E' il programma del ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini incrociato con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un Piano trasporti da revisionare e l’urgente necessità di riforme. Il concetto chiave è la mobilità sostenibile
di Tommaso Tetro
Cosa c’è nel futuro dei trasporti italiani?
(Rinnovabili.it) – Gli investimenti e le riforme alla base del Piano dell’Italia per il futuro dei trasporti. Questo il programma raccontato dal ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini parlando del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ma anche di quanto previsto con le risorse ordinarie dello Stato, al Forum di Pietrarsa 2021, organizzato da Assoferr con Conftrasporto-Confcommercio.
“Di cosa si parlerà a proposito dei dieci anni che ci aspettano? Della spesa dei dieci miliardi per alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria e della sua connessione con le reti regionali, con i porti e i retroporti? I progetti su cui stiamo lavorando – osserva Giovannini – sono questi, sono lo spostamento delle merci dalla gomma alla ferrovia e lo faremo con gli investimenti che sono condizione necessaria ma non sufficiente”.
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Un Piano trasporti da revisionare e l’urgente necessità di riforme: “L’Italia – osserva Giovannini – ha un piano nazionale della logistica e dei trasporti, del 2001. Ma ha vent’anni. Abbiamo deciso di produrne uno nuovo, facendo una pianificazione dinamica, che quindi indichi un processo ma può cambiare, aggiornarsi. Lo vogliamo fare non chiusi nella stanza del ministero ma con gli operatori. Un posto di rilievo nella nostra programmazione è anche per le nuove tecnologie” come per esempio potrebbero essere i treni a idrogeno.
Il concetto chiave è la mobilità sostenibile: al centro c’è il trasporto pulito. Secondo l’Europa la strada inquina il 71%, l’aviazione il 14%, il trasporto marittimo il 13%. “Il Pnrr, con il fondo complementare di altri trenta miliardi e poi dieci miliardi aggiunti per completare la Salerno-Reggio Calabria ad alta velocità entro il 2030 è lo sforzo più ampio che i governi italiani abbiano fatto da tanto tempo verso la cura del ferro – rileva Giovannini – il trasporto su ferro più veloce riduce l’impatto delle attività socioeconomiche sull’ambiente ma è anche conveniente perché porta un cambiamento profondo di mentalità delle persone, l’alta velocità ha cambiato i comportamenti di alcuni persone nel centro nord che hanno addirittura cambiato città muovendosi con l’alta velocità. Ma accanto all’alta velocità c’è un investimento fortissimo su ferrovie regionali, sui porti, sui retroporti, in un’ottica di connessione che aiuti non solo lo sviluppo economico ma anche lo sviluppo sociale per accelerare nella direzione della sostenibilità”.