Secondo l’analisi di Signal Climate Analytics, su 250 maggiori inquinatori globali corporate (che pesano per il 30% delle emissioni mondiali) solo l’11% ha obiettivi a breve termine definiti e in linea con l’accordo di Parigi
La ricerca sui ritardi delle grandi aziende globali nella corsa alla neutralità climatica
(Rinnovabili.it) – La corsa verso la neutralità climatica passa anche dall’impegno delle grandi aziende. Non mancano di ricordarlo ogni vertice internazionale capi di Stato e di governo di tutto il mondo. Ma a che punto siamo? I più grandi inquinatori globali nel settore privato non stanno facendo ancora la loro parte. Lo rivela un’analisi condotta dai ricercatori di Signal Climate Analytics in collaborazione con l’agenzia Reuters.
il quadro che emerge dalla ricerca conferma un ritardo quasi strutturale da parte delle grandi aziende nella politica climatica. Infatti, soltanto 27 delle maggiori realtà corporate hanno fissato non soltanto degli obiettivi per la neutralità climatica a lungo termine (entro il 2050), ma hanno anche definito delle azioni concrete nel breve termine per effettuare tagli sostanziosi alle emissioni già entro la fine di questo decennio.
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Le realtà aziendali realmente virtuose sono quindi appena l’11% del totale, su una platea analizzata di 250 realtà che, complessivamente, pesano per il 30% delle emissioni globali. Addirittura, dalla ricerca emerge che sono ben 41 i grandi inquinatori che stanno iniziando solo adesso a produrre un conteggio definito delle proprie emissioni e non hanno fissato alcun obiettivo sulla neutralità climatica.
“Senza ulteriori incentivi per l’80% delle aziende in questi settori chiave per divulgare piani di base, è improbabile che disporremo delle informazioni necessarie affinché i mercati e le autorità di regolamentazione agiscano in modo costruttivo”, ha affermato Tim Nixon, amministratore delegato della società di ricerca dati Signal Climate Analytics che ha condotto lo studio.
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Questa ricerca conferma analisi simili condotte negli ultimi mesi. Ad esempio quella, recentissima, di Climate Action 100+, coalizione di investitori che include più di 500 membri e gestisce qualcosa come 54mila miliardi di dollari di asset. Secondo un rapporto pubblicato a marzo 2021, su 107 compagnie analizzate che hanno piani a medio termine con orizzonte 2030, solo 21 sono in regola per rispettare l’accordo di Parigi. Ancora peggiore il quadro degli impegni nel breve termine, con orizzonte 2025: in questo caso solo 8 aziende su 75 sono in regola.
Altro punto dolente che sottolineava Climate Action 100+: le emissioni Scope 3 restano un punto cieco per le compagnie. Più della metà, infatti, non considera nei suoi piani per la neutralità climatica anche le emissioni che vengono prodotte lungo l’intera catena del valore.