La proposta d'aggiornamento del normativa sulle infrastrutture energetiche trasfrontaliere è in mano ai legislatori europei. Ma Germania, Spagna, Svezia e altri 8 Stati Membri ci tengono a condividere pubblicamente la loro posizione
Presa di posizione sul nuovo regolamento TEN-E
(Rinnovabili.it) – Via le fonti fossili dal regolamento TEN-E. Basta finanziamenti ai gasdotti in qualità di “progetti di interesse comune”. Questo quanto chiedono oggi 11 Paesi Europei in una dichiarazione congiunta. Austria, Belgio, Germania, Danimarca, Estonia, Irlanda, Lussemburgo, Lettonia, Paesi Bassi, Spagna e Svezia hanno deciso di far fronte comune su una delle questione energetiche clou in mano ai legislatori europei. Parliamo del nuovo regolamento sulle infrastrutture energetiche transeuropee (TEN-E).
Si tratta di un provvedimento, nato nel 2013, al fine di stabilire gli orientamenti per “lo sviluppo tempestivo e l’interoperabilità delle aree e dei corridoi prioritari dell’infrastruttura energetica transeuropea”. Da oltre 8 anni fornisce le norme per la ripartizione di costi e incentivi dei cosiddetti “progetti di interesse comune” (PIC). Determinandone anche le condizioni di ammissibilità ai finanziamenti UE.
A dicembre 2020, la Commissione europea ha pubblicato una proposta di aggiornamento per allineare il regolamento alle istanze del Green Deal europeo. Il testo, oggi in mano a Parlamento e Consiglio dell’UE, introduce criteri vincolanti di sostenibilità per le nuove opere finanziate; e l’obbligo di rispettare il principio del “non nuocere” per tutti i nuovi progetti infrastrutturali. In altre parole esclude dai benefici del Regolamento TEN-E l’infrastruttura transfrontaliera del gas naturale.
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Tuttavia, tra proposta dell’esecutivo e accordo finale dei legislatori europei, le cose potrebbero cambiare. Ecco perché gli undici Paesi – pur avendo un peso nelle decisioni del Consiglio – hanno presentato una dichiarazione “pro decarbonizzazione”. I firmatari hanno sottolineato come la revisione del regolamento TEN-E dovrebbe escludere il finanziamento di infrastrutture legati ai combustibili fossili, che bloccherebbero la transizione ecologica dell’Europa. Al contrario le nuove norme dovrebbero contribuire allo sviluppo del quadro per “un percorso praticabile lontano dalla dipendenza dai combustibili fossili”.