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Confagricoltura, un’assemblea di visione

La ricerca della sostenibilità è un complicatissimo compromesso tra istanze diverse. Nell’Assemblea di Confagricoltura la sfida ambientale è emersa con tutta la sua forza dirompente. Migliorare i sistemi agricoli grazie all’innovazione non è solo produrre più materie prime, ma avere le potenzialità per costruire un ecosistema migliore in cui l’agricoltura possa giocare un ruolo di primo piano

Confagricoltura

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Capire la storia per scrivere il futuro. Nelle parole con cui il presidente Massimiliano Giansanti ha aperto la 101a Assemblea di Confagricoltura sono contenute la storia di un’associazione sostenuta dall’impegno degli imprenditori, e la visione del futuro fatta di innovazione e sensibilità ambientale.

Il 2020 è stato l’anno difficile che sappiamo, e alcuni settori produttivi hanno sofferto più di altri. Eppure «i nostri agricoltori non si sono mai fermati, orgogliosi di aiutare il Paese in un momento difficile e di fornire ai consumatori ciò di cui avevano bisogno». Quello dell’agricoltura si è confermato un settore forte della nostra economia, tuttavia dobbiamo «uscire dal recinto, perché la globalizzazione non ci fa più vivere in un mercato protetto». Molti sono i nostri competitor, ma il settore agroalimentare italiano si distingue per gli alti livelli di sicurezza e di qualità.

Ora, nella tanto attesa fase di ripartenza del Paese, l’agricoltura deve confrontarsi con un contesto generale fortemente cambiato: si è fatta strada una nuova consapevolezza ambientale che coinvolge produttori e consumatori, c’è la percezione che una produzione sostenibile fa bene a noi e fa bene al Pianeta. Il punto è: con la popolazione mondiale in crescita – nel 2050 saremo circa 10 miliardi – come coniugare il necessario aumento della produzione alimentare con pratiche agricole che non pesino in termini di impatto ambientale? 

Più si investe, più si migliora 

«Amiamo la concretezza» ha detto Giansanti durante l’Assemblea di Confagricoltura. Cosa c’è di più concreto del credito d’imposta per l’agricoltura 4.0? Darebbe la possibilità di investire nelle attività agricole, nell’innovazione, nella digitalizzazione, nella riqualificazione degli impianti e dei luoghi di lavoro: perché più si investe, più si migliora. Oggi migliorare i sistemi produttivi in agricoltura non significa più semplicemente produrre più materie prime, ma avere le potenzialità per costruire un ecosistema migliore in cui l’agricoltura può diventare un motore per la transizione energetica. Confagricoltura parla da molti anni di transizione energetica, e inizialmente era stata anche criticata, ma è proprio nella visione del futuro e dell’equilibrio ambientale che gli agricoltori possono fare la differenza. Non è un caso che Confagricoltura spinga sulle energie rinnovabili, ha sottolineato Giansanti. Energie che possono trovare impiego anche al di fuori dell’agricoltura in senso stretto: il presidente ha citato ad esempio le aree non coltivate accanto alle autostrade, dove potrebbero trovare spazio i pannelli fotovoltaici. Tante sono comunque le opportunità da esaminare, senza pregiudizi ma con pragmatismo. Con altrettanta lucidità il presidente di Confagricoltura ha invocato la semplificazione normativa, la riforma della Pubblica Amministrazione, un diverso equilibrio del rapporto Stato-Regioni, l’imprescindibile necessità di investimenti in infrastrutture e logistica; ha dichiarato le riserve sulla nuova PAC (entrerà in vigore nel 2023, ma entro la fine di quest’anno gli Stati membri dovranno inviare alla Commissione Europea i programmi strategici nazionali), ritenuta poco ambiziosa e poco incisiva sul green: «C’è molto lavoro da fare e in tempi stretti, anche perché la PAC dovrà essere integrata con i progetti di investimento del Recovery Plan».

Le partite del futuro si devono giocare insieme

Gli imprenditori di Confagricoltura sono pronti a investire nell’innovazione, a dare il loro contributo nella lotta al cambiamento climatico, ma si aspettano una risposta puntuale dal PNRR in merito alla transizione ecologica. Uno studio della Commissione Europea ha rilevato che dal 1990 l’impronta climatica dell’agricoltura europea è diminuita. «Un risultato importante – ha detto Giansanti – ma dobbiamo fare di più: le energie rinnovabili, il biometano, il fotovoltaico agricolo, il biogas, possono dare nuovo slancio a modelli virtuosi in cui città e campagna si incontrano».

Tradizione (no al cibo sintetico) e innovazione (agricoltura di precisione e una grande strategia nazionale per il carbon farming; digitalizzazione delle filiere produttive perché possano interagire e fornire servizi a valore aggiunto ai consumatori che vogliono cibo sano e sostenibile) sono nel DNA degli imprenditori di Confagricoltura. Se il mercato è una sfida l’agricoltura italiana ha la capacità per affrontarla a testa alta, ma oggi le partite per vincere il futuro si giocano insieme, e Confagricoltura propone ai Ministeri delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, della Transizione Ecologica e dello Sviluppo Economico di sedersi allo stesso tavolo per elaborare strategie condivise.

La ricerca della sostenibilità è un compromesso tra istanze diverse

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani è entrato subito nel vivo del problema: «Cresce la popolazione e cresce la domanda di crescita quattro miliardi di persone che vogliono raggiungere lo standard alimentare che al momento ha solo un miliardo di persone. Crescono le disuguaglianze, tre miliardi di persone non hanno accesso al cibo, non hanno il gas per cucinare, non hanno acqua potabile». Alimentazione è un tema che riguarda l’agricoltura, la zootecnia e la pesca (afflitta dalla perdita di biodiversità che sta cambiando la presenza delle specie animali nei mari pescosi): tra circa dieci anni la massa della plastica in mare supererà quella dei pesci. L’allarme di Cingolani è molto grave. «La nostra ricerca della sostenibilità è un complicatissimo compromesso tra istanze diverse: proteggere il lavoro, il nostro modello sociale, il nostro modello alimentare, abbattere le disuguaglianze.

Ma c’è un’altra priorità, abbattere la CO2. C’è una soluzione? Solo un compromesso, nella migliore delle ipotesi possiamo fermare la situazione all’oggi. Non si torna indietro. Negli ultimi dieci anni abbiamo perso 400mila vite e speso 1200 miliardi di dollari per riparare i danni causati dagli eventi climatici estremi dovuti al riscaldamento globale. Se perdiamo questa occasione, sarà peggio. Se l’analisi non è lucida, le soluzioni saranno sbagliate. Dobbiamo fare uno sforzo globale enorme solo per rimanere come stiamo oggi». Energia, acqua, chimica, digitalizzazione, forestazione sono i punti chiave del PNRR su cui deve poggiare una ripresa in cui l’agricoltura gioca un ruolo di primo piano. Tecnologia e competenze italiane sono in grado di dettare un’agenda per l’agricoltura 4.0. «La nostra ambizione è di essere leader nel mondo e portare un prodotto certificato, di qualità, tecnologicamente inarrivabile», ha concluso Cingolani. 

Tutte le aziende agricole devono poter innovare

«Dobbiamo partire dalla consapevolezza di ciò che abbiamo e proteggerlo: le nostre produzioni alimentari raccontano una storia, un territorio, un’eccellenza. Solo attraverso l’innovazione potremo tutelarle» ha esordito il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli all’Assemblea di Confagricoltura. «Dobbiamo dare a tutte le aziende del mondo agricolo la possibilità di innovare. Dobbiamo distingue tra chi fa agricoltura per hobby e l’imprenditore agricolo ogni giorno rischia in proprio. Parlando di PAC, distribuire a tutti i fondi a pioggia non porterà verso l’innovazione; bisognerebbe invece concentrare i finanziamenti dove serve in base a una politica chiara che indichi dove vuole portare l’agricoltura italiana tra vent’anni. L’ammontare complessivo della PAC per l’Italia è diminuito, ma ci ha consentito di avere un PNRR con fondi che usiamo per la filiera agricola: un ammontare superiore al taglio della PAC. Ci sono poi molte altre misure disponibili, usatele!», ha proseguito Patuanelli.

Si parla molto di agroenergie, e il ministro mette l’accento su agro-, perché le aziende agricole non devono diventare aziende produttrici di energia elettrica: «Se metto i pannelli fotovoltaici sul tetto della stalla, lì ci devono essere gli animali, sennò non sostengo più la filiera agricola». La vera sfida è nelle comunità energetiche, bisogna guardare all’orizzonte ma fare i passi per raggiungerlo attraverso ricerca e sviluppo e trasferimento tecnologico: si deve spiegare alle aziende quali sono gli strumenti che hanno a disposizione e quanto è importante la tecnologia in agricoltura. «Non possiamo affrontare il cambiamento climatico solo col risarcimento dei danni: l’agricoltore lavora perché la gelata non faccia danni, per la prevenzione del danno. È un diverso modo di intendere la gestione del rischio che trova sostegno nell’innovazione». Patuanelli parla anche di sostenibilità sociale, aspetto da cui un’agricoltura che voglia dirsi compiutamente sostenibile non può prescindere. «Abbiamo davanti grandi opportunità, sta a noi coglierle e trasferire questa capacità di sognare in tutti gli imprenditori agricoli», ha detto il ministro chiudendo il suo intervento all’Assemblea di Confagricoltura.

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