Una ricerca dell’università finlandese di Aalto prevede che in uno scenario di emissioni business as usual circa il 30% della produzione cerealicola del pianeta sarà a rischio entro la fine del secolo
Lo studio sull’impatto del riscaldamento globale sul sistema alimentare globale
(Rinnovabili.it) – La produzione mondiale di cereali non può reggere in uno scenario di emissioni business as usual. Se continuiamo a immettere in atmosfera gas serra al ritmo di oggi, entro la fine del secolo la temperatura sarà aumentata di 3,7°C e l’area dove questi alimenti alla base del sistema alimentare globale possono crescere in sicurezza si ridurrà drasticamente.
Lo rivela una ricerca dell’università finlandese di Aalto, appena pubblicata sulla rivista One Earth. Alla base della previsione, il concetto di “spazio climatico sicuro”: un’areale al cui interno la produzione cerealicola non è in pericolo, definito da una gamma di valori di precipitazioni, temperatura e aridità.
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Ad oggi, circa il 95% dei cereali vengono coltivati in aree che rientrano in questa definizione. Con un aumento della temperatura come quello previsto dai modelli climatici più accreditati nell’ipotesi che le emissioni attuali continuino per il resto del secolo, questo spazio climatico sicuro si ridurrebbe di un terzo. A essere più colpite sarebbero le regioni dell’Asia del sud (tra cui l’intera India) e del sud-est, la fascia saheliana in Africa (Sudan incluso) e buona parte del Brasile centro meridionale. Anche l’Italia sarebbe lambita da questo cambiamento, in particolare in alcune aree della Sicilia, della Sardegna e della Puglia.
Per Matti Kummu, professore associato dell’Università di Aalto e primo autore dell’articolo, “un terzo della produzione alimentare globale sarà a rischio. Dovremmo essere preoccupati, poiché lo spazio sicuro per il clima è piuttosto stretto. Ma ci sono misure che possiamo adottare per ridurre le emissioni di gas serra. E dovremmo responsabilizzare le persone e le società nelle zone pericolose, per ridurre l’impatto e aumentare la loro resilienza e capacità di adattamento”.
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Lo studio presenta anche le proiezioni per altri scenari climatici. In particolare, se contenessimo la temperatura entro i limiti di 1,5 – 2°C pattuiti con l’accordo sul clima di Parigi, il sistema alimentare globale sarebbe esposto solo per il 5-8% verso la fine del secolo.