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Tar Lecce su ex Ilva, Emiliano: “Spero in immediata convocazione di Draghi”

Per il presidente regionale "si tratta di una sentenza immediatamente esecutiva che determina effetti assolutamente positivi sulla salute dei tarantini e sulla sicurezza del lavoro"

credits: Regione Puglia

Il 13 febbraio la sentenza del Tar sull’ex Ilva

“Io e il sindaco Melucci speriamo in una immediata convocazione da parte del presidente del Consiglio Draghi per informarlo. Immaginiamo che sia necessario riepilogare tutti i dettagli di questa lunghissima vicenda che non può essere riportata indietro attraverso escamotage tecnico-giuridici, attraverso decreti incostituzionali, o attraverso forzature di atti giudiziari che non sono più tollerabili dal punto di vista giuridico e del rispetto della salute dei nostri concittadini”.

Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, commentando in conferenza stampa col sindaco di Taranto Rinaldo Melucci la sentenza del Tar di Lecce che, esprimendosi sull’ordinanza del Comune di Taranto sulle emissioni inquinanti dell’ex Ilva, ha stabilito che in 60 giorni gli impianti siderurgici siano spenti.

“La sentenza – ha continuato Emiliano – è scritta in modo semplice e quindi comprensibile da chiunque. È il caso di parlarne sugli organi di stampa nel dettaglio. Perché non vorrei che qualcuno voglia far passare la notizia di oggi come un giudizio interlocutorio. Si tratta di una sentenza immediatamente esecutiva che determina effetti assolutamente positivi sulla salute dei tarantini e sulla sicurezza del lavoro. Quindi non mi si venga a dire che è necessario bloccarne gli effetti perché l’interesse prevalente è quello del funzionamento della fabbrica su quello della salute e della sicurezza del lavoro, perché sarebbe una tesi che non sta né in cielo né in terra dal punto di vista del rispetto della Costituzione. Quindi tutti vicini e solidali ai nostri difensori visto che Arcelor Mittal ha già annunciato che vuole ricorrere al Consiglio di Stato. Speriamo che a Roma tutta questa speranza che il Tar di Lecce ha sollevato non si perda in una ennesima delusione di tutta la comunità nei confronti dello stato di diritto”.

“Ho da chiarire solo alcuni punti per dovere di informazione – ha esordito Emiliano in conferenza stampa – ho immediatamente informato, non avendo i numeri di telefono di tutti, il ministro Franceschini, il ministro Speranza, il ministro Guerini, il ministro Orlando, il ministro Roberto Cingolani, Roberto Garofoli, Roberto Gualtieri e il ministro Patuanelli, che peraltro pur essendo passato all’agricoltura ha seguito questa vicenda fino ad oggi.

Mi auguro che attraverso Roberto Garofoli ci sia immediatamente una comunicazione da parte del Presidente del Consiglio Draghi sulla sua intenzione, ove intendesse mantenere fede a quanto si era impegnato a fare il suo predecessore, alla partecipazione alla conferenza dei servizi per l’accordo di programma, che ovviamente, per cortesia istituzionale, noi fisseremo concordando la data, se riterrà di intervenire, con lo stesso presidente Draghi.

Mi auguro che non si chieda al Consiglio di Stato di togliere le castagne dal fuoco a tutti, come ha già dovuto fare la corte costituzionale per la vicenda Taranto.

Questa storia è arrivata al termine, non c’è più nulla di giuridicamente presentabile, che possa essere accettato. Non si può immaginare di sospendere il diritto in Italia perché c’è una totale incapacità di gestione di un impianto industriale. Impianto che peraltro non ha nulla di particolarmente complesso dal punto di vista tecnologico, nel senso che c’è stato tutto il tempo per mettere mani su Afo2. C’è stata da parte del custode, l’ingegnere Valenzano, una chiarezza che il comune di Taranto e l’ARPA Puglia hanno utilizzato nel loro ricorso. C’è chiaramente una impresentabilità ambientale dell’impianto, e devo dire anche una impresentabilità ai fini dell’osservanza delle norme sulla sicurezza del lavoro, che è un’aggravante molto rilevante di tutta questa vicenda, perché si sommano reati di disastro ambientale a quelli connessi alla sicurezza del lavoro, che fino ad oggi non sono stati adeguatamente perseguiti a seguito di una serie di acrobazie giuridiche, che sono state fatte negli ultimi anni e che ancora non hanno mollato la presa attorno ai polmoni, al cuore, al cervello della città di Taranto.

Taranto, come ha detto il sindaco, da oggi grazie al TAR di Lecce, torna ad essere una città uguale a tutte le altre città italiane ed europee”.

“Mi auguro inoltre – ha aggiunto Emiliano – che il ministro Orlando intervenga immediatamente sulla introduzione delle norme che consentano le integrazioni salariali degli operai in amministrazione speciale.

Questo perché è evidente che il ricatto occupazionale va fatto cessare, va spiegato a tutti i dipendenti della fabbrica che non possono essere ricattati nella loro esistenza da chi invece pretende che quella fabbrica continui a funzionare con tecnologie non solo obsolete, ma pericolose per la salute.

Il caso vuole che tutta questa vicenda sia contemporanea alla requisitoria del pubblico ministero nel processo in corso davanti alla Corte di Assise di Taranto, del quale non parla nessuno.

Mi auguro che questo nuovo Governo sia messo alla prova immediatamente nella sua trasparenza, nella sua volontà di transizione energetica ed ambientale. Per questo ho informato anche il ministro Cingolani. È un ministro pugliese d’adozione, pur essendo nato in altra regione, ma è pugliese di formazione. Ha una concezione dell’innovazione che deve costringere il Governo ad accettare la sfida che l’Unione Europea ci ha lanciato attraverso importantissimi finanziamenti che sono concepibili non installando un paio di forni elettrici, come era stato previsto dal Governo precedente, ma attraverso una coraggiosa e totale decarbonizzazione degli impianti, ammesso che qualcuno voglia ancora tenere aperta questa fabbrica. L’alternativa alla totale decarbonizzazione è la chiusura, non ci sono altre strade. Bisognerà trovare altre opzioni visto che già oggi la quasi totalità degli occupati dell’ex Ilva viene sostenuta con soldi pubblici. È evidente che se avessimo impiegato tutti gli anni in cui abbiamo sostenuto l’occupazione con soldi pubblici per cercare soluzioni diverse per l’economia tarantina, pugliese e italiana, probabilmente ne saremmo già venuti fuori”.

“Questo Governo – ha concluso Emiliano rispondendo alle domande dei giornalisti – è nato sulla base di un accordo politico, tra Partito Democratico, LeU, Movimento 5 Stelle, Lega e Forza Italia, basato essenzialmente sulla transizione energetica e quindi sulla decarbonizzazione. Se questa cosa è vera e non è una presa in giro, è evidente che la vicenda ex Ilva è il test più rilevante che si possa fare, di questo Governo, della sua buona fede, della sua volontà di fare ciò che dice. Io, come sempre, sono fiducioso, pronto a collaborare col Governo, come ho sempre fatto con tutti i Governi, salvo rendermi conto in qualche caso di incapacità o malafede. Mi auguro per il bene dell’Italia, della Puglia e di Taranto di non dover registrare in questo caso né incapacità né malafede”.