Il Marine Rescue Service afferma di esser riuscito a ripulire buona parte dello sversamento da carburanti e lubrificanti nel fiume Ambarnaya. Ma per bonificare realmente l’ecosistema ci vorranno anni
Il Ministro delle risorse naturali russo mette in guardia: il disastro ecologico di Norilsk potrebbe non essere l’ultimo
(Rinnovabili.it) – Sembra che la Russia sia già riuscita a ripulire le acque superficiali del fiume Ambarnaya dalla maggior parte dei carburanti fuoriusciti del serbatoio della Norilsk Nickel, una delle più grandi compagnie metallurgiche nazionali.
La notizia arriva dal Marine Rescue Service secondo cui la “fase attiva di raccolta dei prodotti petroliferi” è stata completata e ora l’intenzione del governo è quella di revocare a breve lo stato di emergenza nazionale. In realtà il problema ha dimensioni ben più ampie e gli esperti sono convinti che il totale risanamento dell’area dalle oltre 21.000 tonnellate di diesel e lubrificanti disperse, richiederà anni. Un disastro ecologico talmente grave da esser già stato equiparato all’incidente del 1989 che coinvolse la superpetroliera Exxon Valdez con una dispersione, al largo delle coste dell’Alaska, di 40,9 milioni di litri di petrolio.
Le operazioni di ripulitura hanno richiesto l’installazione di una diga galleggiante per impedire agli inquinanti di raggiungere il Lago Pjasino, situato a nord della città di Norilsk. La zona – va ricordato – è una delle più inquinate del mondo e il lago è già un ecosistema compromesso, quasi completamente privo di vita animale a causa del continuo scarico di rifiuti tossici nei fiumi che vi si immettono da parte della Norilsk Nickel.
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In ogni caso la diga non è stata sufficiente e così più di 700 operatori sono stati coinvolti nella bonifica del fiume Ambarnaya. Secondo i dati pubblicati dal Ministero delle situazioni di emergenza russo, sono stati rimossi circa 31.000 metri cubi di acqua inquinata, evitando in tal modo di aggravare il disastro ecologico. Il Ministro delle risorse naturali Dmitry Kobylkin ha dichiarato che, se lubrificanti e gasolio si fossero diffusi in altri corsi d’acqua, “il già fragile ecosistema sarebbe andato completamente distrutto”. Ora, anche con l’uso di materiali assorbenti che rendono possibile rimuovere gli inquinanti dalle rive e i residui oleosi dalla superficie dell’acqua, continuano i lavori per la bonifica dei fiumi più piccoli.
Kobylkin ha messo però in guardia: le compagnie minerarie della zona ignorano da tempo gli avvertimenti ufficiali e le loro “infrastrutture, costruite 30 o 40 anni fa, hanno tutte le carte in regola per il ripetersi di questo disastro”. I costi della bonifica, stimati inoltre 140 milioni di dollari, dovrebbero essere pagati dal presidente di Norilsk Nickel, Vladimir Potanin, ma per Kobylkin il prezzo reale “non è misurabile in denaro”.
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