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Clima: Kevin Rudd uno dei tre negoziatori di Copenhagen

Il primo ministro australiano Kevin Rudd avrà il ruolo di spingere i 'grandi del clima' verso l'adozione di progetti concreti che puntino alla riduzione delle emissioni dannose

(Rinnovabili.it) – Il premier australiano Kevin Rudd è entrato a far parte della ristretta cerchia dei negoziatori incaricati di convincere i leader mondiali a prendere decisioni a concrete al summit di Copenhagen.
Oltre a Rudd ricopriranno questo ruolo fondamentale Ban Ki Moon, segretario generale dell’Onu e Felipe Calderon, presidente messicano.
“I leader nominati dal primo ministro Rasmussen condurranno regolari discussioni fino a Copenaghen, incentrate sulla realizzazione di azioni efficaci in materia di cambiamento climatico”, ha dichiarato un portavoce dello stesso primo ministro.
Nonostante l’incontro sul Clima si presenti irto di difficoltà il premier ha dichiarato di essere felice per la nomina ricevuta dal collega danese Lars Rasmussen, anche se il proprio Paese è al momento in una situazione di stallo: il Parlamento sta lavorando per l’approvazione dello schema per la riduzione dei gas serra, fortemente contestato dai conservatori australiani, dichiarandosi disponibile a dare priorità politica al pacchetto sulle emissioni che verrà votato nel mese di novembre.
Eppure a livello dell’opinione pubblica nazionale la questione “Global Warming” non sembra più così pressante.
“Il cambiamento climatico continua a scendere nella classifica delle preoccupazioni degli australiani”, riporta la quinta edizione annuale di “Australia and the World”, un’indagine dell’ “Istituto Lowi per la Politica Internazionale”:https://www.lowyinstitute.org/, con sede a Sidney. “Nel 2007 gli australiani avevano eletto il cambiamento climatico come il più importante obiettivo della politica estera. Quest’anno è al settimo posto su 10, ed è sceso 10 punti dall’anno scorso e 19 punti dal 2007”.
Nelle strategie politiche di Rudd c’è per ora la promessa di ridurre le emissioni climalteranti fino al 25 per cento, a patto che gli altri paesi si impegnino ad adottare forti misure corrispettive.
Un traguardo comunque non semplicissimo per una nazione attualmente tra i maggiori inquinatori che deve al carbone la produzione di circa l’80% dell’energia elettrica generata nel Paese.

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