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Le ‘best practies’ dell’elettronica verde

In seguito ad un rapporto scientifico , che condanna alcuni composti contenuti nelle apparecchiature elettroniche, sette note società concordi nel modificare i composti chimici dei loro prodotti.

(Rinnovabili.it) – Diversi studi hanno messo in relazione lo smaltimento di apparecchi elettronici come ad esempio cellulari, I-Phone e I-Pod, con la formazione, nella loro fase di fusione e combustione, di pericolosi composti diossinici, gas cancerogeni e altamente tossici per la salute umana anche quando presenti in piccole concentrazioni.
La causa di ciò sarebbe da ricercare nella presenza di alcuni composti del bromo e del cloro nella plastica di questi prodotti, detti ritardanti di fiamma, come i bromurati (BFR) e il cloruro di polivinile (PVC), impiegati in grandi volumi.
Apple (USA), Sony Ericsson (UK), Seagate (US), DSM Engineering Plastics (Paesi Bassi), Nan Ya (Taiwan), Indio (US) e Silicon Storage Technology, Inc. (USA), sono le sette compagnie elettroniche che, attraverso l’eliminazione dei suddetti componenti chimici, hanno voluto prendere una posizione definita contro il pericolo ambientale ed umano ad essi connesso, fungendo anche da “guida per quelle aziende che devono ancora attuare e adeguarsi a questa nuova trasformazione nei componenti dei loro materiali”, come sostenuto da Nardono Nimpuno, Senior Policy Advisor della ChemSec.
ChemSec e Clean Production Action sono le due organizzazioni ambientali che hanno osservato da vicino l’obiettivo ambizioso di tali società, e che hanno ampiamente sostenuto, nel loro percorso di “rivoluzione” dell’hi-tech. “La riduzione di bromo e cloro – ha proseguito Nimpuno- è una dimostrazione critica di leadership ambientale e di riduzione dell’uso dei componenti tossici all’interno del più ampio obiettivo di sostenibilità e di un miglioramento dell’impatto del ciclo di vita dei prodotti”.
Partendo dal gruppo che si è adoperato nel limitare l’uso di alcuni, o quasi tutti, composti del bromo e del cloro nelle linee delle merci, a chi ha stabilito inventari chimici completi di ciascun prodotto, oppure chi ha messo a disposizione un portafoglio completo delle sostanze costituenti alternative, sperimentate grazie alle tecnologie dell’ingegneria plastica, ognuna delle sette società, ha concretizzato qualcosa di significativo per andare incontro sia ad una maggiore chiarezza informativa per i clienti, che ad una migliore sicurezza per la tutela ambientale.

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