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UE: trovato l’accordo sul Recovery Fund. Ma a spese del clima?

I 27 leader europei trovano finalmente un accordo sul fondo di recupero dal coronavirus. Ma attraverso un sacrificio d'eccellezza, quello del Just Transition Fund.

L’accordo sul Recovey Fund è stato trovato grazie a sostanziali tagli ai programmi climatici europei

(Rinnovabili.it) – Durante le negoziazioni tra i leader dell’Unione Europea sui piani per la ripresa post-covid, il presidente del Consiglio dell’UE, Charles Michel, ha presentato una proposta ai 27 Stati membri che ha permesso loro di trovare un comune accordo sul Recovery Fund. Ma lo ha fatto ritoccando uno degli strumenti chiave del Green Deal Europeo.

La proposta del presidente Michel vedrebbe crescere la percentuale del bilancio settennale 2021-27 dedicata agli obiettivi climatici dal 25% al 30%. Al tempo stesso, manterrebbe invariate le risorse del fondo di recupero da 750 miliardi di euro, le cui spese dovranno rispettare il principio del “non nuocere” così da permettere all’UE di allinearsi ai principi dell’Accordo di Parigi.

Tuttavia, l’accordo sul Recovery Fund ha previsto un sacrificio: la riduzione delle dimensioni del Just Transition Fund, il principale strumento individuato dalla Commissione Europea per supportare la decarbonizzazione dell’euroblocco e, soprattutto, permettere alle cosiddette regioni carbonifere come Germania e Polonia di abbandonare l’uso di combustibili fossili.

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Seguendo la proposta del presidente del Consiglio dell’Unione Europea, il Just Transition Fund riceverà un totale di 17,5 miliardi di euro provenienti dal fondo di recupero e dal bilancio dell’UE, in calo rispetto ai precedenti 37,5 miliardi individuati nella proposta iniziale avanzata dall’esecutivo europeo.

Per accedere al denaro, gli Stati membri dovranno impegnarsi a raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Tale clausola è rivolta soprattutto alla Polonia, che a dicembre dello scorso anno si era tirata fuori dall’accordo pur essendo il paese che avrebbe ricevuto la fetta più grande del fondo di transizione, pari a 2 miliardi di euro.

Ma la proposta di Michel non riguarda solo i tagli al Just Transition Fund. Anche InvestEU, un fondo per sostenere le piccole e medie imprese nel raggiungimento degli obiettivi climatici, subirà dei tagli sostanziali, con una dotazione inferiore a 4 miliardi di euro, in calo rispetto agli oltre 31 miliardi previsti in precedenza.

Secondo gli osservatori, dunque, la “partita climatica” si giocherà tutta sulle condizioni “verdi” al Recovery Fund, da cui dipenderanno le garanzie per fare in modo che le risorse finanziarie siano investite per tecnologie verdi e non per l’industria fossile. Tuttavia, nonostante la spesa per il clima prevista in bilancio sia aumentata del 5%, alcuni ritengono che continui a non essere all’altezza del 40% necessario per raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE.

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Secondo Andrea Graf, esperto di politica energetica europea presso il think tank Agora Energiewende, qualsiasi percentuale al di sotto del 40 “comporterà un onere notevolmente più elevato per i bilanci nazionali e ulteriori misure di riforma della regolamentazione per colmare il conseguente divario di investimenti”.

L’accordo sul Recovery Fund, pur vedendo invariata la somma di 750 miliardi di euro, ribilancia il rapporto tra sovvenzioni e debiti, con 360 miliardi di euro in prestiti e 390 miliardi di euro in sovvenzioni. Date le condizioni iniziali e, soprattutto, le posizioni apertamente critiche dei cosiddetti paesi frugali (Olanda in testa), Michel ha dichiarato che l’accordo “è un buon affare, l’affare giusto per gli europei adesso. Credo che questo sarà un momento cruciale nel viaggio dell’Europa”.

Alle parole di Michel hanno fatto eco quelle del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, secondo cui l’accordo sul Recovery Fund “oltre a segnare una svolta nel rapporto tra i Paesi europei, è per il nostro Paese un risultato storico. Abbiamo adesso una enorme opportunità e responsabilità”, ha sottolineato il ministro, “quella di traghettare l’Italia verso una ripresa economica più sostenibile e inclusiva.

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