Parte dall’École Polytechnique la protesta degli studenti degli atenei d’élite francesi in difesa dell’ambiente. Per la prima volta rifiutano di lavorare in aziende ambitissime di cui però non condividono i principi
di Isabella Ceccarini
(Rinnovabili.it) – L’École Polytechnique francese è una delle migliori scuole di ingegneria del mondo. Proprio da qui è partita una forte protesta degli studenti per la protezione dell’ambiente. Lo scorso anno il colosso petrolifero Total aveva annunciato che avrebbe avviato un centro di ricerca nel campus, ma la reazione degli studenti è stata immediata. Come scrive Constant Méheut sulle pagine del “New York Times”, alla base della protesta studentesca è l’idea che «in un momento in cui ingegneri e scienziati dovrebbero aprire la strada a un nuovo mondo sostenibile, il progetto ha dato un’influenza indebita a un’azienda che rimane un leader mondiale nei combustibili fossili». Gli studenti dichiarano di non voler essere influenzati negli studi e nelle scelte da chi ha una «visione parziale della transizione energetica» e di non avere intenzione di lavorare per aziende di cui non condividono i principi.
La risposta di Total ai ragazzi dell’École Polytechnique non si è fatta attendere: la compagnia petrolifera francese sostiene di puntare alla neutralità carbonica entro il 2050. Mettere un proprio centro di ricerca in un ateneo così prestigioso ha come unico obiettivo «accelerare l’innovazione e la ricerca sulle energie a basse emissioni di carbonio».
Mettere l’ambiente al centro dei programmi di studio
Gli studenti, non solo dell’École Polytehcnique, stanno facendo pressione sulle università perché il cambiamento climatico sia al centro dei programmi di studio; non approvano che siano ancora pochi gli atenei che istituiscono corsi sulle tematiche ambientali, e che soprattutto tali corsi siano facoltativi. Alcuni atenei hanno iniziato a rivedere i programmi, ma spesso gli studenti non ne condividono i contenuti, che ritengono inadeguati.
Il caso dell’École Polytechnique non è isolato. Quello che stupisce è che negli atenei d’élite – dove l’attivismo studentesco è sempre stato piuttosto scarso – studenti per i quali i principali obiettivi da raggiungere sono sempre stati il successo e una carriera brillante abbiano preso coscienza dei problemi ambientali con tale fermezza. Le Grandes Écoles sono tradizionalmente i centri di formazione dei grandi manager e degli alti dirigenti pubblici francesi: ora gli studenti mettono in discussione i principi stessi del profitto e del consumismo, si interrogano sull’impatto ambientale e sociale delle loro scelte, e ne fanno le spese anche altre multinazionali francesi come L’Oréal.
È ormai in atto una specie di braccio di ferro: da un lato le aziende che espongono i loro buoni propositi ma sono sconcertate dalla rigidità delle posizioni degli studenti che vorrebbero assumere, dall’altra gli allievi di atenei d’élite come l’École Polytechnique che per la prima volta rifiutano di lavorare in aziende ambitissime che però, a loro dire, stanno distruggendo il Pianeta. L’ambiente sta mobilitando moltitudini di ragazzi e sta diventando una questione così spinosa che il Presidente Macron ha deciso di indire un referendum per inserire la protezione ambientale tra i principi della Costituzione.
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