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Ghiacciai alpini che si sciolgono, in pezzi per colpa clima

La campagna dell'associazione con ‘Carovana dei ghiacciai’. I tredici ghiacciai alpini - posti sotto monitoraggio dal 23 agosto al 13 settembre - riducono costantemente la loro superficie e si assottigliano, fino a disgregarsi in pezzetti più piccoli

ghiacciai alpini

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – I ghiacciai alpini si stanno sciogliendo. Questa, in sintesi, la fotografia scattata dalla ‘Carovana dei ghiacciai’, la campagna di Legambiente che tiene d’occhio i ghiacci perenni delle nostre vette, portata avanti con il supporto del Comitato glaciologico italiano, insieme con Sammontana e FRoSTA. I tredici ghiacciai alpini – posti sotto monitoraggio dal 23 agosto al 13 settembre – riducono costantemente la loro superficie e si assottigliano, fino a disgregarsi in pezzetti più piccoli. Stessa sorte per il ‘glacionevato’ del Calderone in Abruzzo, ormai sotto i colpi di rapide mutazioni come effetto dei cambiamenti climatici.

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“I dati che abbiamo raccolto in questa seconda edizione – viene osservato da Legambiente – sono un’ulteriore conferma del quadro dall’allarme lanciato dall’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) che ci ricorda come ormai il Pianeta sia in codice rosso. Se riusciremo a limitare il riscaldamento globale sotto la soglia dei 1,5 gradi, come nell’obiettivo degli accordi di Parigi, a fine secolo sopravviverà un terzo dei ghiacciai, in caso contrario i ghiacciai alpini scompariranno del tutto”. Per il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti, quello che serve è un cambio di marcia nel passo delle politiche climatiche, senza mezzi termini. Il messaggio dei ghiacciai che diventano piano piano acqua è uno solo: non ci sono confini, non ci sono barricate che possano arrestare gli impatti dei gas serra.

Legambiente e il Comitato hanno poi organizzato i “saluti ai ghiacciai”, momenti di raduno ad alta quota per riflettere sul presente e sul futuro degli “ormai ex giganti bianchi”. La natura – è la conclusione – invia da tempo messaggi in tutte le lingue del mondo, richieste di aiuto, segnali di allarme; nell’attesa che questi vengano raccolti dalla Cop26 a Glasgow, dopo magari aver fatto un passaggio di approfondimento a Milano che si prepara ad accogliere la Pre­-Cop, la riunione di 40 Paesi in programma dal 30 settembre al 2 ottobre.

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