare i territori, come rendere consapevoli le comunità? Nei mercati occidentali il consumatore detta legge e le aziende cercano di intercettare queste richieste. Ma non è così dappertutto, ha ammonito Martina: «Gran parte del mondo non può scegliere, è un tema di sussistenza. La questione alimentare si gioca su una necessità che non è garantita a tutti».

Roma, in quanto sede di agenzie multilaterali del cibo (FAO, Ifad, WFP), e l’Italia siano protagoniste di un lavoro che deve abbracciare varie questioni: lotta allo spreco e alla perdita di cibo, diete per l’infanzia, trasformazione agroecologica, disponibilità di tecnologie e innovazione per tutti. Ma soprattutto «non basta più analizzare, organizziamo coalizioni per agire aggregando soggetti pubblici e privati su un tema e misurando le azioni fatte».

Lo spreco di cibo non è sostenibile

Cibo e spreco, due facce della stessa medaglia. Come si differenzia l’approccio al cibo? Quanto si spreca? Qual è la differenza tra lo spreco domestico ed extradomestico in base ai componenti principali delle nostre diete? Domande che fanno parte dell’analisi di Waste Watcher, l’Osservatorio internazionale sullo spreco alimentare domestico ideato e diretto da Andrea Segrè, ordinario di Politica agraria internazionale e comparata nell’Università di Bologna.

food asvis

I dati del primo Rapporto globale su cibo e spreco sono relativi a 8mila cittadini USA, Cina, Russia, Regno Unito, Canada, Germania, Italia e Spagna. Diverse le cause dello spreco nei vari Paesi, il dato positivo è che l’Italia si dimostra virtuosa con uno spreco settimanale di 529 grammi a testa. Quello che Segrè sottolinea è il rapporto fra lotta allo spreco di cibo e sostenibilità: meno spreco equivale a un minore sfruttamento delle risorse (acqua, terra), minori costi di produzione, stoccaggio e trasporto, minore quantità di scarti da smaltire, minore emissione di gas serra.

Lo spreco di cibo ha un costo ambientale, economico e sociale. Bisogna lavorare sulla prevenzione, aumentare il recupero solidale delle eccedenze e far sì che il cibo sia davvero un diritto per tutti: ragioni per cui auspica un sempre maggiore coinvolgimento dei giovani, veri veicoli di cambiamento sociale.

La gestione delle eccedenze

Ha raccontato Marco Lucchini, segretario generale della Fondazione Banco Alimentare, che nel 1988 raccogliere le eccedenze alimentari era un’innovazione folle. Oggi è una grande realtà.

Il Banco Alimentare vive ogni giorno la realtà di chi spreca e la incrocia con quella di chi ha bisogno. L’anno scorso sono state recuperate più di 46mila tonnellate di cibo e sostenute più di 7600 associazioni che hanno aiutato più di 2 milioni di persone.

L’Italia ha capacità e idee innovative, ma raramente utilizza gli strumenti disponibili: il mondo ci invidia la Legge 166/2016, noi la ignoriamo. Anche nei tavoli internazionali l’Italia non c’è. Eppure è stata in anticipo sulla gestione delle eccedenze, molte ricette vengono dal recupero degli avanzi, la nostra filiera alimentare è un grande insegnamento.

Alla luce di questi numeri Lucchini ribadisce l’importanza di un lavoro comune, che valorizzi le tante idee geniali trascurate dalle istituzioni: anche non fare sistema è una forma di spreco.

I cibi più sprecati? I più sani perché più deperibili

Nei paesi sviluppati ognuno spreca in media 65 kg di cibo; una quantità che equivale alla dieta sana di una persona per 18 giorni, ha riportato Ludovica Principato di Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition.

I cibi che sprechiamo di più sono i più sani perché più deperibili (frutta, verdura, cereali): proprio quelli che ci fanno bene, che dovremmo consumare più volte al giorno. Se i cibi più sani hanno un impatto minore sul clima, vale la pena rammentare che mangiare sano ha un impatto anche in temine di salute pubblica: saranno minori i costi sanitari per le malattie legate al cibo (ad esempio, malattie cardiovascolari, obesità, diabete).

Cosa può funzionare nella lotta allo spreco di cibo? Principato fa alcuni esempi. Per diminuire lo spreco fuori casa si possono offrire porzioni ridotte riducendo lo spreco fino al 57%; la maggiore informazione dei consumatori dimostra che se sono consapevoli dell’impatto sul portafogli lo spreco si riduce fino al 28%; nelle scuole, invece, riformulando i menù scolastici il bambino mangia meglio e lo spreco si riduce fino al 28%.

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Rinnovabili • Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

Incentivi fotovoltaico, tutti i bonus 2024 per privati e famiglie

Dal reddito energetico ai nuovi incentivi per l’autoconsumo virtuale, dal bonus fotovoltaico al 50% ai contributi regionali. Ecco una guida completa ed aggiornata a tutti gli incentivi dedicati al fotovoltaico in Italia per famiglie e privati

Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie
Guida agli incentivi per il fotovoltaico residenziale 2024

Guida completa e aggiornata agli incentivi statali e regionali per il fotovoltaico 2024

Anche nel 2024, in Italia, i privati cittadini possono dotarsi di un impianto fotovoltaico facendo affidamento su una serie di sussidi dedicati, dai bandi regionali ai contributi statali. Abbiamo raccolto tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024 in una guida, per offrire una panoramica completa e aggiornata degli strumenti di agevolazione finanziaria e fiscale attualmente in vigore e delle modalità per accedervi.

Incentivi al fotovoltaico 2024 per privati e famiglie: bonus e contributi statali

Tra fine del Superbonus 110% e nuove configurazioni dell’energy sharing, i regimi incentivanti per il fotovoltaico dei privati cittadini stanno mutando rapidamente. Oggi la tendenza generale è quella di premiare gli impianti solari in autoconsumo e mettere in campo nuovi strumenti contro la povertà energetica. Dagli ecobonus edilizi “rimaneggiati” al pannelli solari gratuiti per le famiglie a basso reddito, ecco come stanno cambiando gli incentivi per il fv residenziale.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Una delle grandi novità in tema di incentivi statali al fotovoltaico domestico è il Reddito energetico nazionale 2024. La misura permette di ottenere, per alcune fasce economiche della popolazione, pannelli fotovoltaici domestici in maniera gratuita grazie ad un contributo in conto capitale. Con l’obiettivo più ampio di riuscire a realizzare nell’arco di due anni – il 2024 e il 2025 – circa 31mila impianti solari residenziali al servizio di famiglie in condizione di disagio economico. Budget stanziato per il biennio: 200 milioni di euro.

Beneficiari: possono fare richiesta del Bonus Fotovoltaico Reddito Energetico tutti i nuclei familiari con ISEE inferiore a 15.000 euro; oppure inferiore a 30.000 euro ma con almeno 4 figli a carico. L’incentivo è destinato al Soggetto realizzatore dell’impianto.

Tempistiche: le domande per gli incentivi possono essere presentate dal 5 luglio 2024 fino al 31 dicembre 2024, o fino ad esaurimento fondi. Dopo solo 24 ore gli 80 milioni destinati alle Regioni del Sud e le Isole sono andati esauriti. Ad oggi rimangono unicamente quelli per il resto dell’Italia.

Tipologia di intervento: Il bonus Reddito energetico 2024 incentivata i sistemi fotovoltaici residenziali su coperture e/o superfici di edifici con taglia compresa tra 2 e 6 kWp. Il contributo prevede una quota fissa massima di 2.000 euro più una quota variabile di 1.500 euro per ogni kW di potenza installata. Le agevolazioni previste dal Reddito Energetico Nazionale non sono cumulabili con altri incentivi pubblici.

Come fare domanda: L’istanza per il Reddito energetico deve essere inoltrata direttamente dalla piattaforma dedicata del Gse (Gestore dei Servizi energetici), previa iscrizione o identificazione con SPID. L’installazione di moduli fotovoltaici sul tetto va considerata manutenzione ordinaria e pertanto ricade nelledilizia libera che non richiede nessuna autorizzazione o atto amministrativo necessario per procedere immediatamente.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Bonus Fotovoltaico 50%  

Noto anche come Bonus Casa 50% o Bonus Ristrutturazione, questo contributo permette di portare in detrazione il 50% delle spese sostenute (bonifici effettuati) in caso di interventi di ristrutturazione edilizia. Ma nella lista di lavori rientra anche l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici residenziali.

Beneficiari: Possono portare in detrazione le spese sia i proprietari di singole unità abitative, sia i condomìni per le parti in comune.

Tempistiche: le agevolazioni per i pannelli fotovoltaici rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2024 (salvo proroghe).

Tipologia di interventi:  La detrazione fiscale si applica sulla spesa per impianti fv su tetto, balconi e persino le facciate degli immobili, sistemi di accumulo compresi. Coperto anche anche un eventuale ampliamento dell’impianto solare a patto che la potenza di picco resti sotto i 20 kW. Limite massimo di spesa: 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Questo incentivo permette ancora di optare tra cessione del credito o sconto in fattura, ma unicamente per gli interventi effettuati prime del 16 febbraio 2023, o entro la cui data siano stati stipulati contratti vincolanti. 

Come fare domanda:  La richiesta della detrazione IRPEF deve avvenire tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 50% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti,
  • la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Per approfondire le modalità di richiesta, leggi Bonus ristrutturazione, cosa accade se il bonifico parlante non coincide con il beneficiario.

Bonus Fotovoltaico 50%  

Superbonus 70% per il fotovoltaico residenziale

Il Bonus fotovoltaico 2024 più famoso in ambito residenziale rimane quello definito “super”. Ma abbandonato una volta per tutte il generoso e complesso 110%, il Superbonus per gli interventi di riqualificazione energetica in edilizia, pannelli solari per privati compresi, scende all’aliquota 70%. Tra tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024, questo contributo è in assoluto il più generoso ma presenta anche rigidi paletti.

Beneficiari: possono portare in detrazione le spese i condomìni e le persone fisiche per interventi su edifici composti da 2 a 4 unità immobiliari distintamente accatastate. 

Tempistiche: il Superbonus 70% rimane in vigore fino al 31 dicembre 2024, poi l’aliquota si abbassa al 65%.

Tipologia di intervento: il Bonus Fotovoltaico al 70% copre le spese sostenute nel 2024 per l’installazione di impianti solari, accumuli compresi, anche se i lavori non vengono effettivamente eseguiti nel medesimo anno. Con l’obbligo però di migliorare la certificazione energetica (APE) dell’immobile di almeno 2 classi. Il massimo che può essere detratto è 2.400 euro per ogni kW di potenza fotovoltaica installata, entro un massimo di 48.000 euro. In alcuni casi è ancora possibile chiedere la cessione del credito 2024.

Come fare domanda: Anche in questo caso la richiesta della detrazione IRPEF avviene tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 70% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti e la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Gli incentivi per le Comunità Energetiche Rinnovabili e l’Autoconsumo Diffuso 

Una forma di incentivi fotovoltaici 2024 molto convenienti è stata introdotta dal nuovo Decreto CACER e premia l’energia generata da impianti solari (ma non solo) e condivisa virtualmente nei gruppi di autoconsumo diffuso e nelle comunità energetiche rinnovabili (CER). Il regime prevede una tariffa premio riconosciuta sull’energia condivisa incentivabile e un corrispettivo di valorizzazione ARERA a rimborso di alcune componenti tariffarie (nel 2023 è stato di 8,48 euro/MWh).

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi i condomìni nel caso dell’autoconsumo diffuso, i privati cittadini per le CER.

Tempistiche: la misura è già in vigore e può essere richiesta fino al trentesimo giorno successivo alla data di raggiungimento dei 5 GW incentivati totali; o in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2027.

Tipologia di intervento: Possono essere incentivati unicamente impianti entro 1 MW di potenza unitaria. La tariffa premio per il fotovoltaico delle CER e dei gruppi di autoconsumo varia a seconda della zona geografica e si suddivide in una tariffa fissa, legata alla potenza dell’impianto, e una tariffa variabile in funzione del Prezzo zonale.

Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale
Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”. 

Incentivi per l'Autoconsumo Fotovoltaico: CER e autoconsumo diffuso 

Incentivi per pannelli fotovoltaici nel Conto Termico 3.0 

E’ ancora presto per poter richiedere queste agevolazioni ma è opportuno parlare anche della proposta di Conto Termico 3.0, schema che modifica l’attuale regime incentivante per le rinnovabili termiche. L’attuale bozza del provvedimento propone di ampliare gli interventi ammissibili, incentivando accanto alle fonti rinnovabili termiche anche l’installazione di pannelli fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo, presso l’edificio o nelle relative pertinenze. A patto di sostituire contestualmente gli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti a pompe di calore elettriche

Beneficiari: La misura è aperta a privati, PA ed enti del terzo settore.

Tempistiche: Il Decreto Ministeriale è in fase di valutazione, dovrebbe entrare in vigore nel 2024 (salvo ritardi).

Tipologia di interventi: L’agevolazione è un contributo a fondo perduto (valore da definire). Attualmente sono in vigore incentivi che variano dal 40% al 65% della spesa sostenuta. Il Conto Termico è cumulabile con altri incentivi di natura non statale.

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”.

conto termico 3.0

Fotovoltaico, gli incentivi regionali 2024

Non esistono solo gli incentivi statali. Diverse Regioni in Italia offrono oggi delle agevolazioni per i pannelli fotovoltaici, destinate a privati cittadini o comunità. E in molti casi i contributi sono cumulabili con le misure di supporto distribuite a livello nazionale. Vediamo nel dettaglio i bandi regionali 2024 che sostengono la crescita del fotovoltaico residenziale, assieme a tempistiche e modalità per presentare la richiesta.

Gli incentivi al fotovoltaico residenziale del Friuli Venezia Giulia

Il bando del Friuli Venezia Giulia ammette a finanziamento l’acquisto e installazione di impianti fotovoltaici con annessi sistemi di accumulo a batteria, realizzati a servizio di unità immobiliari a uso residenziale con categoria catastale da A1 ad A9 e A11 situati nel territorio regionale.

Beneficiari: Possono partecipare al bando del FVG le persone fisiche residenti nel territorio regionale, ma la richiesta deve essere legata ad un solo immobile.

Tempistiche: il bando regionale è stato lanciato nel 2023 ma le richieste possono essere ancora presentate fino alla fine del 2024.

Tipologia di intervento: gli incentivi sono concessi a fondo perduto nella misura del 40% del costo totale dell’intervento. Per un impianto fotovoltaico di taglia sotto i 800 W (compresi anche i sistemi fotovoltaici Plug and Play da balcone) è ammissibile un costo massimo di 1.720 euro; per un impianto di potenza pari o superiore a 800 W, è ammissibile un costo massimo di 3000 euro al kW (per un totale massimo di 18.000 euro).

Come accedere: la domanda di incentivo deve essere presentata esclusivamente “online” attraverso il sistema “ISTANZE ONLINE” della Regione. L’incentivo è cumulabile con le detrazioni fiscali nazionali e con altri incentivi, purché la somma delle agevolazioni ottenute non superi la spesa complessivamente sostenuta.

Emilia Romagna: Contributi per le Comunità energetiche rinnovabili

L’Emilia Romagna ha lanciato un Bando del valore di 6 milioni euro, per favorire lo sviluppo di CER, in coerenza con la L.R. 5/2022, attraverso la concessione di contributi economici a copertura dei costi per l’installazione degli impianti fotovoltaici di  accumulo dell’energia a servizio delle comunità energetiche stesse e delle relative spese tecniche.

Beneficiari: le Comunità Energetiche Rinnovabili ubicate sul territorio della Regione Emilia-Romagna.

Tempistiche: il bando dell’Emilia Romagna si è aperto il 12 giugno 2024 per chiudersi il 31 ottobre 2024.

Tipologia di intervento: Per ogni Impianto/Unità di produzione deve essere presentata una singola domanda di contributo ed è riconosciuto il 25% dell’importo minore tra: la spesa ammissibile effettivamente sostenuta per l’investimento e  il massimale di spesa ammissibile previsto per l’investimento. La percentuale di contributo riconosciuta per ciascun impianto potrà essere aumentata del 5% qualora la CER sia situata in aree montane ed interne del territorio regionale, oppure vi prendano parte Soggetti economicamente svantaggiati (ISEE fino a 15.000 €), o il progetto sia localizzato nelle aree interessate dall’emergenza alluvione del Maggio 2023.

Come accedere: La domanda di contributo dovrà essere trasmessa alla Regione tramite applicativo web Sfinge 2020. I contributi del bando sono cumulabili con altri aiuti di Stato.

Fotovoltaico residenziale, il bando 2024 della Toscana

Quest’anno la Toscana ha pubblicato il Bando contributi “Casa a zero emissioni” finalizzato al miglioramento della qualità dell’aria nei 14 Comuni dell’area di superamento “Piana lucchese”. L’intervento stanzia 6 milioni di euro per interventi di dismissione di generatori di calore già installati e a uso residenziale a favore di pompe di calore ad alta efficienza, a cui possono essere aggiunti pannelli fotovoltaici con sistema di accumulo a batterie. 

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi al fotovoltaico i cittadini residenti nei comuni Altopascio, Capannori, Lucca, Porcari, Buggiano, Chiesina Uzzanese, Massa e Cozzile, Montecatini Terme, Monsummano Terme, Montecarlo, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Uzzano. Ma le richieste devono riferirsi ad un singolo immobile per famiglia.

Tempistiche: il bando è stato aperto il 15 febbraio 2024 e rimarrà in vigore fino a esaurimento fondi.

Tipologia di intervento: in caso di sostituzione di caminetto a legno o stufa a biomassa, il bando della Toscana permette usufruire di un contributi a fondo perduto fino ad un massimo di 3.000 euro per l’acquisto di un impianto fotovoltaico. Più altri 500 euro in caso di aggiunta di un sistema di accumulo. L’incentivo scende a 2.400 euro massimi in caso di sostituzione di un impianto a gasolio.

Come Accedere: solo online tramite la piattaforma di Sviluppo ToscanaLe agevolazioni sono cumulabili con gli incentivi nazionali del Conto Termico e degli ecobonus edilizi e possono essere incrementate in base all’ISEE.

Fotovoltaico Basilicata, il bonus 2024

Per il 2024 la Regione Basilicata ha messo a disposizione 15 milioni di euro con cui incentivare il fotovoltaico residenziale e altri impianti rinnovabili domestici. Alla cifra si aggiungono 24 milioni di euro per il 2025.

Soggetti beneficiari: proprietari o usufruttuari di immobili in cui gli stessi hanno la residenza.

Tempistiche: Il bonus fotovoltaico della Basilicata può essere richiesto dall’8 aprile fino al 31 dicembre 2025 o fino a esaurimento budget.

Tipologia di interventi: Il regime lucano assegna contributi a fondo perduto valido per impianti fotovoltaici con una potenza non inferiore a 3 kWp (5% di tolleranza). Il sussidio può arrivare fino a un massimo di 10.000 euro compresi i sistemi di accumulo.

Come accedere:  La procedura di prenotazione delle risorse è “a sportello”. Le istanze devono essere presentate attraverso la piattaforma “Centrale bandi” della Regione Basilicata.

Bonus fotovoltaico basilicata 2024

Incentivi al fotovoltaico 2024, il bando della Lombardia

La Regione Lombardia è storicamente uno delle amministrazioni territoriali che più ha incentivato il fotovoltaico residenziale. Dai bonus destinati ai pannelli solari sul tetto a quelli per l’accumulo fotovoltaico passando per i contributi elargiti alle comunità energetiche, la Regione si è sempre distinta. Divenendo non a caso, la prima in Italia per numero di impianti solari in esercizio e per autoconsumo solare. Nel 2024 lo slancio “locale” si è affievolito, per lasciare spazio ai nuovi sussidi statali. Reddito Energetico Nazionale e Bonus fotovoltaico 70% in primis. Ma qualcosa ancora persiste come nel caso del Bando Rifugi Alpini del valore di 5.000.000 euro, finalizzato a supportare interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico.

Soggetti beneficiari: Possono chiedere gli incentivi i gestori o i proprietari di rifugi alpinistici ed escursionistici di Comuni montani o parzialmente montani.

Tempistiche: le domande possono essere presentate a partire dalle ore 10.00 del 10 luglio 2024 ed entro le ore 16.00 del 31 ottobre 2024.

Tipologia di Intervento: Si tratta di una sovvenzione a fondo perduto di massimo 300.000 euro a per singolo rifugio. Gli incentivi supportano tra le altre cose, anche l’installazione di impianti fotovoltaici ed eventuali sistemi di accumulo. Ogni soggetto richiedente può presentare più domande nel limite dell’importo max. complessivo di 600.000 euro.

Come accedere: La domanda deve essere presentata esclusivamente mediante la piattaforma Bandi e Servizi della Regione Lombardia all’indirizzo www.bandi.regione.lombardia.it.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili del MASE è entrato in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 2 luglio 2024. Ecco tutte le norme e la suddivisione regionale della nuova potenza verde

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore
le nuove norme del Decreto Aree Idonee 2024. Via depositphotos

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale

Dopo un lungo periodo di rimpalli tra MASE (Ministero dell’Ambiente) e Regioni, il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili ha concluso il suo iter normativo. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 2 luglio 2024, il provvedimento ministeriale è entrato ieri formalmente in vigore. Nato con l’obiettivo di fare chiarezza sulle aree da destinare o meno agli impianti eolici e fotovoltaici, il testo finale, tuttavia, non centra a pieno l’obiettivo. Il braccio di ferro innescato da poter centrale e potere locale ha ottenuto come risultato quello di demandare il peso delle decisioni più importanti alle amministrazioni regionali. Senza compiere di fatto quella semplificazione e omogeneizzazione inizialmente sperata.

Ma il decreto in questione è molto di più. Nelle sue pagine sono infatti contenute le nuove quote di Burden Sharing, ossia le ripartizioni regionali dell’obiettivo nazionale per la capacità rinnovabile 2030. Nel dettaglio le 19 Regioni e le due Province autonome di Trento e Bolzano dovranno spartirsi 80 GW di potenza verde attesa per la fine del decennio.

Decreto Aree idonee 2024, cosa contiene il testo

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è composto da 9 articoli in totale, suddividendo le norme in due capitoli: la ripartizione della potenza fra regioni e province autonome; i principi e i criteri per l’individuazione delle cd. aree idonee.

La disciplina è stata voluta dal decreto legislativo n. 199 del 2021, ma nella pratica avrebbe dovuto rispondere ad un bisogno “storico”. L’obiettivo iniziale era, infatti, quello di ridurre al minimo quegli spazi di dissidio che hanno connotato in passato il rapporto tra livelli di Governo proprio in riferimento al tema delle FER.

Tuttavia il provvedimento risponde anche ad una seconda esigenza, ossia dividere tra i territori quegli 80 GW di potenza verde che il Belpaese dovrebbe installare entro la fine di questo decennio. Nel dettaglio a ogni regione è stata assegnata una capacità minima da raggiungere annualmente, a partire dal 2021. Nel conteggio annuale rientrano tutti i nuovi impianti e i progetti di potenziamento. Sia terra che in mare. Ma vediamo la ripartizione nel dettaglio.

Burden Sharing 2030, le nuove capacità rinnovabile regionale

 Ai fini del calcolo per il raggiungimento degli obiettivi territoriali, il Decreto Aree Idonee Rinnovabili tiene conto della potenza nominale degli impianti nuovi, potenziati, riattivati, ricostruiti integralmente o oggetto di rifacimentoentrati in esercizio dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre dell’anno di riferimento”. Compreso il 100% della capacità installata in mare.

Per questi ultimi il Decreto prevede, in caso di connessioni ricadenti in regioni diverse da quelle in cui insistono gli impianti offshore, una speciale ripartizione della potenza. Il 20% a carico del territorio  in cui si trovano le infrastrutture di connessione  alla  rete  elettrica  e  il restante 80%, “in via proporzionale rispetto alla reciproca  distanza, tra le altre regioni  la cui costa sia direttamente  prospiciente l’impianto”. 

Ai fini del raggiungimento dei target regionali il nuovo schema Aree Idonee Rinnovabili riconosce per gli impianti geotermici ad alta e media entalpia e quelli idroelettriciuna potenza nominale aggiuntiva pari alla potenza di ogni fonte rinnovabile per il relativo parametro di equiparazione”. Contestualmente il testo affida al GSE il compito di pubblicare i parametri di equiparazione sulla base della producibilità media rilevata da idro e geotermia rispetto a quella da fonte fotovoltaica.

Il contributo maggiore? Sempre quello della Sicilia con oltre 10,4 GW per la fine del decennio, seguita dalla Lombardia (8,7 GW) e dalla Puglia (7,3 GW).

Decreto Aree Idonee 2024, la capacità assegnata alle Regioni

Impianti rinnovabili: aree Idonee, non idonee, ordinarie o vietate

In base al provvedimento Regioni e Province avranno 180 giorni per individuare sul loro territorio con propria legge quattro tipologie di zone:

  • Le aree idonee, caratterizzate da un iter accelerato ed agevolato per la costruzione ed esercizio degli impianti a rinnovabili.
  • Le aree non idonee, le cui caratteristiche sono incompatibili con l’installazione di specifiche tipologie di impianti, sulla base delle linee guida governative già emanate.
  • Le aree ordinarie, ossia aree diverse dalle precedenti in cui si applicano i regimi autorizzativi ordinari.
  • Le aree vietate, zone che in base alle nuove norme introdotte con l’art.5 del DL Agricoltura sono precluse agli impianti fotovoltaici a terra.

Il potere di definire zone “appropriate e non” rimane, dunque, in mano alle autorità regionali e provinciali, ma, in caso di mancata adozione delle legge nei termini previsti e dopo un richiamo ufficiale con nuovo termine, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica adotterà “le opportune iniziative ai fini dell’esercizio dei poteri sostitutivi”.

Decreto Aree Idonee Rinnovabili: Principi e Criteri di individuazione

Il tema è stato uno dei più discussi durante l’iter di approvazione. Dopo una serie di rimaneggiamenti del testo, la formula finale del DM Aree idonee 2024 chiede alle Regioni di prendere in considerazione la massimizzazione delle aree da individuare al fine di agevolare il raggiungimento degli obiettivi del Burden sharing. Dando priorità all’impiego di superfici di strutture edificate, quali:

  • capannoni industriali
  • parcheggi, 
  • aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica.

E verificando  nel contempo l’idoneità di aree non  sfruttabili per altri scopi, come ad esempio le  superfici agricole non utilizzabili.

Alle amministrazioni regionali è lasciata la possibilità di classificare le superfici o le aree come idonee differenziandole sulla base della fonte, della taglia e della tipologia di impianto. Tenendo conto “delle aree immediatamente idonee di cui all’articolo 20, comma 8 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto”.

Nelle aree non idonee entreranno automaticamente tutte quelle zone e superfici ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio. 

Una delle parti più contestate? Le nuove fasce di rispetto, ossia quelle porzioni di territorio a protezione di elementi sensibili nelle quali le trasformazioni urbanistico-edilizie sono sottoposte a disciplina specifica. In base al nuovo decreto le Regioni possono stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto. Con un limite massimo di 7 chilometri. I rifacimenti sono esclusi.

Leggi qui il testo in Gazzetta Ufficiale

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Rinnovabili • Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Con oltre 10mila richieste inoltrate attraverso lo sportello del GSE, le famiglie del Mezzogiorno e delle Isole hanno rapidamente saturato il contingente. Ora restano solo gli incentivi di reddito energetico per le altre regioni

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore
Il contatore degli Incentivi del Reddito Energetico 2024. Credits: GSE

 In un giorno prenotato l’80% delle risorse del REN 2024

Gli incentivi del Reddito Energetico Nazionale sono stati un successo. Perlomeno nelle Regioni del Sud Italia, dove in appena 24 ore sono andati esauriti gli 80 milioni di euro messo a disposizione dal regime. Lo hanno fatto sapere il 6 luglio, con note stampa separate, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetici (MASE) e il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Al netto  dei controlli e delle possibili rinunce, il REN 2024 ha mostrato come l’interesse per il fotovoltaico residenziale sia ancora particolarmente attivo. E come la misura, nata nel 2019 come strumento regionale di contrasto alla povertà energetica, abbia seguito il giusto corso.

Il Reddito Energetico ha visto la luce la prima volta nel Comune di Porto Torres, in Sardegna, come un progetto fortemente voluto dal sindaco pentastellato Sean Wheeler. L’obiettivo? Portare avanti un percorso sociale di rilancio economico del territorio, dotando le famiglie in difficoltà di pannelli solari gratuiti.

La bontà dell’iniziativa, dimostratasi fin da subito un successo, ha convinto prima altre regioni a replicare lo strumento e il poi il Governo Conte a studiare un meccanismo applicabile a tutto il paese. Tuttavia per trasformare l’idea in realtà sono occorsi anni, a causa sia del cambio di Governo e del rimpasto delle funzioni ministeriali che del particolare periodo storico.

Oggi appare chiaro che l’intuizione di Porto Torres possa costituire uno strumento interessante per alleviare la povertà energetica (allora, ben lontani dal caro bolletta 2022, si stimava un risparmio per famiglia di 150-200 euro). Un’opinione condivisa dal ministro dell’Ambiente Pichetto secondo cui “lo strumento ha avuto un buon  impatto e si rivelerà molto utile; in chiave economica ed energetica per le famiglie che lo hanno scelto, ma anche più in generale verso i nostri obiettivi di crescita delle rinnovabili sul territorio”.

Ma veniamo ai dati di questo fine settimana. Secondo le informazioni condivise dal GSE, le domande provenienti da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna hanno saturato il contingente dedicato al Mezzogiorno. Ossia 80 milioni di euro su un totale annuale di 100 milioni.

Da questi territori sono arrivate, infatti, oltre 10.500 richieste di accesso agli incentivi Reddito Energetico 2024 in appena 24 ore, dalle 12.00 di venerdì 5 luglio 2024.

Ma il portale del GSE resterà aperto. In ballo ci sono ancora le risorse destinate alle famiglie con basso ISEE nel resto delle Regioni e Province autonome d’Italia. In questo caso il budget di 20 milioni di euro risulta “prenotato” solo per un quarto (dati aggiornati all’8 luglio 2024). Con 618 richieste pervenute.

Per controllare l’andamento degli incentivi REN 24 viene in aiuto il Contatore del GSE che mostra le risorse residue, suddivise per zona geografica e in funzione delle richieste depositate.

In attesa di capire quando il bando sarà definitivamente chiuso e se il Gestore riaprirà lo sportello nel corso dell’anno per riassegnare le risorse liberate da rinunce ed esclusioni, c’è chi propone di anticipare gli incentivi del Reddito energetico 2025.

“Visto il grande successo, chiediamo al Governo di anticipare il bando di febbraio, che prevede altri 100 milioni di euro, in modo da permettere a tutti coloro che sono rimasti esclusi di poter fare richiesta”, scrive Antonio Trevisi, Senatore del Movimento 5 Stelle. “È fondamentale agire rapidamente per soddisfare le esigenze dei cittadini e sfruttare al meglio le risorse disponibili e per questo motivo lancio un appello per l’apertura del nuovo bando nazionale già a settembre, evitando di aspettare fino al 2025, e sollecito la Regione Puglia a riaprire il bando del reddito energetico per i fondi residui. E non dimentichiamo che il reddito energetico non è solo un aiuto economico per le famiglie italiane, ma rappresenta anche un passo significativo sul piano ambientale, verso un futuro più sostenibile”.

Leggi anche Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

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