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Contaminazione nucleare: fallout radioattivi nei suoli d’Europa

Analizzando oltre 160 campioni di suolo, un consorzio internazionale di ricercatori ha creato una nuova mappa delle concentrazioni di plutonio e cesio radioattivo nei suoli in Svizzera, Italia, Francia, Germania e Belgio

fallout radioattivi
Foto di lenzius da Pixabay

Rintracciate le fonti dei fallout radioattivi tra il 1960 e il 2009

(Rinnovabili.it) – In Europa, la distribuzione spaziale dei fallout radioattivi (ricadute radioattive) nel suolo è molto più eterogenea di quanto si pensasse. A sostenerlo è un team di ricercatori internazionali coordinati dall’Università di Basilea, nel nuovo studio “Plutonium aided reconstruction of caesium atmospheric fallout in European topsoils”.

La ricerca pubblicata in questi giorni su Scientific Reports, ha creato una mappa delle concentrazioni di plutonio e cesio radioattivo nel terreno di Svizzera, Italia, Germania, Francia e Belgio, rintracciando le fonti del materiale nucleare dal 1960 al 2009.

Questa ricostruzione ha una particolare importanza soprattutto guardando al futuro. Negli anni passati, i test globali sulle armi nucleari e l’incidente di Chernobyl hanno rilasciato nell’ambiente grandi quantità di radionuclidi. Tuttavia, ad oggi, i modelli spaziali di queste fonti di fallout radioattivi sono ancora parecchio limitati. Comprendere l’entità di queste fonti è pertanto cruciale per stabilire una linea di base in caso di future ricadute di radionuclidi, ma il lavoro scientifico mira ad andare anche oltre. Le misurazioni degli isotopi di plutonio hanno anche permesso di stimare i tassi di erosione del suolo dagli anni ’60 al nuovo secolo in aree d’Europa dove si sono registrati grandi cambiamenti nel paesaggio.

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Per lo studio i ricercatori si sono avvalsi di 160 campioni di una banca europea di campionamento del suolo. Ogni esemplare è stato prelevato da ambienti sotterranei e rappresentativi della variabilità delle precipitazioni osservate nel Paesi presi in esame. Ciò ha permesso di rintracciare l’origine dei radionuclidi stessi, distinguendo tra quelli riconducibili ai test nucleari e a quelli rilasciati invece a seguito del meltdown della centrale ucraina. 

I radionuclidi di cesio e plutonio ( 137 Cs, 239 Pu, 240Pu) hanno lasciato, infatti, un’impronta specifica nel suolo europeo. Nei Paesi esaminati, il plutonio proveniva esclusivamente da test atomici. Al contrario il cesio era legatosia ai test che all’incidente di Chernobyl. Il rapporto tra cesio e plutonio differisce quindi a seconda della fonte del fallout radioattivo. “A differenza della mappa precedente, ora possiamo distinguere tra le fonti di precipitazione nucleare”, spiegano gli scienziati.

Lo studio conclude che il cesio dei test nucleari, essendo stati effettuati ad alta quota, circolasse nell’atmosfera prima di essere portato a terra dalle piogge in modo abbastanza omogeneo ma con quantità leggermente più elevate nella regioni più piovose. Queste includono il Massiccio Centrale, le Ardenne e la Bretagna. Al contrario, il cesio rilasciato durante l’incidente di Chernobyl non ha raggiunto tali altezze; è rimasto a livello troposferico. Le piogge occasionali di fine aprile / inizio maggio 1986 lo riportarono rapidamente a terra nelle aree in cui era circolato il fumo proveniente dall’Ucraina. La distribuzione spaziale delle precipitazioni radioattive è quindi molto più eterogenea, con concentrazioni localmente più elevate in Alsazia, in Franca Contea e ai piedi delle Alpi.

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