L’esecutivo è spaccato, alcuni ministri di peso spingono per anticipare di 5 anni. Ma anche per loro, l’alternativa al carbone è l’energia dall’atomo
Il governo ceco valuta il 2038 come data per il phase out del carbone
(Rinnovabili.it) – Il phase out del carbone deve avvenire “il prima possibile”. Parola di Jan Blatný, ministro della Salute della Repubblica Ceca, dove l’addio al carbone è un tema molto sensibile. Come in molti altri paesi dell’est Europa, anche a Praga l’idea di disfarsene in tempi brevi trova storicamente pochi sostenitori. Il salto da fare è grande: oggi, dal carbone il paese ricava il 40% della sua energia elettrica.
Blatný guida il fronte politico che sostiene un phase out del carbone anticipato. Tema che sta spaccando in due il governo. Insieme al ministro della Salute si schierano anche quello dell’Ambiente, Richard Brabec, e quello degli Esteri, Tomáš Petříček. A guidare la pattuglia dei conservatori, invece, il ministro dell’Industria e del Commercio Karel Havlíček.
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Nel giro di una settimana l’esecutivo ceco dovrà trovare la quadra. E’ in calendario l’incontro per fissare la data ufficiale del phase out del carbone. Il documento di partenza è la relazione tecnica della commissione speciale sul carbone. L’organismo, creato ad hoc, a dicembre ha dato il suo verdetto: chiudere le centrali a carbone entro il 2038, non più tardi. La stessa data fissata dalla Germania. Ma si tratta solo di un consiglio, perché sulla tempistica e sulle modalità esatte dovrà esserci il timbro del governo.
Ma tirare il freno a mano sul carbone, nei piani del fronte che vuole anticipare il phase out, con un’accelerazione sul nucleare. “Mi rendo conto che abbiamo bisogno di un’altra fonte di energia”, ragiona Blatný, e visto che il paese non avrebbe le condizioni di altri Stati nella regione per produrre una quota importante di energia da fonti rinnovabili, la conclusione è che “a mio avviso, l’alternativa è il nucleare”.
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Va detto che la commissione sul carbone non è esattamente un organismo neutrale. Tanto che il vice presidente e portavoce è lo stesso Havlíček. Ne fanno parte, oltre a esponenti del governo, le compagnie minerarie, le utilities e alcune Ong ecologiste. Data la composizione sbilanciata, non stupisce che le raccomandazioni finali siano un compromesso molto favorevole all’industria. Infatti, il 2038 è la data già prevista di fine esercizio per molte delle centrali a carbone del paese.