La speciale imbarcazione ha concluso con successo la traversata dell’Atlantico e oggi è pronta a proseguire la sua missione: circumnavigare il globo per dimostrare l’efficienza delle nuove tecnologie verdi
Energy Observer, un successo nonostante la pandemia
(Rinnovabili.it) – Da qualche parte nel mare dei Caraibi, una piccola imbarcazione coperta da pannelli solari sta realizzando qualcosa di straordinario. Sta producendo l’idrogeno che serve alla sua alimentazione direttamente dall’acqua di mare. Parliamo di Energy Observer (https://www.energy-observer.org), lo speciale battello-laboratorio che ha da poco concluso una delle tappe più importanti della sua “Odissea 2020”: attraversare l’Oceano Atlantico sfruttano solo risorse naturale, quali sole, vento e acqua.
La missione è stata portata a casa con successo dopo 34 giorni di navigazione. Ben 9.000 km percorsi da Energy Observer in completa autonomia e senza alcuna possibilità di soste tecniche a causa della pandemia in corso. La crisi del Covid-19 ha, infatti, scosso l’intero programma 2020, che inizialmente avrebbe dovuto portare la nave in Giappone per le Olimpiadi di Tokyo e quindi in California. Oggi l’imbarcazione naviga ancora nelle acque caraibiche in attesa di riprendere l’ultima grande missione: 4 anni di circumnavigazione del globo.
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Tecnologia d’avanguardia e un cuore verde per Energy Observer
Il progetto Energy Observer è nato nel 2013 dall’impegno di Victorien Erussard, un esperto marinaio, che ha avviato due anni più tardi una collaborazione con l’esploratore Jérôme Delafosse. I due partner hanno raccolto attorno a loro un team di skipper, marinai professionisti, ingegneri e giornalisti per creare la prima nave autosufficiente in grado di attingere la sua energia esclusivamente dalla natura. Oggi il battello rappresenta un vero e proprio laboratorio per la transizione ecologica, progettato per spostare in avanti i limiti delle tecnologie a emissioni zero.
Nel dettaglio, Energy Observer utilizza diverse soluzioni all’avanguardia per soddisfare il proprio fabbisogno. Durante il giorno, 200 metri quadrati di pannelli solari caricano le batterie di bordo. Qualsiasi surplus energetico (rispetto la capacità delle batterie) viene immagazzinato sotto forma di idrogeno, grazie a uno speciale sistema a fuel cell reversibile, il Rex H2 di Toyota. Questo dispositivo è in grado di prelevare l’acqua marina, rimuove il sale e quindi rompere le molecole d’acqua in idrogeno e ossigeno grazie all’elettricità.
Oggi i 63 kg di idrogeno immagazzinati a bordo forniscono un quantitativo di energia più che sufficiente alle esigenze della barca solare. E soprattutto hanno permesso di alleggerire il battello sul fronte dello storage. Se Energy Observer dovesse immagazzinare la sua energia usando esclusivamente batterie tradizionali, peserebbe il doppio. Una scelta premiante che ha richiesto una buona dose di ottimismo. Fino a ieri, infatti, nessuna cella a combustibile, indipendentemente dalle sue dimensioni o potenza, aveva mai attraversato un oceano in un solo viaggio, senza possibilità di essere rifornita, mantenuta o riparata.