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L’etichetta deve raccontare gli alimenti

L’etichetta è l’abito con cui un alimento si presenta ai consumatori. Ma l’estetica non basta, le scelte salutari sono determinate da informazioni trasparenti ed efficaci

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via depositphotos.com

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – L’etichetta è l’abito con cui un alimento si presenta ai consumatori. Un’etichetta esteticamente accattivante è piacevole da vedere, ma è in base all’informazione trasparente ed efficace sui ai valori nutrizionali che i consumatori possono fare scelte salutari. La strategia europea Farm to Fork ritiene che un’alimentazione sana sia alla base della trasformazione del sistema alimentare verso una maggiore sostenibilità, ma le etichette aiutano davvero a intraprendere questo percorso, così importante per la salute delle persone e del Pianeta? 

Le informazioni fuorvianti

Le informazioni nutrizionali di un’etichetta possono essere fuorvianti. Prendiamo l’esempio della farina integrale. Come spiega BEUC (l’Organizzazione europea dei consumatori), alcuni Paesi hanno fissato il 100% di farina integrale per il pane, ma non per i cereali o i biscotti, così il consumatore è indotto a pensare che anche questi contengano solo farina integrale anche quando non lo è. Un altro esempio è la dichiarazione dei valori nutrizionali in etichetta: è obbligatorio indicare grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine ​​e sale ma non amido, fibre, vitamine e minerali, la cui dichiarazione è volontaria. Ma il consumatore non lo sa. È importante anche il posizionamento dell’etichetta, che varia nei diversi Paesi: quando è apposta sul retro della confezione e in caratteri pressoché illeggibili il consumatore non la guarda nemmeno. Tuttavia sembra che l’etichetta frontale abbia prodotto finora scarsi risultati sulla salute dei consumatori, influenzati piuttosto da abili campagne di marketing che orientano le scelte d’acquisto.

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Se non legge l’etichetta, il consumatore può essere fuorviato da un pacchetto verde, da termini come “artigianale”, “naturale”, “tradizionale”, “fatto in casa” che lo portano a fare scelte emotive e non ragionate. Tuttavia se manca l’intenzione di mangiare in modo più sano le persone non si accorgono delle etichette; non basta disciplinare il sistema di etichettatura, serve una campagna di educazione alimentare fin dai primi anni di scuola per creare la motivazione a mangiare in modo sano che poi orienterà le scelte del consumatore. 

Regole chiare per consumatori responsabili

Una regolamentazione comune per le etichette degli alimenti è auspicabile per trasmettere ai consumatori informazioni chiare e trasparenti: un fatto da considerare, dato l’aumento di prodotti di provenienza internazionale sugli scaffali. Tuttavia nell’Unione Europea è ancora in corso il dibattito sul tipo di etichetta da adottare perché si rischia di dare il via libera a cibi non salutari (come prodotti molto trasformati e ricchi di conservanti, merendine, bibite zuccherate o con dolcificanti artificiali) mostrando come pericolosi alimenti che non lo sono (olio extravergine d’oliva, Parmigiano Reggiano, prosciutto di Parma). 

Ancora una volta la tecnologia può essere d’aiuto, anche se solo per i consumatori più smart: il QR Code che aiuta a seguire la tracciabilità e la trasparenza degli alimenti potrebbe recare anche informazioni sui valori nutrizionali e consigliare i prodotti più sani.

Fermo restando che sono indispensabili regole chiare e l’educazione del consumatore, all’etichetta spetta un ruolo potenzialmente cruciale nell’attuare l’auspicata trasformazione del sistema alimentare.