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Energia solare, più facile sfruttare i tetti del centro

Cambia il regolamento edilizio: il Consiglio comunale accetta impianti anche nelle aree vincolate Il segreto sta nella posizione Esistono accorgimenti che consentono di non deturpare gli edifici

Via libera al solare e al fotovoltaico in centro storico, negli «aggregati di valore storico-culturale e negli edifici di valenza architettonica», purché siano integrati o aderenti al tetto e in misura non superiore al 20 per cento della falda inclinata o, liberamente, ma comunque nel modo meno visibile, in caso di tetto piano.
È questa la modifica più rilevante introdotta nel Regolamento edilizio dal Consiglio comunale, laddove si parla di pannelli solari per la produzione di acqua calda e riscaldamento, pompe di calore e refrigerazione. La superficie autorizzata su tetto inclinato, però, viene giudicata insufficiente dalle minoranze (Valerio Cremasco e Dorino Salvaro astenuti) ma anche dalla maggioranza: «È il massimo che la commissione urbanistica ha potuto approvare per garantire la salvaguardia del territorio», hanno spiegato l’assessore all’urbanistica Massimo Tessari e il sindaco Antonio Carletto, riconoscendo che il 20 per cento corrisponde in sostanza alla produzione per un solo appartamento. «Ci torneremo su in sede di presentazione di eventuali osservazioni».
Un primo interveno sul regolamento era stato fatto tre anni fa: ora la rivalutazione, «per superare alcune incongruità ma anche per venire incontro alle esigenze dei cittadini garantendo la tutela dei valori storico-ambientali e del paesaggio», ha spiegato Tessari. «Una ventina di famiglie montefortiane ha chiesto di posizionare impianti di solare termico, più economico e meno vincolato», ha aggiunto Tessari, «ma il regolamento era poco chiaro e dunque, considerando anche i vincoli, c’erano grosse difficoltà nell’applicarlo».
Su Monteforte, infatti, gravano vincoli paesaggistico-ambientali e archeologici. In pratica, ha ammesso Tessari, «tutto il territorio è ammesso a vincolo ambientale». Di qui l’esigenza di rivalutare la materia: pompe di calore o motori dei condizionatori sono ammessi sul tetto solo se ha parti defilate, che li rendano invisibili. È mimetizzazione la parola d’ordine (gli impianti non devono essere visibili né dall’alto né dal basso), ma se gli impianti vengono installati su fabbricati minori a quota notevolmente più bassa c’è il disco verde.
Nelle zone F, quelle omogenee vocate ad area di interesse generale (dove ci sono impianti, verde pubblico, servizi, impianti sportivi, attrezzature) meglio i pannelli solari termici e fotovoltaici (che trasformano l’energia solare in corrente elettrica) a terra: l’installazione sui tetti è possibile solo in subordine. Nelle aree escluse del vincolo paesaggistico (alcune di Sarmazza e una parte della zona Est del paese), infine, il posizionamento di impianti solari termici o fotovoltaici di superficie non superiore a quella del tetto, aderenti o integrati ad esso, e quando non c’è modifica della sagoma dell’edificio, è considerato intervento di manutenzione ordinaria e dunque basta una comunicazione preventiva.
Quel 20 per cento autorizzato, purché mimetizzato, potrebbe però amentare: «Valutiamo la possibilità di portare al 30 per cento la superficie massima per le nuove costruzioni», ha proposto Giannino Bolla. «Normiamo meglio a seconda della tipologia di impianto», ha rimarcato Cremasco. L’impegno a rivalutare ancora il regolamento edilizio, in sede di esame delle osservazioni, è stato accolto.