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Quella crisi che avvicina l’Italia a Kyoto

La congiuntura economica fa calare i consumi energetici, comportando una modesta riduzione anche nelle emissioni dei gas serra; nel Belpaese ciò si potrebbe tradurre in un 5% in meno della CO2 atmosferica a fine 2009

(Rinnovabili.it) – La crisi economica finanziaria non si sta facendo sentire solo a livello del Pil mondiale, ma anche sulle emissioni di gas serra producendo lo stesso effetto “ribasso”. I dati rilasciati dall’International Energy Agency (IEA) nel rapporto “The Impact of the Financial and Economic Crisis on Global Energy Investment” hanno messo in evidenza come nei primi mesi del 2009 i consumi energetici globali abbiano imboccato un trend in discesa che porterà, prevedibilmente, a chiudere l’anno con una diminuzione del 3,5% dell’energia utilizzata. Ovvia la diretta conseguenza sulle emissioni climalteranti, essendone il settore energetico responsabile per oltre la metà. E se a livello globale il 2009 potrebbe segnare un meno 6% della CO2 emessa, anche per l’Italia la congiuntura economica potrebbe determinare delle ricadute positive sull’ambiente. Secondo una ricerca condotta da Eco-Way, società italiana di consulenza nel settore climate change, sulle emissioni di anidride carbonica prodotte dai consumi di energia dalle aziende italiane sottoposte a Kyoto (su dati della Comunità Europea), lo scorso anno sarebbero state oltre 5,7 milioni le tonnellate di CO2 risparmiate (- 2,6%). Una tendenza che se proseguirà determinerebbe nel nostro Paese a fine anno un calo complessivo delle emissioni liberate nell’aria pari al 5% rispetto all’anno precedente.
Già secondo quanto reso noto da Terna, nel primo quadrimestre del 2009 si è stimato un calo complessivo del 12,4% della richiesta di energia elettrica (23,8 miliardi di kWh) rispetto allo stesso periodo del 2008, con una diminuzione del fabbisogno energetico (103.752 GWh) del 9%. La domanda – fa notare Ecoway – è differenziata sul territorio nazionale, ma ovunque negativa: -15,8% al Nord, -10,7% al Centro e -6,5% al Sud.

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