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Da sito estrattivo a percorso geologico e naturalistico: taglio del nastro a Baiso per l’anello “Cà Vai”

L’assessore Priolo: “La Regione ha creduto da subito nella possibilità di valorizzare questo luogo: la ricchezza geologica e naturalistica sono il punto di partenza per scrivere una nuova pagina della sua storia”

Rapporto Cave 2021
Foto di dexmac da Pixabay

Un progetto finanziato dalla Regione con 110 mila euro

Bologna – Dove c’era una cava di argilla, oggi c’è un sentiero minerario e naturalistico. Un itinerario di circa 4 chilometri che si percorre in tre ore di cammino: inizia in località Casale, in comune di Baiso (Re), e permette di arrivare nel fondovalle del Rio Giorgella attraversando un paesaggio spettacolare, al punto da essere inserito tra i geositi dell’Emilia-Romagna. Il tutto nella stessa porzione di territorio sottoposta in passato a uno sfruttamento molto intenso, causato dalla presenza di due poli estrattivi.

“La Regione ha creduto da subito nella possibilità di valorizzare questo luogo, che rischiava di restare un sito dismesso: prima, nel 2017, ha finanziato uno studio multidisciplinare per individuare proposte di sviluppo turistico, sportivo e naturalistico e poi ha anche stanziato 110 mila euro per iniziare a trasformare quel progetto in realtà”, spiega l’assessore regionale alla Protezione civile, Irene Priolo, intervenuta stamattina al taglio del nastro dell’anello escursionistico di Cà Vai insieme alsindaco, Fabrizio Corti.

Lo studio è stato realizzato dal Comune di Baiso in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia, la Provincia di Reggio Emilia e operando in stretto rapporto di collaborazione e confronto con i Servizi regionali di difesa del suolo e geologico. Baiso è inoltre stato inserito tra i “casi di studio” del progetto europeo ‘Minland’, di cui l’Emilia-Romagna è uno dei 22 partner: l’obiettivo è promuovere azioni e strategie per una pianificazione sostenibile delle materie prime, mettendo in luce le buone pratiche di convergenza e sinergia tra i diversi usi del suolo e i vari interessi di sfruttamento.

“Qui è avvenuto proprio questo- prosegue Corti-. L’inaugurazione del sentiero è un momento particolarmente significativo che condensa in sé il recupero, il ripristino e la valorizzazione di un territorio in passato ferito, usato e abbandonato. Un territorio che non si arrende, che evolve e si innova guardando a nuove opportunità di crescita sostenibile”.

“La Regione, insieme all’amministrazione comunale, hanno lavorato per trasformare una criticità, ossia la presenza di cave non più coltivate, in un punto di forza”, aggiunge Priolo, che ha proseguito la giornata nel reggiano visitando cantieri di difesa del suolo a Toano e Villa Minozzo. “Ne è nata una strategia- chiude- che, all’insegna della sostenibilità, scommette sulla ricchezza geologica e naturalistica per farne il punto di partenza per scrivere una nuova pagina della storia di questo territorio”.

Il percorso Cà Vai

L’anello escursionistico di Cà Vai ambisce a valorizzare l’eccezionale patrimonio paesaggistico e naturalistico costituito dalle argille varicolori del bacino del Rio Giorgella. Prende il via in Località Casale a quota 500 metri sul livello del mare e supera un dislivello di 200 metri, con una lunghezza di 4,1 chilometri. Facilmente percorribile e rivolto a tutti, permette di incontrare la quasi totalità degli ambienti naturali che contraddistinguono il sito minerario di Baiso-Ca’ Monte e rio Giorgella, oltre ai residui di lavorazione delle vecchie cave. L’osservatore può quindi cogliere le complesse interazioni che esistono tra diversi contesti ecologici, vegetazionali, morfologici e litologici situati all’interno di questo emblematico territorio che per la sua spettacolarità è stato in parte riconosciuto come geosito dell’Emilia-Romagna.  


La storia delle cave d’argilla a Baiso

Baiso (Re) ha costituito un centro importante per l’approvvigionamento delle argille che, a partire dalla metà del secolo scorso, sono state alla base della nascita e dello sviluppo del polo ceramico di Sassuolo-Scandiano. Questo trend, positivo fino alla fine degli anni Ottanta, si è poi interrotto con l’arrivo di nuove tipologie produttive basate sulle ceramiche a pasta bianca, che hanno determinato un consistente cambiamento delle materie prime utilizzate. 

Ad oggi il territorio comunale è quindi contraddistinto dalla presenza di aree di cava dismesse situate in luoghi di notevole pregio ambientale e paesaggistico, che hanno assunto a seguito dell’abbandono un aspetto suggestivo con estesi affioramenti di argille policrome. /red