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Lo stoccaggio del cippato

In che modo conservare i prodotti energetici derivanti dall’agricoltura in modo economico e compatibile con la normativa vigente? Vi raccontiamo lo studio su due test effettuati.

Una delle principali caratteristiche dei prodotti derivanti dall’agricoltura è la concentrazione dei periodi di maturazione e la conseguente disponibilità degli stessi, in momenti concentrati, per alcuni periodi dell’anno. Il loro utilizzo, invece, per le successive trasformazioni, si distribuisce in modo più o meno regolare durante tutto l’anno. Basti pensare ai principali cereali, quali il frumento ed il mais, che vengono raccolti in circa venti giorni e vengono utilizzati in tutti i periodi dell’anno. Lo stesso fenomeno si verifica per l’utilizzo del legname da ardere o del cippato di legno. Il tempo utile per la raccolta è normalmente il periodo invernale, di per sé abbastanza lungo, ma quando l’andamento stagionale è simile a quello appena terminato, i giorni utili per la raccolta delle SRF, o per la cippatura delle potature, si riduce ad un numero assai limitato di giorni. Nevicate abbondanti, piogge e ristagni idrici nei terreni impediscono l’accesso con le macchine, e quindi di tutte le lavorazioni.
Il tempo durante il quale si utilizza il cippato per produrre energia termica è di circa sei mesi e, nel nord dell’Italia, inizia al 15 ottobre e termina al 15 aprile. Ne consegue che le aziende agricole che desiderano inserirsi nella filiera legno energia, vendendo il prodotto trasformato, cioè l’energia termica invece del cippato di legno, direttamente al cliente finale, devono ipotizzare di raccogliere il prodotto ed organizzare lo stoccaggio in maniera efficiente, economica e funzionale. Infatti il segreto del successo per l’azienda agro-energetica è l’affidabilità nelle consegne del combustibile, quando il cliente lo richiede e su questo punto l’organizzazione aziendale deve essere all’altezza della situazione. Si aggiunga alle considerazioni sopra esposte, che il contenuto idrico del cippato deve essere assolutamente inferiore al 40% infatti nelle centrali termiche di potenza piccola o media, si può utilizzare cippato con un contenuto idrico ottimale intorno al 25/30%, ma non superiore al 40, pena la perdita di efficienza della combustione e l’aumento delle emissioni, quindi contro la normativa vigente. Solo nel caso di grandi centrali, normalmente impiegate per il teleriscaldamento di numerosi fabbricati, è possibile utilizzare caldaie a griglia mobile, che consentono l’utilizzo di cippato con umidità massima del 55 %, pari cioè all’umidità del legno appena abbattuto.
Nell’ambito delle sperimentazioni eseguite in questi anni, abbiamo ipotizzato di utilizzare sistemi di stoccaggio molto semplici, quindi alla portata di tutte le azienda agricole, che vogliono valorizzare il cippato di legno, vendendo l’energia termica da esso derivante. Abbiamo pensato di non considerare necessaria la disponibilità di un capannone, sotto al quale immagazzinare il cippato di legno in attesa del suo utilizzo, in quanto il costo del capannone sembra essere sproporzionato rispetto ad un prodotto decisamente povero. Infatti parliamo di un valore di 15 € al metro cubo o di circa 50 € alla tonnellata. Abbiamo dunque eseguito le seguenti due prove:

*Prova n. 1:* _stoccaggio del cippato di legno all’aperto, direttamente su terra_

Si è provveduto a stendere un film plastico impermeabile, per evitare che il terreno potesse cedere al cumulo di cippato l’umidità in esso contenuto, che risale per capillarità dal basso verso l’alto.
Poi si è provveduto a scaricare il cippato, formando cosi un cumulo a forma di panettone, per consentire lo sgrondo delle acque meteoriche
Nella prova abbiamo stoccato del cippato derivante da legna secca accatastata da circa un anno ad un tasso di umidità di circa il 27%, e del materiale derivante da piante appena abbattute con un tasso di umidità pari al 53%.
Il cumulo così ottenuto è stato poi coperto con due diversi tipi di telo traspirante, in modo che il cippato potesse traspirare e l’acqua evaporare dal cumulo realizzato come sotto illustrato:
I cumuli preparati al mese di luglio, sono stati lasciati in campo per tutto il periodo invernale e prima di utilizzare il materiale, a marzo dell’anno successivo, è stata fatta l’analisi dell’umidità dei campioni prelevati a 40 cm a 65 cm e 95 cm dal fondo del cumulo. I risultati ottenuti sono descritti nella tabella seguente:

Quindi il cippato che è stato accumulato secco si è sostanzialmente mantenuto nelle condizioni in cui era ,al momento della formazione del cumulo. Era infatti al 27 % di umidità ed è stato ritrovato con 3 – 4 punti percentuali di umidità in meno.
Il cippato di legno verde, che è stato immesso nel cumulo, con una umidità molto elevata (il 53%) è stato ritrovato, al momento dell’utilizzo, con una umidità media pari a circa il 25 %.

*Prova n. 2:* _imiego di un silos a trincea_

Si è provveduto ad utilizzare un silos a trincea, già utilizzato in passato dall’azienda per stoccare il silo-mais, e a ricoprire il cippato con i due tipi di telo utilizzati precedentemente. Il cippato stoccato era quello derivante dalla cippatura del legno secco con umidità del 27 % .
I risultati ottenuti sono i seguenti:

*_Conclusioni_*
Il cippato conservato con le tecniche illustrate si è mantenuto in modo da garantire, sia partendo da un legno con scarsa umidità, sia partendo da un legno con alto contenuto di umidità, un prodotto assolutamente adatto all’utilizzo in centrali termiche anche di piccole a medie dimensioni.
Sono pertanto utili alla conservazione del cippato tecniche di stoccaggio molto semplici e poco costose.
Infine non sono emerse diversità degne di rilievo, ai fini della successiva valorizzazione del cippato, utilizzando i due diversi tipi di telo.

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