Per risolvere l’insicurezza alimentare in Africa non basta aumentare la produttività agricola, deve crescere anche la resilienza dei mercati agricoli. Si sta facendo strada una nuova visione in cui giovani e donne stanno assumendo una posizione di rilievo
di Isabella Ceccarini
(Rinnovabili.it) – Per risolvere l’insicurezza alimentare in Africa è sufficiente aumentare la produttività agricola? La risposta è che questa è solo una parte della soluzione. Oggi si sta facendo strada un approccio diverso e più ampio al problema e vengono proposte soluzioni di sistema. Se non cresce la resilienza dei mercati agricoli non si raggiungerà nessun risultato apprezzabile. Nel pieno della crisi globale generata dalla pandemia si sono chiarite alcune delle deficienze del sistema. Il Covid ha fermato trasporti, comunicazione, finanza, istruzione. L’interruzione delle catene di approvvigionamento ha portato a un aumento dell’insicurezza alimentare facendo crescere il numero delle famiglie vulnerabili nei Paesi dell’Africa.
Leggi anche La fame, causa ed effetto dei conflitti
La coda negativa della pandemia potrebbe allungarsi al 2022, inducendo un peggioramento della sicurezza alimentare per 272 milioni di persone che già vivono in condizione di grave precarietà. Un dato che contrasta con l’Obiettivo 2 (Sconfiggere la fame) dell’Agenda Onu 2030.
Costruire un futuro resiliente per l’Africa
Si dice che dalle crisi possono nascere le opportunità, tanto più vale in questo caso per immaginare un cambiamento dei sistemi alimentari in Africa. Certo, i dati sono drammatici: la siccità è costata 372 miliardi di dollari dal 2014, l’invasione di locuste del 2019-20 ha distrutto più di 356.000 tonnellate di cereali e quasi 1,5 milioni ettari di coltivazioni e pascoli nella sola Etiopia. Una nuova visione non deve fermarsi solo a recuperare le perdite ma deve ragionare sulla costruzione di un futuro resiliente, e questo sarà possibile solo con la collaborazione tra imprese e politica.
I sistemi alimentari sono veramente sostenibili solo se comprendono l’intera catena del valore: formazione, meccanizzazione, irrigazione, trasporto, lavorazione, distribuzione e consumo. Alcuni Paesi dell’Africa si stanno muovendo in questa direzione. Ad esempio in Burkina Faso grazie a investimenti e politiche mirati sta aumentando al produzione di riso; in Tanzania le imprenditrici agricole sono una presenza crescente. Anche in Etiopia, Nigeria, Ghana, Malawi e Nigeria gli investimenti hanno ricadute positive in agricoltura.
Cresce la presenza di donne e giovani in agricoltura
Il 62% degli agricoltori con il sostegno dell’Alliance for a Green Revolution in Africa (AGRA) – il cui obiettivo è trasformare l’agricoltura africana da un modello di sussistenza a un modello imprenditoriale – ha adottato la tecnologia per aumentare i raccolti, e quindi il proprio reddito. Grazie alle politiche di genere sono state affiancate 3,5 milioni di agricoltrici. Si stanno facendo passi concreti, che vanno ben oltre le parole spese nei convegni. È finalmente evidente che in Africa i giovani e le donne devono diventare parte attiva per migliorare il sistema agroalimentare. La voce dell’Africa si leverà alta e forte nel Food Systems Summit delle Nazioni Unite: gli Obiettivi dell’Agenda 2030 se non raggiunti, devono essere almeno più vicini.
Leggi anche Utilizzare lo spreco di cibo per combattere la fame